PIETRATORCIA
Uva: piedirosso, guarnaccia, aglianico
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Quando devo abbinare un rosso ai piatti tradizionali come il ragù cerco sempre vini nati vicino la città, preferibilmente a base piedirosso. Di fronte alla pomposità di certi piatti, al loro barocchismo, alla loro sufficiente autoreferenza, sono infatti necessari bicchieri aggressivi, poco moderni, sapidi, sulfurei, difficili da bere da soli. E’ il caso in cui davvero il piatto deve essere completato e può essere compiuto solo con il giusto abbinamento. E’ per questo motivo che sulla mia tavola di Natale, insieme al primo, un tipico zito di Vicidomini spezzato con il ragù di carne mista sufficientemente pippiato ho tirato fuori dai ricordi questo cru ischitano d’altri tempi che avevo provato al suo primo vagito. Non avevo dubbi sulla sua loquacità, i vini di Pietratorcia riservano sempre magnifiche sorprese sui tempi lunghi, anche se la composizione è a base di piedirosso, vitigno difficilissimo da annusare, guarnaccia e una punta di aglianico, successivamente, e giustamente dico io non essendo questa uva ischitana, eliminata dal blend. Janno Piro è un conferitore delle famiglie Iacono, Regine e Verde che conducono da undici anni Pietratorcia con grande dignità vitivinicola, una realtà necessaria nell’Isola Verde. Rosso rubino, il naso è assolutamente minerale e vanamente cerchereste, soprattutto dopo tre anni, i frutti di bosco, l’amarena e la ciliegia. In compenso trovate il naso tipico dell’isola e degli areali flegreo e vesuviano, poco moderni, per nulla ruffiani, difficili da digerire a chi si è fermato alla formazione didattica senza entrare nell’esperienza del rapporto tra le uve e il territorio. In bocca la musica non cambia: la freschezza è viva e pimpante, arrogante, non lascia manovra alla morbidezza e l’uso del legno lo si ritrova in seconda battuta sia al naso che al palato. Il finale è deciso, lungo, il vino appare di buona struttura. Questo squilibrio tufaceo di cui vi parlavo ne fa un vino ideale per il ragù, la parmigiana di melanzane, lo stesso sartù, un completamento perfetto la cui genesi si perde nella notte dei tempi, quando cioé il gusto di cità si andava configurando così come lo abbiamo adesso grazie alla fame dei poveri e alla ricchezza dei nobili. Vigne di Janno Piro racconta allora la storia dei contadini di Ischia che portavano le loro uve ai vinificatori a Forio e a Ischia Porto per poi fare scalo a Mergellina, era quella l’America allora per questo vino. Qui il lavoro iniziato su terrazzamenti verdi e caldi finiva sulle tavole lussuriose e sulle taverne. Questo gioco a suggestione si ripete perchè il rosso di Ambrogio Iacono non strizza l’occhio alla morbidezza e per apprezzarlo o sei ruspante o hai dovuto bere molte cose. Bel lavoro, a cui si aggiunge la nota lieta della voglia di vivere espressa dal bicchiere a tre stagioni dalla sua nascita.
Sede a Forio, via Provinciale Panza, 267. Tel.081.908206. www.pietratorcia.it. Enologo: Ambrogio Iacono. Ettari: 8 di proprietà. Bottiglie prodotte: 130.000. Vitigni: piedirosso, guarnaccia, biancolella, forastera, greco, uva Rilla, Sa Lunardo.
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