STRUZZIERO
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: nd
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Vista 5/5. Naso 26/30. Bocca 27/30. Non omologazione 32/35
Ogni tanto il mare dei ricordi restituisce qualcosa sulla spiaggia del presente. Come questo Taurasi 1997, ottenuto da una vigna di una trentina d’anni di un conferitore poi spiantata e di cui esiste solo questo millesimo.
Lo trovo nella straordinaria carta, colta e curiosa, di Taverna Estia messa a punto da Mario Sposito. Poi mi metto a pescare nel blog, ormai una sorta di Hal 9000 della viticoltura meridionale, e all’amo trovo questa scheda vecchia di sette anni di testamatta Fabio Cimmino, uno dei pochi palati che davvero rispetto anche quando non condivido.
Sette anni in cui questo vino è quasi ringiovanito. Da Mario a Mario, Struzziero, editor di questa bottiglia che mi regala serenità in un bellissimo pranzo domenicale che termina tardi in puro stile partenopeo. Il Taurasi come dev’essere secondo me: non suadente, di buona acidità, con profumi di frutta rossa non esuberanti ma precisi, il rimando agrumato, la nota tostata (non fumé), ampie spalle e tanta tanta lunghezza.
Il Villa Fosca è proprio tutto questo. Quella bottiglia venne meglio del Campoceraso, commenta Mario da Venticano.
La magia del Taurasi è nella sua capacità colloquiale di introdurti in una atmosfera d’ambiente in cui il ritmo è silente, ben lontani dalle corse degli ultimi anni. Capace anche di riportati alle origini di una passione da cui scaturisce poi l’impegno.
Struzziero, come Mastroberardino, è una Campania anni ’90 poco raccontata e poco seguita rispetto al turbillon mediatico dell’epoca, ma come un fiume carsico scava nei meandri delle cantine e nelle memorie per restituirci la parte più bella del vino, l’emozione. Di amare.
Scheda del 1 marzo 2007. È la selezione meno importante rispetto al Campoceraso o, almeno, io l’ho interpretata ed intesa in tal senso considerato il fatto che da quest’ultimo cru, nella stessa annata, Mario Struzziero ha prodotto una riserva rivelatasi, in un recente assaggio, davvero molto buona. Le mie aspettative, dunque, riguardo a questo Taurasi «altro» erano decisamente inferiori. La smentita non ha tardato a venire. È bastato, infatti, versare il vino nel calice ed aspettare una mezz’ora circa di lenta ma necessaria ossigenazione per far emergere le migliore caratteristiche di quest’aglianico irpino. Sia ben chiaro non mi sembra avere lo stesso passo, la stessa ampiezza né la complessità della riserva, pari annata, e mostra un profilo, decisamente, più stretto e verticale là dove, invece, il Campoceraso appare prediligere una progressione ed una disposizione più lunga ed orizzontale.
Il naso è, inizialmente, chiuso su intriganti suggestioni minerali di humus e legna arsa con note speziate di pepe e chiodo di garofano. Col passare dei minuti escono in maniera più chiara e distinta anche sentori di piccoli frutti di bosco e vivaci note floreali pur non raggiungendo nell’uno come nell’altro caso un’intensità particolarmente rilevante. Il gusto è morbido, fresco con un finale non lunghissimo ma, sicuramente, appagante. Su tacchino saltato in padella con patate e profumo d’origano. (Fabio Cimmino)
Sede a Venticano, Via Cadorna, 214. Tel. e fax 0825 965065. struzziero@struzziero.it www.struzziero.it Enologo: Mario Struzziero. Ettari: 12 di proprietà. Bottiglie prodotte: 500.000. Vitigni: aglianico, greco di Tufo, fiano di Avellino, coda di volpe,falanghina.
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