di Gaspare Pellecchia
Riporto le mie note personali, relative ai riassaggi a Paestum: tante conferme e qualche novità…
Fiano d’Avellino 2007. Di Urciuolo ho riassaggiato il base, viaggia alla grande così come il fratello maggiore, ha occhio chiarissimo, naso magnifico e bocca molto convincente, i Fiano 2007 di Urciuolo sono quindi da comprare a casse, per goderseli con gli amici durante lunghe cene in terrazza; Vinosia: complimenti! bel Fiano dal naso lunghetto e semi-aromatico (in questo mi ricorda quello di Colli di San Domenico), l’esuberanza però si perde un po’ in bocca; Aminea propone un paglierino più scuro e più carico, la sua versione ha un naso internazionale ma, tutto sommato, abbastanza coerente e tipica.
Seconda batteria, un po’ di rossi campani. Aia dei Colombi 2004, davvero un eccellente lavoro sull’Aglianico in versione sannitica, freschissimo pur se a quattro anni dalla vendemmia! Naima 2005, un capitolo a parte per la grande, epica concentrazione visiva, olfattiva e gustativa di questo Aglianico cilentano: il “dosaggio” del legno è, per me, da manuale; emergerà, soprattutto in retrolfatto, una nota tendente a un fruttato verde, che lo caratterizza. Va assolutamente bevuto oggi e tra dieci anni… Ottimo lavoro quello sull’Aglianico dei Telaro, il Galluccio doc 2006 è rispettoso del varietale, ha un sorso fresco ma appena legnoso (la caramella al mou però mi piace, in genere); Vinosia, il Marziacanale 2005 esprime un naso molto elegante e ricco di note umide di terreno, in bocca è coerente e perciò molto ricco (ma allora Ercolino è in grado di riconquistarmi?); purtroppo ha un finale amaro, credo per un lavoro impreciso sui tannini.
I Taurasi: ho riassaggiato il Di Prisco 2004, l’ho ritrovato legnosetto, meno fresco e abbastanza allappante… stranezze delle degustazioni coperte? Meglio mi è parso, a distanza di meno di un mese, Perillo. Perfettamente riconoscibile, anche a bottiglia coperta, il Taurasi “griffato” dei Molettieri, il 2004: da provare, super estratto, fruttone, humus, legnone eppure elegante.
Infine tre passiti 2005: il Mel ha un occhio ambrato, naso molto intenso e suadente, forse c’è dentro una punta di Moscato, ma in bocca la delusione, troppa stancante dolcezza (la materia prima è ottima, ma andava lavorata prima). Poco piacevole mi è parso un campione pluripremiato, l’Eleusi, Villa Matilde sembra come se avesse imbottigliato una marmellata di albicocche, per giunta troppo zuccherata. Mi è piaciuto molto, invece, il lavoro di Nifo, la Falanghina Serrana si conferma vitigno versatile, dalla spumantizzazione al passito: questa di Nifo è una versione dorata carica, ha naso scarico ma fine, bocca ricca e fresca (insieme al Meditandum è uno dei pochissimi passiti campani convincenti).
Un caro saluto a Diodato Buonora e a tutti i commis dell’Explanade, per l’accoglienza, la professionalità e la simpatia dimostrata anche in questa occasione. W i Vini Buoni della Campania!
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