di Enrico Malgi
Ho deciso che all’ultimo dell’anno 2019 e l’inizio del 2020 mi sarei dedicato soltanto alla degustazione di vini cilentani prodotti da tre differenti aziende e di diversa tipologia. In fin dei conti il Cilento enoico, pur non riscontrando negli ultimi tempi significativi progressi e potendo contare soltanto su rare novità, si mantiene su uno standard qualitativo molto buono, raggiungendo a volte anche punte di vera eccellenza, come vedremo poi.
Per il brindisi di mezzanotte ho scelto un classico ed affidabile spumante, il Selim Vino Spumante Bianco Brut Metodo Martinotti di Viticoltori De Conciliis di Prignano Cilento. Un blend di Aglianico al 70% e saldo di Fiano, vale a dire le due varietà più diffuse nel Cilento, per questa etichetta che rappresenta il prototipo e l’antesignano dello spumante cilentano, che a dire il vero non è troppo diffuso. Tasso alcolico di appena undici gradi. Prezzo della bottiglia in enoteca intorno ai 12,00 euro, davvero un regalo di Natale!
Un bello spumante elegante e profumato, agrumato e floreale, fresco ed immediato e poi connotato di buona struttura per via dell’uso dell’Aglianico.
Questa la mia scheda Selim del 30.06.2019. Lo spumante giovane e conviviale del Cilento per antonomasia. Brillante il colore giallo dorato. Spuma soffice e vaporosa. Perlage fine e persistente. Bouquet fragrante e fruttato, che rimembra al naso percezioni profumate di frutta fresca, secca e passita e poi riverberi di fiori di campo, di vegetali e di miele. Sulla lingua plana un sorso fresco, dissetante, spumeggiante, cremoso, elegante, affusolato e sapido. Tratto finale appagante ed edonistico. Da aperitivo, oppure su un risotto ai frutti di mare e mozzarella di bufala.
Per il cenone a base di pesce e verdure ho optato per un bianco strutturato e complesso come il Pietraincatenata Fiano Cilento Dop 2011 di Luigi Maffini di Giungano, un vero capolavoro e probabilmente il miglior vino bianco cilentano. Fresco, sapido, ammaliante, energico, fruttato, speziato, balsamico, opulento, grasso ed infinitamente serbevole come e più di un rosso di vaglia. Maturazione in acciaio e barriques nuove. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale intorno ai 25,00 euro. Questo millesimo fu consacrato vincitore a Radici del Sud 2014 da entrambe le giurie.
E questa è proprio la mia scheda su Pietraincatenata pubblicata il 12.07.2014 e di cui decantando la longevità di questo vino fui facile profeta.
Colore giallo paglierino carico e luminoso. Il timbro olfattivo è segnato da un bouquet aromaticamente intenso, con sentori di ginestra e di biancospino, insieme con un corollario fruttato di agrumi, fichi, mango e babaco. Ed ancora sentori speziati, erbacei, salmastri e di idrocarburi timbrano la loro immancabile presenza. Appena entrato in bocca il sorso vuole subito comunicare il suo appeal, sprigionando una tensione gustativa infinitamente appagante. E’ difficile scansionare tutte le sensazioni che si provano: rimandi fruttati già percepiti al naso ed una progressiva e godibile freschezza. E poi il retrogusto è infinitamente lungo e persistente. Un vino grandioso sicuramente e con una marcia in più, che sa trasmettere una voluttuosa sensazione edonistica e che riflette il carattere forte e determinato di Luigi. Da consumare adesso, ma migliorerà ancora col tempo perlomeno per altri otto anni. Ne riparleremo! Prezzo conveniente, fatene buona scorta finché potete! Da bere da solo, oppure in compagnia della persona amata in riva al mare al tramonto, sperando che questo pazzo luglio ce lo possa finalmente regalare! Per l’abbinamento consiglio la tradizionale cucina di mare cilentana. Prosit!
Per il primo giorno del nuovo anno 2020 ho stappato una bottiglia di Gillo Dorfles Aglianico Paestum Igp 2011 dell’Azienda Agricola San Salvatore di Peppino Pagano, perfetto per accompagnare i tradizionali e saporiti piatti della terragna cucina del Cilento. Un grande e strepitoso vino dell’enologia cilentana, campana e nazionale, sottoposto a precisa cura dall’enologo Riccardo Cotarella. Il vino è stato affinato in barriques di rovere francese per due anni e poi elevato in vetro per sei mesi. Tasso alcolico di quindici e mezzo. Prezzo in enoteca di 40,00 euro ed oltre. Millesimo che non ricordo di avere recensito ancora. Ed allora ecco qui l’occasione propizia.
Colore rubino-granato giovane e luminoso. Bouquet di ineguagliabile splendore, che si apre voluttuosamente al naso, declinando tutta la sua multiforme e ricca gamma olfattiva. In primis si fanno avanti deliziosi e variegati profumi fruttati di ciliegia, susina e sottobosco. Partecipativi i sussurri floreali. Caleidoscopici i rimandi dolcemente speziati, a cui fanno seguito rimembranze terziarie di ginepro, china, fumé, boisé, goudron e caffè. Bocca ampia e voluminosa che accoglie maternamente un sorso caldo, caratterizzato da poliedriche sfaccettature ed affastellato poi da dirompenti sensazioni palatali. La lingua raggiunge subito la vetta di puro edonismo, mentre riecheggia un plafond maturo, sontuoso, austero, fine, carnoso, sapido, terroso, strutturato, verticale, persistente ed ottimamente equilibrato. Spalla acida perfettamente in regola. Trama tannica fitta ed avvolgente. Silhouette raffinata ed aristocratica. Finale vibrante e gioioso, per un vino che può sfidare il tempo ancora per molti anni.
In conclusione credo di avere fatto un’ottima scelta, tanto è vero che mi sono sentito davvero appagato. Alé!
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