di Enrico Malgi
Aveva tanta voglia di vivere, di fare e di stupire il mondo Emanuele Guardascione, ma purtroppo un destino crudele gli ha spezzato le giovani ali quando aveva appena 31 anni nel pieno rigoglìo della sua crescita personale e professionale. Nella sua breve esistenza Emanuele aveva programmato, progettato e gettato le basi per costruirsi un felice avvenire, dopo aver conseguito la laurea in Scienze Agrarie all’Università di Portici. E’ stato prima Presidente della Coldiretti di Napoli e poi ha collaborato con Piepaolo Sirch presso i Feudi di San Gregorio. Galeotto poi fu il determinante incontro con i fratelli Paola e Bruno De Conciliis, con cui ha condiviso affettuosamente una vera amicizia e cementato esperienze di vita e di lavoro, formandosi e perfezionandosi presso una così grande scuola.
Prima ancora di laurearsi Emanuele aveva acquistato nel 2009 16 ettari di terreno in località Torelle nel comune di Sessa Aurunca ai piedi del vulcano spento di Roccamonfina, perché il suo sogno era quello di diventare un bravo viticoltore innanzi tutto e poi prestare la sua opera come consulente presso aziende campane. Nel 2014 ha fatto la sua prima vendemmia quando aveva appena 29 anni e subito dopo però malauguratamente si è ammalato. Nonostante il calvario passato tra cure debilitanti, andirivieni in vari ospedali e fugaci apparizioni in vigna, l’anno successivo Emanuele fece appena in tempo a portare a termine la sua seconda ed ultima vendemmia, prima di consegnare la sua anima a Dio.
Per non disperdere un così importante patrimonio, prima di valore umano e poi di risorse, la sorella Giuliana ha ereditato la proprietà dal fratello, da cui ha appreso le prime nozioni agronomiche. Per sua fortuna in quel tragico momento le sono stati accanto Paolo e Bruno De Conciliis che l’hanno seguita, incoraggiata, guidata ed indirizzata per la giusta via. Dalla vendemmia 2018 poi è subentrato come consulente enologico Gennaro Reale, il quale ha confermato la proposta di quattro etichette di vino, che in questi giorni ho avuto l’occasione di assaggiare.
Falanghina Roccamonfina Igp 2018. Falanghina in purezza, lavorata per quattro mesi in acciaio e poi elevata in vetro per un mese. Tasso alcolico di tredici gradi. Prezzo in enoteca di 12,00 euro. Produzione di 4.000 bottiglie.
Tipico il colore giallo paglierino chiaro attraversato da lampi verdolini che si scorge nel bicchiere. Intrecci profumati di suadenze fruttate di banana, ananas, agrumi, pesca gialla, melone e mela assalgono voluttuosamente le disponibili narici. In appresso si materializzano anche gradevoli percezioni floreali, seguite da sottili frammenti speziati di chiodi di garofano. In sottofondo parvenze fumé. In bocca entra un sorso teso, polposo, sapido e minerale, che poi si dipana in uno slancio ritmico, dinamico, equilibrato, vellutato, elegante ed aggraziato. Chiusura limpida, pulita, carezzevole e sulfurea. Da provare su risotti, carne bianca e latticini.
Aglianico Rosato Roccamonfina Igp 2018. Soltanto Aglianico. Acciaio per cinque mesi ed un mese in boccia. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale di 12,00 euro. Appena 1.200 bottiglie prodotte.
Veste cromatica segnata da un giovane colore rosato limpido e labile. Ricamato da intensi e variegati profumi il delizioso bouquet che si propone al naso. In superficie risaltano subito echi di piccoli frutti del sottobosco, innestati su respiri floreali di rosa canina, violetta e glicine. Contaminazioni vegetali. Afflato sapido. In bocca movenze aggraziate di un sorso fresco, morbido, lineare, delicato e sospiroso. Eleganza tout court. Purezza di frutto maturo. Fraseggio finale godurioso e appagante. Su una bella zuppa di pesce e tagliere di salumi.
Aglianico Roccamonfina Igp 2017. Aglianico al 100%, lavorato in acciaio, maturato in barriques di rovere di secondo passaggio e poi elevato in vetro. Gradazione alcolica di quattordici e mezzo. Prezzo in enoteca di 12,00 euro. Bottiglie prodotte 4.000 unità.
Bicchiere tinto da un colore rosso rubino con effetto purpureo ai lati. Timbro olfattivo affastellato da credenziali di ottima caratura, che rimembrano in primis pregevoli profumi di piccole bacche del sottobosco, intrecciate a rigurgiti di ciliegia e di prugna. Espansivi i sospiri di violetta, rosa appassita, pepe nero, noce moscata e chiodi di garofano. Sentori terziari ad libitum di balsamo, cuoio, tabacco e cioccolato fondente. Timbro terroso e minerale. Sulla lingua plana un sorso focoso, poderoso, consistente, strutturato, corposo e materico, in parte bilanciato da connotazioni croccanti, taglienti e morbide. Retroaroma persistente. Migliorerà col tempo. Sulla classica cucina terragna del Casertano.
Falerno del Massico Rosso Doc 2014. Soltanto Aglianico, raccolto tardivamente a fine ottobre. Dopo la malolattica il vino è transitato in acciaio per due anni ed altrettanto in barriques di rovere francese nuove. Affinamento in bottiglia per cinque mesi. Tenore alcolico di quattordici gradi. Prezzo in enoteca di circa 20,00 euro. Bottiglie prodotte 2.000.
Scuro, scuro il colore che traspare nel bicchiere. Tripudio di percezioni olfattive di grande rilievo. Calibrate le eclettiche risonanze di frutta fresca matura, che rallegrano le narici. Sublimi gli umori floreali, vegetali e speziati. Pregevoli i rimandi sulfurei. Proposizioni di ginepro, incenso, carrube, china, resina e liquirizia a go-go. Impatto del sorso sulla lingua dirompente, austero, maestoso, grintoso, terroso, temperamentale, esuberante e reattivo. Insomma qui l’Aglianico fa proprio l’Aglianico. E anche sul versante tannico il vino esibisce una certa allappatura. Per fortuna viene in aiuto una buona dose di acidità e di glicerina, che così riescono a smussare quasi tutte le asperità. Ampia la longevità. Lungo e persistente il finale. Su selvaggina e formaggi stagionati.
Sede a Cascano di Sessa Aurunca (Ce) – Via Nazionale Appia, 1 – Località Torelle
torelle.info@gmail.com – www.vinitorelle.com
Cell. 392 0185208
Enologo: Gennaro Reale
Ettari vitati: 4 – Bottiglie prodotte: 12.000
Vitigni: Aglianico e Falanghina
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