Analisi di un ritardo imperdonabile
da Hong Kong
Maria Pranzo
Si è conclusa da due settimane la quarta edizione di Vinexpo a Hong Kong. Vetrina d’eccezione e frame poco neutrale (perché francese) per 882 espositori provenienti da 35 diversi paesi. Senza dubbio la presenza della Francia è stata quella più consistente con il 18 % degli châteaux bordolesi.
Con circa 12.000 visitatori in tre giorni, la manifestazione ha avuto un aumento di presenze del 42, 27% rispetto Vinexpo HK 2008. Il 43,5% dei visitatori provenivano da Hong Kong e Macao e il restante 56,5% da 24 altri paesi della zona Asia Pacifica soprattutto da Cina, Taiwan, Giappone, Korea e Singapore. L’evento è stato seguito da 474 giornalisti e il programma di 42 degustazioni, conferenze e seminari organizzati dall’Accademia Vinexpo è stato seguito da 6000 professionisti.
Italia era presente con aziende importanti come Tommasi, il distributore Banfi, Il Borro, l’attivissima Strada del Vino di Arezzo e istituzioni come l’ICE di Hong Kong e Macao che rappresentava diverse aziende italiane.
Fila di visitatori allo stand di Lafitte, popolarizzimo Bordolese diventato ormai uno status symbol alla pari di un Rolex, interessante la Germania con varie degustazioni di Riesling e la Romania, con vini interessanti e con un rapporto qualità prezzo molto adatto al mercato asiatico.
Ma perché siamo a Hong Kong ?
Il 25 Maggio, sul South China Morning Post si legge che “Hong Kong è considerata la porta d’ingresso al boom del mercato del vino asiatico ed è previsto un incremento del mercato dell’11,5% annuale fino al 2013”.
I francesi questo l’hanno capito, Vinexpo nasce infatti a Hong Kong come evento itinerante in Asia nel 1998, la seconda e la terza edizione (2000 e 2002) sono state organizzate a Tokio, ma subito i lungimiranti francesi hanno capito che Hong Kong si sarebbe presto posizionato come principale hubdi commercializzazione del vino
in tutta l’area Asia–Pacifico e hanno scelto questa città come sede permanente della manifestazione.
Ad Hong Kong le importazioni di vino hanno registrato nei primi 8 mesi del 2009 il 42% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con il 2008 che aveva già segnato un 80% in piu’ rispetto al 2007.
Fattore determinante di questo successo è l’azzeramento delle tasse di importazione. Già ridotte nel 2006, queste imposte sono infatti scomparse totalmente nel 2008 alleggerendo cosi tutto il business dell’import/export.
Henry Tang, Segretario generale delle Finanze di HK, nonché noto collezionista di vini, ha partecipato alla cerimonia di apertura di Vinexpo HK insieme al console francese Marc Fonbaustier e al Presidente di Vinexpo Dominique Heriard-Dubreuil dichiarando tutto il suo entusiasmo per l’andamento del mercato del vino di Hong Kong.
Importante il collegamento quindi tra Asia e Francia, il 52% dei vini importati ad Hong Kong è francese e i vini italiani coprono solo il 7%. Nel periodo compreso tra il 2006 e il 2009, l’Italia e’ passata da 4.5 milioni a 9 milioni, la Francia da 35 milioni a 159 milioni. Esportiamo per 9 milioni di dollari (USA) mentre la Francia ne esporta per 159 [1].
Siamo messi male.
[1] Fonte CalWine 2008
L’ICE di Hong Kong, grazie all’attenzione del Direttore Romano Baruzzi sta curando una serie di iniziative per aiutare i produttori italiani, notiamo ad esempio la forte presenza dell’istituto a Vinexpo e la prossima importante partecipazione all’Hong Kong International Wine & Spirits Fair a Novembre (4-6) 2010 http://hkwinefair.hktdc.com/index.htm
.
Parallelamente all’ICE, la Camera di Commercio di Hong Kong e Macao è molto attiva nel campo dell’enogastronomia grazie alla presenza del Presidente gourmet Fabio De Rosa e al giovanissimo Segretario Generale Manuele Bosetti che sanno coniugare amore per il made in Italy e visone strategica del mercato asiatico.
Dal 3 al 30 Giugno, ad esempio, La Camera organizza il Festival “A Tavola”, un percorso tra i più amati ristoranti gourmet di Hong Kong come Domani con lo chef Michele Bernacchia (con la cosulenza di Mario Uliassi) o il popolare Grissini con lo chef Marco Torre.
Si tratta di un viaggio nelle diverse regioni italiane per mostrare agli amanti della cucina italiana la complessità e la varietà della cucina regionale. http://www.icc.org.hk/home.php
Le aziende italiane possono quindi trovare un sostegno ad Hong Kong, ma le motivazioni del nostro ritardo nel mercato asiatico vanno ricercate altrove. Ed è interessante indagarle prima che il ritardo si trasformi in una possibilità mancata.
I produttori italiani non hanno un’organizzazione interna che gli coordini e che gli aiuti a fare sistema. Da un punto di vista dell’inserimento nel mercato e di coordinamento di un’immagine che si ponga come valore siamo impreparati.
La rete interna che sostiene il mercato del vino francese… in Italia non ha un corrispettivo.
Non bisogna dimenticare che la produzione del vino italiano, diversamente da quella francese, ha una diffusione piuttosto omogenea sul territorio nazionale e quindi le forze sono più omogeneamente dislocate. Questo potrebbe essere un punto di forza se ci fosse una rete organizzativa efficace, ma in questo caso un’assenza di istituzioni forti comporta una serie di debolezze che ci rendono inadatti ad affrontare grandi mercati come quello Cinese.
Eppure…
L’Italia è secondo esportatore di vino con una quota del 18% a livello internazionale e detentore, insieme a Francia e Spagna, del 61,7% della quota di mercato globale.
Abbiamo tutti gli strumenti e i punti di forza per affrontare il mercato asiatico, dobbiamo a questo punto imparare a fare sistema, a promuovere innanzitutto il “vino Italiano” dimenticando per un momento gli interessi delle singole regioni e a pretendere un contributo statale che non sia un atto di assistenzialismo ma che costituisca un fondo strutturale per la crescita dei produttori e di tutto il mercato.
Arrivare in un paese come la Cina significa conoscere il mercato e adattare il nostro prodotto e le nostre abitudini a nuovi consumatori, impreparati ma curiosi.
Allora forse ci siamo, è arrivato il momento di metterci al lavoro con i piedi per terra e lo sguardo ad oriente… magari imparando dai francesi a fare ricerca, dagli americani ad adattarci al mercato … e dai cinesi a copiare le eccellenze degli altri paesi!
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