di Roberto Giuliani
La crisi provocata dallo scandalo al metanolo nel 1986 ha prodotto numerosi cambiamenti nel vino italiano, anzi, una vera e propria rivoluzione: nel giro di pochi anni da una parte si è lavorato per spostare sempre più l’attenzione sulla qualità, abbandonando le vecchie abitudini iper produttive, dove i quintali d’uva a ettaro contavano molto più del liquido ottenuto nella bottiglia; dall’altra sono fiorite guide che, attraverso un sistema di valutazione, offrivano la possibilità ai lettori di avere un quadro ampio dei migliori prodotti in commercio ogni anno. Intanto si dibatteva, nascevano fazioni pro e contro l’ingresso delle barrique al posto delle tradizionali botti di rovere, nelle cantine giungevano anche macchinari che facevano discutere, che davano più concentrazione ai vini; il sistema premiante delle guide fruttava, le aziende che ottenevano riconoscimenti vedevano salire le vendite, parte di esse approfittava del momento proficuo alzando i prezzi dei vini, investiva in cantine sempre più grandi e costose, spesso firmate da architetti famosi; gli enologi diventavano il simbolo del cambiamento, il vignaiolo era un termine che sembrava appartenere al passato; il vino, da prodotto per l’uso quotidiano, e quindi per tutti, diventava oggetto di culto.
Con il trascorrere del tempo la letteratura enoica ha assunto una connotazione sempre più ampia e variegata: romanzi da cui sono nati film, monografie di grandi uomini del vino: imprenditori, vignaioli, enologi; volumi dedicati a territori di particolare pregio, raggiungendo dettagli un tempo impensabili come nei lavori cartografici di Enogea, in arte Alessandro Masnaghetti.
Poi l’attenzione si è spostata sui vini naturali, sono nate le associazioni e gli eventi dedicati, l’argomento ha alimentato testi critici o favorevoli, dibattiti, contrapposizioni ideologiche, mitizzazioni e molto altro; sono diventati argomento di discussione i lieviti, l’anidride solforosa, la gomma arabica, gli enologi da miti sono mutati in artefici della standardizzazione dei vini. Nel frattempo internet ha conquistato sempre più spazio, sono nati i social, whatsapp, i siti di e-commerce che hanno messo in crisi le enoteche, il web ha progressivamente allontanato le persone dalla carta stampata (con conseguente crisi dell’editoria e delle librerie), senza che questa venisse realmente rimpiazzata da una lettura on line; la realtà è che oggi si legge molto meno, si fa tutto in fretta, in modo sommario, si vive di messaggi sui social, di like, si rischia anche la vita ogni giorno in auto, in moto, in bicicletta per rispondere ad un sms o per inviare un emoticon. La vita virtuale si sta sostituendo a quella reale, così come la moneta virtuale è diventata più potente di quella reale. In un contesto così trasformato e in continuo mutamento (evoluzione mi sembra un termine poco appropriato), produrre un nuovo libro, un testo che miri ad un contenuto non banale ma con forti spunti di riflessione, diventa impresa implicitamente eroica.
Certamente “Il vignaiolo universale” si pone in questa fascia, del resto Piero Gorgoni e Andrea Grignaffini sono due diffusori di cultura, la loro lunga esperienza a tutto tondo nel campo dell’enogastronomia e il loro incontaminato amore per tutto ciò che l’uomo è capace di rendere arte, sono la garanzia che questo libro è un’opportunità per riprendere il controllo del tempo, che sia su una panchina di un parco o sulla poltrona di casa sotto la luce giusta di un abatjour davanti a un buon bicchiere di vino, si può, si deve tornare a leggere!
Duecentoventiquattro pagine comprensive di 16 illustrazioni a colori di opere artistiche di Paolo Rui dedicate al vino, in acrilico e olio su tela; uno stimolante glossario eno-filosofico, contributi di Luciano Di Lello, Alessio Pietrobattista, Leila Salimbeni, Alessandra Piubello e Laura di Cosimo.
Perché “vignaiolo universale”? Gorgoni e Grignaffini si immergono nel liquido enoico passando dal Metodo Classico nelle sue declinazioni nazionali e francofone, alla Georgia e alle sue influenze nel percorso di Joško Gravner, dal Pinot Noir di Borgogna al Riesling alsaziano, dalla nascita dei Super Tuscan ai Barolo Boys, dagli artigiani del Lambrusco ai Vinoveristi, dalle ossidazioni alla lezione di Bepi Quintarelli, dalla biodinamica alla biotica, passando per il Sudamerica, l’Australia, il Portogallo, la California. Si parla di personaggi fondamentali, visionari del vino italiano moderno, come Giacomo Bologna, Franco Ziliani, Vittorio Moretti, Maurizio Zanella, Gianni Masciarelli, Diego Planeta, Mauro Lunelli, Mario Schiopetto.
Un viaggio culturale, ma anche appassionato, non per dare lezioni ad alcuno, ma per cercare denominatori comuni in un mondo più complesso e affascinante di quanto si possa immaginare. Brevi, interessantissimi capitoli, che i meno abituati alla lettura potranno leggere singolarmente, come se mangiassero dei deliziosi cioccolatini, senza bisogno di finire in un solo giorno la confezione.
Forse anche voi, arrivati in fondo all’ultimo capitolo, vi renderete conto che leggere un buon libro come questo è un dono prezioso al quale sarebbe davvero insensato rinunciare.
Il vignaiolo universale. La cultura nel bicchiere
di Piero Gorgoni e Andrea Grignaffini
Fondazione Cologni / Marsilio Editori – Collana Mestieri d’Arte
Prezzo € 35
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