Il tema di questa bottiglia è di come si possa esprimere potenza esercitandola senza esibirla e di come si possa raggiungere l’eleganza di portamento con un vitigno decisamente scorbutico per l’eccesso di acidità, tannini e, perchè no, anche di antociani.
La meraviglia del Taurasi di Lugi Moio, apriamo quello di una stagione decisamente fortunata, è proprio l’eleganza. Una eleganza ottenuta certamente prima in vigna con frutta perfetta e ben matura, ma non surmatura che è il principale errore che si può fare con vitigni come l’Aglianico. Ma sappiamo bene che poi la battaglia si combatte durante la vinificazione, acino dopo acino, eliminando il più possibile quelle componenti che regalano il tono amaro al vino.
Contrariamente alle nostre abitudini, passando una bella serata fra amici competenti e amanti delle grandi bottiglie, ho deciso di non aspettare oltre e di aprire qusto Taurasi di appena cinque. Certamente mi sono privato della sua evoluzione, ma la prima notizia che devo darvi è che mi sono trovato un vino che aveva già il suo giusto equilibrio fra alcol e tannini per potere essere aperto e bevuto. E non era una prontezza da trucco enologico, bensi di lavorazione fine e profonda, di uso ponderato e ormai sapiente del legno e avr lasciato al vino il giusto tempo per maturare.
Confrontato con il Sassicaia 2018, altro grande vino, il Vigna Quintodecimo ha potuto guardarlo negli occhi: due vini diversi fra loro, ma espressione di un progetto compiuto in cui la trama del racconto era assolutamente valida dal naso sino alla beva con un finale travolgente. Certamente il Taurasi ha la sua componente tannica più palpabile, ma proprio la sua risoluzione in cantina ne fa alla fine solo una questione di gusto nel confronto con il bolgherese.
La dimostrazione che il Taurasi non deve essere per forza una scelta di nicchia per iperspecializzati o per palati antichi pre-omogeneizzati, ma può essere altamente competitivo se affrontato con i migliori risultati delle ricerche scientifiche.
Perchè questa recensione domenicale la chiudo così: in un momento in cui svalvolati minus habens contestano la Scienza perchè pretendono risposte di tipo religioso e spiritualistiche da un sapere che per essere tale non può che essere falsificabile come scriveva Popper, noi abbiamo bisogno di più Scienza. Più Scienza per essere più naturali, più Scienza per essere più sani, più Scienza per bere grandi vini.
Se non la pensate così, bevetevi piscio e andate in processione incappucciati come nell’anno Mille nella vana aspettativa di una salvezza che non vi può toccare perchè siete soldatini dell’Ignoranza.
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