Giornalismo d’assalto o serietà di comunicazione?
di Mario Busso e Luigi Cremona*
Vinitaly ha chiuso i battenti con circa 150 mila presenze. Vinibuoni d’Italia con la creazione di Enoteca Italia ha presentato e portato in degustazione al pubblico di operatori un patrimonio di 431 etichette rappresentative della migliore produzione vitivinicola italiana proveniente da vitigni autoctoni tipici del territorio e della tradizione nazionale più autentica.
Ancora una volta la scelta operata da Vinibuoni d’Italia è risultata vincente. Tanto più vincente alla luce di quanto è successo, ovvero Velenitaly, perchè la guida da oltre 6 anni difende le scelte dei produttori più seri di rispettare disciplinari e di portare nel mondo il messaggio di vini autentici e onesti. è su quei vini che cade ogni anno la scelta di Vinibuoni d’Italia.
Ma che significa Velenitaly?
In primo luogo un modo becero di fare giornalismo. Ma questo riguarda un sistema che sta travolgendo la voglia di protagonismo di tanta parte dei giornalisti, rispetto alla volontà di fare della propria professione ricerca e comunicazione seria. Ma Velenitaly ha significato soprattutto mettere sotto accusa un intero settore, quello del vino, che invece basa la sua forza sull’impegno di una miriade di vignaioli che persegue con ostinazione la via della qualità e della tipicità dei prodotti.
Anni or sono, quando abbiamo scelto la via di privilegiare i vini da vitigni autoctoni, lo abbiamo fatto in modo consapevole e lungimirante, sottolineando che la rincorsa al gusto internazionale e quindi all’utilizzo indiscriminato di vitigni quali il merlot e il cabernet usati in taglio migliorativo, avrebbero portato ad una sorta di omologazione e alle facili tentazioni di modificare disciplinari per raggiungere frettolosamente obbiettivi, che a lungo termine avrebbero mortificato l’autenticità della vitivinicoltura italiana.
è esecrabile quel giornalismo che fa di ogni erba un fascio per creare uno scoop che offende l’intero sistema vino.
Detto questo riconosciamo che ci sono responsabilità e problemi che non vanno nascosti, ma anzi vanno risolti con serietà e senza deroghe.
In quanto curatori di Vinibuoni d’Italia, l’unica guida che si rifà e difende i vitigni autoctoni d’Italia, non possiamo non prendere posizione su quanto è avvenuto e sta avvenendo nel mondo del vino.
Noi crediamo che in ogni regione d’Italia si dovranno rispettare i disciplinari di produzione e incentivare la promozione istituzionale verso quelle produzioni che fanno riferimento ai vini che derivano da vitigni autoctoni ottenuti in purezza o in assemblaggio tra loro come vuole la tradizione.
Auspichiamo che i disciplinari continuino a garantire tali scelte e soprattutto che non vengano modificati quelli attualmente esistenti a favore di posizioni di comodo.
Notiamo, con dispiacere, come sotto accusa nell’area del Brunello siano proprio alcune aziende che per dimensione, solidità finanziaria, varietà di etichette, ben più facilmente di tanti piccoli produttori, possono e potrebbero fronteggiare l’ampiezza dei mercati, la varietà dei gusti dei consumatori dei cinque continenti, senza dover ricorrere a sotterfugi.
Quanto al nostro lavoro, ribadiamo che procederemo anche quest’anno con assoluta trasparenza per le nostre finali, dove assegneremo le corone ai vini migliori.
Con un impegno ancora maggiore, anche quest’anno le finali saranno pubbliche e diremo immediatamente in tempo reale chi ha ottenuto l’ambito titolo. Daremo per tempo notizie dettagliate al riguardo e inviteremo tutti, giornalisti e produttori, ad assistere liberamente.
Ci auguriamo che altrettanta trasparenza venga adottata in tutta la filiera del vino.
Ultimo commento è per il Touring Club Italiano (su Qui Touring non uscirà mai una copertina come Velenitaly). La storica serietà della casa editrice ci permette di fare con trasparenza e tranquillità il nostro lavoro per valorizzare con il vino i territori che lo ospitano.
* Curatori della Guida Vini Buoni d’Italia
Redazione Vinibuoni d’Italia
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