di Enrico Malgi
Quando in testa nasce l’idea di voler produrre un ottimo vino occorrono molti elementi da tener presente e che sinergicamente concorrono alla perfetta realizzazione di quanto pensato. Un esempio lampante di tutto questo è quello che realmente si è verificato presso l’azienda irpina Cantine Di Marzo, famosa per la produzione del Greco di Tufo.
Partiamo dalla storia. Ebbene questa impresa è stata fondata ufficialmente nel 1833 e quindi è la più antica della Campania, anche se già nel 1648 il capostipite Scipione Di Marzo aveva per primo piantato in questo areale barbatelle di un raro vitigno il “Greco del Vesuvio”, che poi in appresso fu chiamato appunto “Greco di Tufo”, un varietà dalla quale si ricavano vini lungamente serbevoli. Il secondo elemento importante è proprio questo: la disponibilità di una specie varietale di grande valore, che si è bene acclimatata in questo territorio ricco di zolfo fossile tanto che le viti di Greco provengono dal vivaio stesso dell’azienda, perpetuando così un grande patrimonio genetico. Il terzo elemento riguarda la filosofia aziendale, che ha puntato sempre di più sulla zonazione e sui crus identitari, per valorizzare ancora di più l’unicità di questo terroir. Quarto elemento attiene all’attuale proprietario Ferrante Di Somma, che insieme alla sorella Maria Giovanna nel 2009 ha rilevato l’azienda in qualità di diretto discendente della dinastia dei Di Marzo.
Un personaggio vulcanico, carismatico e passionale Ferrante, pieno di iniziative e molto preparato professionalmente, formatosi presso scuole specialistiche in Francia ed in Europa. Quinto ed ultimo elemento da sottolineare concerne l’enologo aziendale, cioè Vincenzo Mercurio una persona affidabile, esperta, instancabile e molto competente nel suo lavoro, tanto che nel 2022 è risultato il migliore enologo d’Italia. E se poi ci mettiamo anche che questi vini sono venduti a prezzi molto favorevoli allora il cerchio si chiude completamente, per cui se il risultato finale era quello di produrre ottimi vini, come si era pensato, allora l’obiettivo è stato certamente raggiunto
Recentemente mi sono recato presso l’azienda Cantine Di Marzo, accompagnato sempre dai due soliti amici lombardi per testare otto etichette di nuove annate. Siamo stati ben ricevuti dallo stesso titolare Ferrante Di Somma, che da vero anfitrione ci ha fatto visitare prima l’azienda e subito dopo ha stappato le bottiglie.
Greco di Tufo Docg 2022. Soltanto Greco allevato nelle frazioni San Paolo e Santa Lucia di Tufo. Maturazione in acciaio sulle fecce fini per sei mesi. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale di circa 15,00 euro.
Nel calice occhieggia un calibrato e lucente colore giallo paglierino con riflessi dorati a scapito della giovinezza del vino. Bouquet altamente attraente, dal quale un naso birichino riesce a captare deliziosi e multipli profumi di pesca gialla, albicocca, pera, pompelmo, biancospino, caprifoglio, muschio, zolfo e zenzero. In bocca penetra un sorso massimamente fresco, caratterialmente sapido, gioiosamente agrumato, elegante, raffinato, equilibrato e strutturato. Coté reattivo, scattante e dinamico. Vino destinato certamente a durare molto nel tempo. Allungo finale godibilmente appagante. Perfetto l’abbinamento su un risotto alla pescatora e latticini freschi.
Vigna Serrone Greco di Tufo Riserva Docg 2021. Questo Greco matura per otto mesi in acciaio e poi viene affinato in vetro per un anno. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale di 20,00 euro.
Giovane, dorato e propositivo il colore che fa capolino dal calice. Piglio aromatico generosamente affastellato da intensi e molteplici fragranze, che in successione rimembrano la mela cotogna, il melone bianco, il mandarino, il gelsomino, le erbe aromatiche ed i chiodi di garofano, agganciati poi ad afflati prettamente sulfurei. In bocca esordisce un sorso irresistibile, tagliente, avvolgente, sapido, affidabile, grasso, arrotondato, aggraziato e glicerico. Timbrica minerale vertiginosa. Impressionante la purezza fruttata. Aplomb elegante, ammaliante e sontuoso. Longevità senza limiti. Chiosa finale edonistica. Da abbinare ad un piatto di spaghetti a vongole e carne bianca.
Vigna Laure Greco di Tufo Riserva Docg 2021. Stesso procedimento di vinificazione del Vigna Serrone. Tenore alcolico di tredici gradi. Prezzo finale di 20,00 euro.
Nel calice si staglia un bel colore giallo paglierino carico e con riflessi dorati. Dall’ampio, goliardico e gradevole bouquet si sprigionano caratteristiche e fondanti essenze di pera spadona, mela renetta, pompelmo, banana, mandorla, rosa, finocchietto selvatico, zenzero, cannella e zolfo. Sorso pieno di vitalità, potente, espansivo, scattante, ficcante, armonico, rotondo, sapido e seducente. Contatto tattile morbido, fresco, composito, balsamico, piacevole e ben ritmato. Serbevolezza tutta da scoprire. Slancio finale impagabile per lunghezza e seduzione. Vino essenziale ma certamente non scarnificato e che possiede l’allure dei grandi bianchi internazionali. Da preferire su un piatto di frutti di mare e pesce alla griglia.
Vigna Ortale Greco di Tufo Riserva Docg 2021. Anche qui tutto uguale ai due precedenti crus, compreso il prezzo di 20,00 euro. Alcolicità di tredici gradi.
Alla vista si appalesa un colore giallo paglierino iridescente ed attraente. Sontuoso, comunicativo e gioviale il ricco crogiolo che si apre al naso, rilasciando così capillari e pluralistici profumi di melone bianco, nespola, agrumi canditi, albicocca, iris, erbe officinali, chiodi di garofano e cannella, insieme all’immancabile e delizioso afflato sulfureo. Impatto del sorso sulla lingua esplosivo, invitante, stimolante, vibrante, scalpitante, sfarzoso, schietto, tagliente, glicerico, elegante, corroborante, solido e tonico, di un vino che sa certamente emozionare e che possiede una marcia superiore. Anche qui la longevità è tutta ancora da esplorare. Chiusura su toni ottimamente elevati. Perfetto l’abbinamento su una bella frittura di pesce di paranza e carne bianca.
Fiano di Avellino Docg 2021. Fiano allevato nei vocati areali di Lapio e Montefalcione. Affinamento in acciaio sulle fecce fini per sei mesi. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale di 12,00 euro.
Veste cromatica segnata da un solare e lucente colore giallo paglierino. Dal promiscuo e sintomatico caleidoscopio si espandono gioiosi respiri di mela annurca, pera williams, melone bianco, mandarancio, nocciola, mandorla, fiori di acacia, tiglio, camomilla e credenziali speziate. In bocca arriva un sorso bello fresco e pimpante, arioso ed elegante, raffinato e sensuale, energico e roccioso, seducente e corposo, avvolgente ed equilibrato. Gusto puro, morbido, cristallino, sublime, affascinante, aristocratico e dinamico. Longevità a lunga gittata. Il fraseggio finale risulta decisamente appagante e persistente. Sulla classica cucina di mare campana.
1930 Vino Spumante di Qualità Bianco Brut Nature Metodo Classico 2023. Greco di Tufo al 100%. Rifermentazione in bottiglia per un anno e mezzo. Dopo la sboccatura lo spumante riposa in cantina ancora per quattro mesi. Tenore alcolico di tredici gradi. Prezzo finale di 22,00 euro.
Brillante e sfaccettato il colore giallo dorato. Una mousse morbida e vaporosa forma un solido cappello sopra il ricco perlage, che a sua volta esibisce minuscole, numerose e persistenti bollicine che danzano felici nel calice, cercando di salire fino all’orlo. Bouquet intensamente profumato di godibili fragranze di pesca bianca, pera kaiser, fichi, clementina, mandorle, frutta esotica, erbe aromatiche, lavanda, glicine, burro fuso, spezie orientali e pasticceria secca. In bocca esordisce un sorso effervescente, secco, rinfrescante, seducente, aromatico, delicato, sapido, rotondo, avviluppante, cremoso, elegante e dominante. Palato agile, spigliato, arioso e leggiadro. Carattere mediterraneo. Da abbinare ad un risotto alla zucca e tagliere di salumi.
Aglianico Irpinia Doc 2019. Aglianico in purezza. Affinamento in barriques per sei mesi e poi elevazione in boccia per quattro mesi. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale di 10,00 euro.
Nel bicchiere traspare un luminoso e gioioso colore rosso rubino giovane. Bouquet estremamente affascinante, che subito elargisce a iosa i suoi marcati, variegati e deliziosi profumi. In primis risaltano gioiose costumanze fruttate di amarena, prugna e di piccole drupe del sottobosco, agganciate poi a suadenze floreali di violetta ed a sentori vegetali di macchia mediterranea. Spezialità di noce moscata, chiodi di garofano e pepe nero fanno poi comunella con afflati terziari. In bocca fa il suo ingresso un sorso solido, incisivo, arrotondato, teso, morbido e caratteriale. Tensione palatale voluminosa, profonda, strutturata, bene equilibrata e permeata da una fusione pervasiva ed infiltrante. Trama tannica ottimamente impostata. Migliorerà col tempo sicuramente. Allungo finale persistentemente gradevole. Da preferire su un piatto di pasta al sugo e formaggio grana.
Taurasi Docg 2018. Aglianico coltivato nei comuni di Luogosano e Montemarano. Maturazione in tonneaux e barriques almeno per un anno ed altrettanto per l’elevazione in boccia. Tasso alcolico di quattordici gradi. Prezzo finale di 22,00 euro. Appena 2.500 bottiglie prodotte annualmente.
Il calice offre alla vista un bel colore rosso rubino scintillante. Spettro aromatico fittamente impregnato di eterei ed eclettici umori di ciliegia, prugna, scorza d’arancia, ribes, mirtilli, more, carrube, viola, geranio, timo, menta, genziana, noce moscata, chiodi di garofano e pepe nero. Sospirosi poi gli echi terziari di liquirizia, tabacco, incenso, cuoio e goudron, che vanno a stuzzicare gradevolmente il naso. Approccio palatale avvolgente, materico, austero, profondo, balsamico, polposo e voluttuoso. Ottima la spinta acida, così come la trama tannica perfettamente ordita. Appeal magistrale, che certifica una tattilità bene cesellata, armonica, ariosa, morbida, sapida, minerale e perfino elegante. Apporto del legno esemplare per un preciso disegno evolutivo. Potenzialità d’invecchiamento a lungo raggio. Retroaroma persistentemente godibile. Da consumare su un agnello al forno con patate e caprino laticauda.
Una formidabile batteria di vini davvero di grande pregio. I miei amici lombardi sono rimasti letteralmente affascinati soprattutto per il valore espresso dalle bottiglie di Greco di Tufo, definendolo uno dei migliori bianchi d’Italia. E non poteva essere altrimenti, perché l’areale di Tufo si identifica proprio con questo magnifico vitigno ed allo stesso tempo le Cantine Di Marzo si possono considerare a giusta ragione fedeli custodi di questa preziosa specie varietale.
Sede a Tufo (Av) – Via Gaetano Di Marzo, 2
Tel. 0825 998022 – Fax 0825 998383
info@cantinedimarzo.it – www.cantinedimarzo.it
Enologo: Vincenzo Mercurio
Ettari vitati: 20 – Bottiglie prodotte: 130.000
Vitigni: Aglianico, Greco e Fiano.
Scheda del 23 aprile 2023
di Enrico Malgi
In Irpinia sono otto i comuni nei quali è possibile produrre il Greco di Tufo Docg ma, senza fare torto a nessuno, è innegabile che il paese capofila sia proprio quello di Tufo, un piccolo agglomerato di neanche ottocento abitanti che ha dato il nome a questo straordinario vino bianco campano. Il suo toponimo deriva dalla roccia vulcanica di tufo presente in modo preponderante nel sottosuolo comunale.
La famiglia Di Marzo ha incominciato ad interessarsi di vino fin dal lontano 1647 con il capostipite Scipione, mentre l’attuale titolare aziendale è Ferrante Di Somma, il quale continua imperterrito a produrre queste meravigliose bottiglie con la collaborazione dell’enologo Vincenzo Mercurio, di cui in questi giorni ho potuto assaggiarne in anteprima cinque di nuove annate di solo Greco, di cui due riserve ed una di spumante.
Greco di Tufo Docg 2022. Ovviamente soltanto Greco allevato nelle frazioni San Paolo e Santa Lucia di Tufo. Maturazione in acciaio per sei mesi. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale di 12,00 euro.
Il Greco di Tufo si distingue per quattro specifici pilastri: agli occhi risalta subito il suo luccicante colore giallo dorato anche in giovane età; la varietale percezione olfattiva tipicamente sulfurea e di pietra focaia, accentuata ancora di più proprio nell’areale di Tufo; una spiccata acidità che è sinonimo di un’elevata freschezza; ed un’ottima struttura di base, che lo fa somigliare più ad un vino rosso che a un bianco.
Nel caso in esame il bouquet espande a profusione profumi di pesca gialla, albicocca, pompelmo, iris, erbe aromatiche e frammenti speziati. In bocca esordisce un sorso fresco, sapido, morbido ed agrumato, ma soprattutto esplosivo, potente e strutturato. Gusto elegante, rotondo, stimolante, seducente e dinamico. Serbevolezza infinita. Scatto finale persistente ed appagante. Perfetto su un piatto di fusilli con le zucchine e carne bianca.
Vigna Serrone Greco di Tufo Docg 2021. Greco maturato in acciaio per nove mesi e poi affinato in vetro per un anno. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale di 19,50 euro. Bottiglie prodotte numero 3,500. Le uve sono coltivate a Santa Lucia di Tufo ad un’altezza di oltre 400 metri di altezza, frutto di una vigna vecchia di più di 50 anni.
Nel calice si staglia un luminoso colore giallo paglierino carico con riflessi dorati. Crogiolo ricco di intensi spunti olfattivi, che in primis rimembrano fragranze fruttate di mela, melone bianco, pesca, clementina, mandorla ed ananas, insieme a rigurgiti floreali e vegetali di mimosa, magnolia, acacia, caprifoglio e citronella. Proposizioni di zafferano, miele e cera d’api e tratti sulfurei vanno a completare poi tutto l’ottimo quadro aromatico. Sorso avvolgente, intenso, tagliente di freschezza, sapido, minerale, glicerico, aggraziato, polposo, scattante ed ammaliante. Percezione tattile sontuosa, raffinata, equilibrata, reattiva e ben ritmata. Ovviamente anche questo millesimo avrà sicuramente vita molto lunga. Chiusura estasiante. Da abbinare ad un piatto di spaghetti a vongole e mozzarella.
Vigna Laure Greco di Tufo Docg Riserva 2021. Anche qui l’affinamento prevede nove mesi in acciaio e poi elevazione in boccia per un anno. Tasso alcolico di tredici gradi. Prezzo finale di 19,50 euro. Bottiglie prodotte numero 3.500. Come il fratello Fiano di Avellino, anche il Greco di Tufo si può avvalere della dicitura “Riserva” dopo aver trascorso quasi due anni a maturare.
Veste cromatica segnata sempre da una tonalità di giallo dorato e splendente. Spettro aromatico portatore di esplicite ed appassionanti credenziali di un’ampia scorta fruttata, insieme a golose suadenze promiscue. E così il naso si rende subito attivo per potere aspirare goliardiche effusioni di pesca, pera, mela, papaya, mango, lime, ginestra, salvia, muschio, cannella e chiodi di garofano, unitamente all’immancabile sentore sulfureo. In bocca penetra un sorso fresco, ambizioso, arrotondato, strutturato, accattivante, vitale, minerale, seducente e cristallino. Sviluppo palatale ficcante, balsamico, contrastato e vibrante di energia. Longevità tutta da scoprire. Allungo finale edonistico e dinamico. Da provare su un risotto ai frutti di mare e latticini freschi.
Vigna Ortale Greco di Tufo Docg Riserva 2021. Sempre nove mesi di maturazione in acciaio, più un anno in bottiglia e gradazione alcolica di tredici e mezzo. Bottiglie prodotte sempre 3.500. E così anche il prezzo di 19,50 euro.
Fulgido e dorato il colore che risalta nel calice. Al naso salgono voluttuose, raffinate e molteplici elargizioni di mela cotogna, pesca gialla, albicocca, nespola, pompelmo, litchi, gelsomino, giaggiolo, zagara, camomilla, erbe aromatiche, pietra focaia e folate speziate. Sulla lingua impatta un sorso teso, corroborante, schietto, grasso, cenerino, morbido, armonico e giustamente equilibrato. Beva plastica, regale, trascinante, sapida, affascinante, consistente e vibrante. Appeal delizioso, seducente e raffinato. Longevità a lunga scadenza. Affondo finale persistentemente godibile. Esecuzione perfetta di un vino davvero straordinario e da preferire su una minestra di cereali e formaggi freschi.
Anni Venti Spumante Bianco Riserva Extra Brut MiIlesimato 2018 Greco di Tufo. Sboccatura dicembre 2022. Soltanto Greco derivante dal vigneto Laure di San Paolo di Tufo. Uve raccolte a metà ottobre. Rifermentazione in bottiglia con sosta sui lieviti per tre anni e successiva sosta per quattro mesi dopo la sboccatura. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale di 27.00 euro. Bottiglie prodotte numero 3.000.
Qui è d’obbligo fare una precisazione ed è questa: si sa che la prerogativa principale per produrre un ottimo spumante è quella di possedere un’eccellente acidità per conferire al vino un’elevata freschezza che pulisca e resetti il palato. Per potere fare questo occorrono almeno due validi elementi: la naturale predisposizione delle uve in questione e la precoce raccolta delle stesse appena maturate. Ebbene in Campania per fortuna abbiamo entrambi questi componenti che interessano quasi tutti i vitigni autoctoni a bacca bianca disponibili, a parte la Coda di Volpe ed il Caprettone, mentre, di converso, l’Asprinio di Aversa di acidità ne contiene in misura anche eccessiva. Il Greco di Tufo rientra a giusta ragione tra i vitigni con un tasso di acidità superiore e quindi è adatto per una produzione spumantistica. D’altra parte basti notare che le uve di questo spumante sono state raccolte a metà ottobre, perché sono posizionate in un territorio abbastanza elevato e lontano dal mare e questo vuol dire che maturano più tardivamente.
Detto questo, vediamo allora come si presenta questo spumante.
Il coreografico colore è interessato da limpidi riflessi dorati, mentre il perlage, sormontato da un candido e soffice cappello spumoso, è doviziosamente affastellato da minuscole, numerose e persistenti bollicine ascensionali, che cercano disperatamente di trovare l’aria per respirare. Intanto un naso particolarmente caparbio cerca di portare a termine il suo prezioso lavoro di ricercatore di profumi, aspirando di qua e di là giocose e molteplici fragranze di pesca bianca, mela renetta, pera spadona, fichi, agrumi, mandorle, tropicalità diffuse, erbe aromatiche, lavanda, glicine, burro fuso e sentori di gustosi biscotti appena sfornati. In bocca arriva come un fiume in piena un sorso effervescente, secco, rinfrescante, seducente, aromatico, delicato, sapido, rotondo, avviluppante, cremoso, elegante e dominante. Palato pieno, succoso, agile, gradevole e leggiadro. Chiosa finale espressamente appagante. Da abbinare ad un risotto ai funghi porcini ed un piatto di salumi e mozzarella.
Greco e niente più. Questo basta per rendere un vocato, privilegiato e minimale territorio come quello di Tufo un aulico riferimento di tutta la viticoltura campana, meridionale e nazionale.
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Ettari vitati: 20 – Bottiglie prodotte: 130.000
Vitigni: Aglianico, Greco e Fiano.
2 giugno 2022
di Enrico Malgi
Appena otto i comuni irpini che possono fregiarsi dell’appellativo Docg Greco di Tufo, a fronte dei diciassette del Taurasi e dei ventisei del Fiano di Avellino. Inoltre la Docg Greco di Tufo è la seconda più vecchia della Campania dopo quella di Taurasi ed è anche una delle più remote di tutta l’Italia Meridionale. Una piccola enclave, quindi, che ha proprio nel minuscolo comune di Tufo di nemmeno mille abitanti il suo caposaldo e grande punto di riferimento ed il cui toponimo vuole ricordare la roccia vulcanica di tufo che è diffusa in tutto il territorio comunale. Questo ha segnato in modo particolare tutta la minimale produzione vitivinicola locale, che è diventata così sinonimo di vini di grande eccellenza e divenuti famosi in tutto il mondo.
In questo privilegiato contesto locale le storiche Cantine di Di Marzo possono vantare a giusta ragione il primato di essere stata la prima azienda sorta nel territorio irpino già nel lontano 1647 per merito di Scipione Di Marzo, al quale si riconosce il merito di avere sperimentato la prima bottiglia di Greco di Tufo. Tornando al giorno d’oggi l’azienda dal 2009 appartiene alla famiglia Di Somma, discendenti diretti dei Di Marzo.
Ottima senz’altro la produzione vitivinicola, laddove la fa da padrone ovviamente proprio l’impiego del Greco di Tufo con quattro etichette, più due spumanti. Tre sono i crus di nuove annate che ho assaggiato recentemente.
Vigna Laure Greco di Tufo Riserva Docg 2019. Soltanto Greco coltivato nella frazione di San Paolo. Nove mesi di affinamento in acciaio ed un anno di elevazione in vetro. Tasso alcolico di tredici gradi. Prezzo finale di 18,00 euro. Bottiglie prodotte numero 5.000.
Nel bicchiere si esalta un gioioso colore giallo carico quasi dorato com’è nelle corde del Greco di Tufo, tanto da farne uno dei vini bianchi italiani più colorati. Canonico l’esame organolettico di questo vino ben riconoscibile alla vista, all’olfatto ed al gusto, contrassegnato com’è da complessi e varietali profumi di pesca gialla, albicocca, pompelmo, confettura di mela cotogna, agrumi canditi, zenzero, caprifoglio e gelsomino e dotato poi di una gradevolezza speziata di cannella e di chiodi di garofano. Classici gli sbuffi sulfurei e di pietra focaia. In bocca il vino si camuffa da rosso, esibendo tracce di composti fenolici, una sostenuta ed acclarata acidità, tanto che il disciplinare prevede anche una percentuale del 15% di Coda di Volpe per poterla arginare, un’ottima struttura di base, una rara potenza ed una raffinatezza inusitata. Approccio palatale elegante, seducente, sapida e minerale, che anticipa un finale decisamente lungo ed appagante. Longevità a lunga scadenza. Da associare a piatti di mare certamente, ma senza disdegnare qualche preparazione anche più strutturata.
Vigna Serrone Greco di Tufo Riserva Docg 2019. Tutto uguale al vino precedente, a parte la gradazione alcolica di tredici e mezzo e la collocazione del vigneto presso la frazione di Santa Lucia.
Veste cromatica segnata da un fulgido colore giallo paglierino sempre molto carico. Piglio olfattivo depositario di goliardiche nuances di tanta buona frutta fresca, insieme a sontuosi afflati di fiori bianchi, erbe aromatiche, curry, zafferano e degli immancabili sospiri sulfurei. In bocca esordisce un sorso molto acido, avvolgente, grasso, rotondo, morbido, polposo, scattante e dinamico. Ampiezza gustativa intensa, fresca, vivace, pulita, sapida e fruttata. Percezione tattile sontuosa, aggraziata, ammaliante, carezzevole e stimolante. Siamo appena all’inizio del percorso. Allungo finale composito e persistente. Da preferire su un risotto ai frutti di mare ed anche su una bella mozzarella.
Ortale Greco di Tufo Riserva Docg 2019. Greco in purezza coltivato nella frazione di Santa Lucia, per il resto tutto identico alle due etichette precedenti.
Dall’ampio e variegato bouquet si espandono a dismisura voluttuosi ed iridescenti profumi di melone bianco, nespola, agrumi, mela, pera, ginestra, biancospino, giaggiolo, caprifoglio ed acacia, accompagnati poi da coreografiche elargizioni di spezie orientali e da nitide sensazioni cenerine. Impatto del sorso sulla lingua esplosivo ed ammaliante, teso e raffinato, elegante ed avvolgente, glicerico e sapido, potente e strutturato. Al gusto il vino si rivela schietto, rotondo, corroborante, tonico, vitale, balsamico, contrastato, ed ottimamente ritmato. Grip scalpitante, vibrante, stimolante, opulento, sfaccettato, cangiante, ficcante e seducente. Anche qui la longevità è tutta ancora da scrivere. Chiosa finale espressivamente appagante ed epicurea. Perfetto l’abbinamento su una bella frittura di pesce di paranza e carne bianca.
Che dire ancora di questo vino straordinario che può competere ad armi pari con i migliori bianchi d’Italia e del mondo? Sintomatico nella fattispecie poi l’utilizzo della bottiglia renana, che vuole ricordare i grandi crus di Riesling alsaziani e della Mosella, non fosse altro per seguirne le orme come vino bianco da grande invecchiamento.
Sede a Tufo (Av) – Via Gaetano Di Marzo, 2
Tel. 0825 998022 – Fax 0825 998383
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Enologo: Vincenzo Mercurio
Ettari vitati: 20 – Bottiglie prodotte: 130.000
Vitigni: Aglianico, Greco e Fiano.
di Enrico Malgi
La vecchia cantina medievale trasuda umidità ma soprattutto storia di altri tempi, che si mischia e si confonde soprattutto con l’odore piacevole del vino e quello invece acre dello zolfo. Siamo a Tufo, in provincia di Avellino e qui operano le Cantine Di Marzo, sorte nel 1647 per merito di Scipione Di Marzo a cui si fa risalire il merito di avere sperimentato per primo il Greco di Tufo. Si narra, infatti, che Scipione lasciò il paese natìo di San Paolo Belsito nel Nolano per trasferirsi a Tufo portando con sé barbatelle di un vitigno chiamato allora Greco del Vesuvio che piantò nella sua nuova residenza e da qui è iniziata poi tutta la storia di questa famosa varietà. Ufficialmente le Cantine di Marzo furono registrate nel 1833, risultando così le più antiche della Campania.
Dopo varie vicissitudini nel 2009 le Cantine Di Marzo sono passate sotto il controllo della famiglia Di Somma, discendenti diretti dei Di Marzo. Gli attuali titolari sono Ferrante e Giovanna, figli di Filippo Di Somma, a sua volta figlio di Maria Di Marzo.
Ottima ed ampia la produzione vitivinicola, affidata alle cure dell’enologo Vincenzo Mercurio, che predilige soprattutto il Greco di Tufo con quattro etichette e poi una di Fiano di Avellino, una di Aglianico Irpinia, una di Taurasi e due di spumanti, oltre ad una grappa di Greco.
Nella mia recente visita in azienda ho degustato i cru delle tre principali etichette di Greco di Tufo.
Vigna Laure Greco di Tufo Docg 2018. Greco in purezza lavorato in vasche di acciaio e poi il vino sosta sulle fecce per nove mesi e successivo affinamento in bottiglia per un anno. Tasso alcolico di tredici gradi. Prezzo finale orientativo di 18,00 euro. Bottiglie prodotte numero 5.000.
Lucente e garbato il bel colore giallo paglierino carico e con riflessi dorati. Il gradevole bouquet esplicita subito il suo magnifico corredo aromatico, che è interessato da profumi bellamente fruttati di pesca gialla, albicocca, pera, mandarino e mandorla, intrecciati subito dopo a nuances di finocchietto selvatico e di macchia mediterranea, a credenziali di zenzero, cannella e zolfo ed essenze iodate e di pietra focaia. Sorso fresco di acidità, potente, vitale, raffinato ed ottimamente strutturato. Progressione palatale elegante, seducente, sapida e minerale. Serbevolezza infinita. Finale appagante. Da spendere su una zuppa di legumi e mozzarella.
Vigna Serrone Greco di Tufo Docg 2018. Soltanto Greco lavorato come il Vigna Laure. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale sempre di 18,00 euro. Bottiglie prodotte numero 5.000.
Veste cromatica costellata da un giovane colore giallo dorato. Spettro aromatico riccamente dovizioso di una grande nitidezza olfattiva. L’incipit svela al naso orgogliosi afflati di pesca gialla, mela cotogna, gelsomino, fieno, anice stellato, curry, zafferano e chiodi di garofano. Sbuffi sulfurei. Impatto del sorso sulla lingua tagliente come lama di coltello, avvolgente, affidabile, integro, grasso, rotondo, centrato e fruttato. La palla passa poi al palato, che si dimostra così connivente da certificare subito morbidezza, succosità, equilibrio e perfino eleganza. Cotè dinamico, scattante e reattivo. Longevità senza limiti. Allungo finale edonistico e persistente. Da abbinare ad un risotto ai frutti di mare e formaggi freschi.
Vigna Ortale Greco di Tufo Docg 2018. Greco al 100% lavorato sempre uguale alle altre due etichette precedenti. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale di 18,00 euro. Bottiglie prodotte in numero di 5.000.
Alla vista si presenta un bel colore giallo paglierino luminoso. Dal sensitivo crogiolo il naso aspira voluttuosi e variopinti profumi di albicocca, nespola, pompelmo, ananas, ginestra, giaggiolo, caprifoglio, acacia, citronella e zenzero. Immancabili poi i sospiri sulfurei. In bocca esordisce un sorso teso, raffinato, ed elegante, ma anche complesso, potente e strutturato. Glicerica la morbidezza. Disegno gustativo espressivo, avvolgente, schietto, sapido, ritmato, fine e rotondo. Percezione tattile corroborante, tonica e vibrante. Ovviamente ne avrà ancora per molti anni. Retroaroma persistente e leggermente ammandorlato. Da preferire su un piatto di pasta, patata e provola ed anche su un’orata al forno.
Chiosa finale per affermare che il Greco di Tufo a questo livello e, soprattutto in questo suo habitat naturale, manifesta sempre una grande eccellenza, tanto da farlo considerare uno dei migliori vini bianchi italiani in assoluto. Amen!
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Ettari vitati: 20 – Bottiglie prodotte: 130.000
Vitigni: Aglianico, Greco e Fiano.
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