Bucci è una leggenda. Per molti motivi: espressione di una vera zona bianchista italiana ha insistito su un progetto di vino molto coerente senza inseguire le mode e soprattutto giocando sul fattore tempo in un momento in cui il vino bianco italiano più vecchio sugli scaffali non doveva avere più di quindici giorni, tipo latte, insomma:-)
Non ho dubbi sul fatto che quattro siano le grandi zone bianchiste in Italia: la Liguria con il suo Vermentino, Il Friuli dopo essere uscito dalle tombe di barrique dolci che lo aveva trasformato nella Borgogna dei poveri, la Campania e le Marche del Verdicchio. Queste zone hanno il petrolio ma spesso lo usano solo per accendere le candele.
Grazie ad aziende come Vigna Bucci è stato introdotto, a livello commerciale, l’idea che un vino bianco può evolversi e regalare emozioni, quando cioé la mente trascende dall’aspetto fisico e materiale del bicchiere e inizia a viaggiare nella memoria dei paesaggi e del vissuto.
La Fisar Marche, presieduta da Giovanni Elce Fabbretti, ha festeggiato i dieci anni con una miniverticale diretta dal responsabile regionale Slow Wine Francesco Quercetti, giovane competente e appassionato, nella Villa del Marchese del Grillo, si quella del film di Alberto Sordi. Uno scenario magico in una tenuta curata dalla famiglia D’Alesio che vanta una delle cantine da fin du monde.
Bucci oggi è una realtà di 350 ettari di un’azienda agricola prima che vitivinicola. Negli anni 30 il padre di Ampelio Bucci avviò il progetto. Oggi è la cantina di riferimento per il territorio reale, non gonfiata. Un marchio territoriale.
Quali sono le caratteristiche? Le ha ben sintetizzate Francesco nella sua relazione: in primo luogo è un’azienda biologica certificata dal 1999. Un valore non esibito in etichetta, ma patrimonio intimo delle modalità produttive. Il secondo aspetto è che si pratica un’agricoltura tradizionale, senza alcuna forzatura senza grandi concentrazioni (siamo a livello di 3500 ceppi per ettaro). La meccanizzazione è ridotta al minimo indispensabile, quasi tutto è manuale. Importante, nell’ambito di un discorso della biodiversità, la selezione di un clone proprio. Una filosofia che si è liberata dalla schiavitù della velocità osserva l’agronomo aziendale Gabriele Tanfani che fuori dall’azienda dove vive è un vero pesce fuor d’acqua.
I 30 ettari sono divisi in cinque poderi, coltivati in terreno di medio impasto, sabbioso nelle parti più basse e calcaree in quelle più alto.
La vinificazione è tradizionale in acciaio, la fermentazione parte con lieviti autoctoni e l’elevazione avviene in botti grandi anche molto vecchie. Tutto avviene in maniera molto naturale: stabilizzazione, chiarifica sono due operazioni che avvengono in maniera naturale.
La sintesi di tutto questo è: per andare più veloce bisogna stare fermi. Il progetto non ha mai ceduto alle mode e rispettato i tempi delle diverse annate.
Bucci 2013
Un fratello minore che è stato premiato da Slowine come vino Slow. Buona annata, fresca. Una annata intermedia tra il caldo 2012 e quella molto fresca del 2014. Note balsamiche e agrumate molto fresche: un naso non dirompente ma costante, preciso e lunghissimo, sentori di fieno e di anice e poi frutta bianca, pera. La bocca è semplicemente fantastica, parte la freschezza che traina la beva, freschezza che fa salivare. Un vino in continua tensione che chiude alla grande, veloce in bocca, amaro, salino, dopo rimandi fruttati al palato. Voto 93
Villa Bucci 2010
Annata perfetta, partita un po’ in ritardo, ma che adesso sta esprimendo bellissimi vini. E’ il caso di questo Villa Bucci che ha un naso molto complesso, non esuberante ma ampio e variegato. Si parte dalla frutta bianca, tornano l’anice, il fieno, zafferano. Ancora pera e poi note balsamiche, gesso. Al palato è in pieno equilibrio, l’acidità è dentro il corpo del vino, ampio, armonico. Grande elganza e bella trama. Chiusura spettacolare. Voto 95
Villa Bucci 2007
L’annata calda ma il vino è tutto fuorché monocorde. Un vino più rustico, anche il naso è esuberante con il frutto che si mette di più in evidenza. Al palato note legnose, quasi tanniche, asciugante. Miele di castagno, note balsamico, menta, salvia. Viene sorretto dalla freschezza che lo tiene in vita e lo allunga dall’inizio alla fine grazie anche alle note amarognole. Voto 90
Villa Bucci 2005
Annata fredda e abbastanza complicata da gestire, i vini hanno carburato lentamento. Nota di menta, di balsamico, di albicocca, rimando leggermente fumè, zafferano, di miele di acacia. In bocca ha una grandissima energia: la freschezza si mantiene ma non è scissa. Il rimbalzo dal centro bocca è entusiasmante. Voto 92
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CONCLUSIONI
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Villa Bucci è una delle massime espressioni dell’enologia mondiale. Credo che gli uomini si dividano in due categorie: quelli che lavorano per se e quelli che lavorano per i figlio. Nel vino è facili trovare chi pensa alle future generazioni, ma è difficile incrociare chi non si fa intimidire dalle mode e dalle critiche e tira dritto. Stefania Zolotti ha osservato che forse questi vini riflettono il caratteri di Ampelio. Io credo che i vini sono ben fatti quando piacciono anzitutto al produttore.
E questa senzazione è la lezione finale di una serata indimenticabile nella quale passione e competenza hanno camminato di pari passo grazie a tre grandi protaonisti: il vino, la struttura e la Fisar Marche.
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