di Enrico Malgi
La denominazione Irpinia Doc Sottozona Campi Taurasini è abbastanza recente e prevede l’impiego di aglianico con almeno l’85% prodotto in un territorio limitato della provincia di Avellino che comprende ventiquattro comuni, di cui diciassette ricadenti nella zona del Taurasi Docg. Il Disciplinare è naturalmente più permissivo rispetto al Taurasi, il quale deve maturare minimo tre anni di cui uno in legno (la Riserva un anno in più), mentre il Campi Taurasini può essere messo già in commercio a partire dal primo settembre dell’anno successivo a quello della produzione.
Ne viene fuori un vino subito approcciabile, anche perché molte aziende preferiscono farlo maturare in contenitori di acciaio. Non si tratta di un sottoprodotto del Taurasi, ma soltanto di un vino alternativo e già pronto alla beva e comunque connotato da una sua spiccata personalità che per certi aspetti va a colmare un vuoto del precedente Disciplinare, così com’è successo in altri territori d’Italia come nelle Langhe ed a Montalcino.
Tre giovani e piccole aziende irpine, Stefania Barbot, Bozena Kumor De’ Gaeta e RaRo che operano in regime biologico in tre areali confinanti, hanno presentato i loro vini Campi Taurasini in degustazione all’Hotel Columbus di Roma alla presenza di un folto gruppo di qualificati esperti del settore vitivinicolo, ottenendo alla fine il plauso di tutti gli intervenuti. Nell’occasione l’evento è stato condotto da Monica Coluccia, con la collaborazione di Vincenzo Mercurio. Sulla spinta dello stesso enologo queste tre minuscole aziende sono state raggruppate in un unico disegno associativo che va sotto il nome de “I Comuni nel Vino”, oltre a quello più ampio di “Le Ali di Mercurio”. Nel complesso tutte e tre le aziende producono poche migliaia di bottiglie l’anno.
L’intento è quello di voler rappresentare un luogo vissuto da piccoli produttori, che condividono le stesse passioni: “…fare il vino e soprattutto farlo bene nel proprio territorio d’origine con il cuore, lo spirito e l’anima; unire donne ed uomini di genuino entusiasmo che operano in Irpinia, così vocato alla viticoltura di qualità; e portare avanti il concreto progetto di zonazione sull’aglianico di Taurasi nella zona dell’Alta Valle del Calore…”.
La Società Agricola Barbot di Paternopoli appartiene ai coniugi Stefania Barbot ed Erminio Spiezia, che coltivano l’ambizione di voler creare un grande vino fedele espressione del territorio d’origine.
Gli ettari vitati sono soltanto tre allevati in parte col vecchio metodo irpino a “starsete” e/o con impianti nuovi a cordone speronato ad oltre 450 metri di altezza su un terreno argilloso-calcareo-vulcanico.
L’unica etichetta in commercio presentata a Roma, così come per gli altri produttori, si chiama Ion Irpinia Campi Taurasini Doc 2013, replicata poi col millesimo 2014. Vinificazione e maturazione in serbatoi di acciaio per oltre un anno ed affinamento in vetro per sei mesi. Gradazione alcolica di quattordici e mezzo.
Bel colore rubino, con riflessi violacei nel bicchiere. Intensi e varietali aromi di frutta rossa del sottobosco e/o di prugna e di marasca, seguiti da percezioni odorose di erba appena tagliata, di peonia, di viola e di pepe rosa. Attacco in bocca leggermente ruvido, per via di tannini poderosi sì, ma masticabili e comunque bilanciati da una glicerica morbidezza. Sensazione di caldo per l’elevato bonus alcolico, ma subito compensata da una spalla acida che dona freschezza a tutto il cavo orale. Gusto pieno e già assestato. Polpa seriale e croccante. Vino lungamente serbevole. Finale godibile.
L’annata 2014 in degustazione è ancora in itinere, ma già si intravedono, come prodromi, significati segnali di ottimi riscontri futuri sia all’olfatto che al gusto.
L’azienda Agricola Bozena Kumor De’ Gaeta di Castelvetere sul Calore è di proprietà dei fratelli Salvatore e Bruno De’ Gaeta. E’ stata avviata nel 2009 e può contare su cinque ettari vitati posizionati a circa cinquecento metri di altezza in uno splendido angolo delle verdi colline irpine adagiate tra un ruscello ed un boschetto ed immerse in una natura incontaminata. Forma di allevamento a Guyot.
Anche qui un anno di maturazione in acciaio e sei mesi in boccia per l’annata 2013. Tasso alcolico di tredici gradi e mezzo.
Classico colore rubineggiante e lucente. Al naso il vino esprime intensità e profondità, con prelibati profumi fruttati di mirtilli, di lamponi e di amarene, nuances di fiori appassiti ed aromi resinosi e di macchia mediterranea. In bocca si percepisce subito una vampata di calore ed una tannicità pronunciata e voluminosa, seguite poi da sensazioni di ottima freschezza e morbidezza. In sottofondo si appalesa una leggera nota fumé. Vino in piena fase di spinta, da aspettare ancora qualche anno per la piena maturità, ma che già adesso è fruibile. Finale edonistico.
Il millesimo 2014, che arriva a toccare i quindici gradi alcolici e che oltre all’acciaio è maturato parzialmente in tonneaux, ha un cromatismo violaceo ed aromi giovanili di salvia, di viola, di balsamo e di frutta in elezione. Preposizioni palatali morbide e caratteriali. Retrogusto ruspante.
RaRo rappresenta l’avventura vitivinicola di Raffaele Fabbrocini e di Roberto Sanseverino, che nell’acronimo del nome aziendale unisce e consolida una lunga amicizia trentennale sorta per la comune passione per il vino che li lega indissolubilmente. Raffaele appartiene ad una famiglia di Terzigno dedita da tempo alla produzione vitivinicola, mentre Roberto è un esperto sommelier. L’azienda, attiva dal 2009, si trova nel vocato areale di Montemarano. Appena due gli ettari vitati.
Allevamento a cordone speronato. Anche qui dodici mesi di maturazione del vino in acciaio ed affinamento di sei mesi in vetro per il 2013. Alcolicità di tredici gradi e mezzo.
Splendido colore rubino, con lampi violacei. Netto ed intrigante il timbro olfattivo segnato da aromi fruttati di mora, di ciliegia e di amarena, da profumi di terra umida e da vibrazioni sapide e minerali. Pregnanza gustativa piena, consistente, croccante, corposa, coinvolgente e sapida e corroborata poi da ottima struttura ed eleganza. Tannicità sostenuta, ma gradevole. Rimembranze finali ancora fruttate e floreali, con effetti morbidi sul palato. Vino complesso e polposo. Gittata potenzialmente lunga. Retrogusto persistente.
Il millesimo 2014 espone alla vista un cromatismo piuttosto violaceo. Olfatto già pieno ed ampio, connotato da pervasivi aromi fruttati e floreali. Gusto giovane e segnato da tannini ancora duri. Bocca piena e voluminosa. Finale appagante.
Prosit!
Foto di Enrico Malgi
Stefania Barbot Società Agricola
Paternopoli (Av) – Contrada Cerreto
Cell. 335 7295133
info@stefaniabarbot.it – www.stefaniabarbot.it
Azienda Agricola Kumor Bozena De’ Gaeta
Castelvetere sul Calore (Av) – Via Toppolocozzetto, 1
Cell. 335 5814696
info@degaeta.it – www.degaeta.it
RaRo
Montemarano (Av) – Contrada Pastanella
Cell. 335 5243496
Dai un'occhiata anche a:
- Greco di Tufo, dieci etichette consigliate dalla Guida del Mattino 2024
- Verticale del Fiano di Avellino Linea Tradizione Di Meo dal 2022 al 2006
- I primi 25 anni di Cantine Astroni celebrati con due laboratori di degustazione: Campi Flegrei Falanghina e Campi Flegrei Piedirosso
- Coda di Volpe, le dieci etichette da non perdere secondo il Mangia&Bevi 2024
- Garantito Igp | I Tre Taurasi di Antoine Gaita Villa Diamante
- Coda di Volpe Tenuta del Meriggio, la verticale storica in 7 annate
- Lambrusco DOC: storia e colori di un vino che guarda al futuro, la presentazione a Lecce
- Falerno del Massico tra storia e futuro. L’evento del Consorzio Vitica alla Reggia di Caserta