ETTORE SAMMARCO
Uva: biancatenera, ginestrella, falanghina
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Il bianco di Bartolo Sammarco ha raggiunto una maturità sconvolgente acquisendo soprattutto in profondita olfattiva e papillosa. Gli ulteriori mesi trascorsi in bottiglia hanno messo ancora maggiormente in equilibrio le diverse componenti del vino: al naso odori di frutta bianca, ancora una punta floreale, macchia mediterranea, erbe, in bocca l’ingresso è abbastanza morbido, bene l’equilibrio tra alcol e freschezza, grande mineralità, buona struttura, privo totalmente di ruffiani residui zuccherini. Anche dopo questo assaggio mi convinco che questa sarebbe stato sicuramente degno di una <Corona> nella guida Vini Buoni d’Italia. Lo beviamo su tutte le preparazioni di pesce, ma anche sulla mozzarella di bufala e formaggi a pasta filata non stagionati: purtroppo l’azienda non ha l’abitudine di formare un archivio, per questo è necessario procurarsene una buona partita quando esce e conservarla per almeno tre o quattro anni. Il 2005, infatti, nonostante tutte le ripetute e straripetute difficoltà dell’annata, in questo caso è spettacolare. Insieme al Sèrole, tra i migliori bianchi di questa difficile vendemmia.
Assaggio del 16 dicembre 2006. Abbiamo provato questo bianco due volte a Cetara prima introducendolo come pirata nella cena dei coronati bianchi di Vini Buoni d’Italia al San Pietro e tutti lo hanno valutato come una <corona non data>, poi con Enzo Vizzari sulla genovese di tonno di Pasquale del Convento e anche in questo caso il vino di Bartolo ha ben figurato. Possiamo ormai parlare di classico, appena appena una spanna sotto il Fiorduva di Marisa Cuomo che vince grazie alla complessità olfattiva mentre in bocca i due campioni se la giocano alla pari. Stupisce, di questo 2005, anche la struttura, comune però a tutti i bianchi della costa campana dai Campi Flegrei sino al Cilento perché i vigneti hanno sofferto meno del freddo e soprattutto delle piogge rispetto alle zone interne dell’Irpinia e del Sannio. Questo cru ravellese si presenta intenso e persistente al naso, in bocca il legno è appena percepito, ha una beva lunga, sapida, minerale, fresca, molto equilibrata che chiude in modo pulito, come tutti i grandi vini adatti all’abbinamento e non autoreferenti. Lo beviamo allora sui crudi di pesce e sul menù della Vigilia di Natale, sulla colatura di alici di Cetara: grande rapporto tra qualità e prezzo, se la gioca alla pari con i bianhi altoaltesini per carattere e tono complessivo. Penso anche che possa avere una buona evoluzione nei prossimi due o tre anni, a patto, ovviamente, di conservarlo. Con questa esecuzione Bartolo, il figlio di Ettore, si conferma enologo a vocazione spiccatamente bianchista. Quando siete in Costiera, fermatevi all’inizio della salita spettacolare che da Amalfi porta a Ravello: due Sammarco, lui è quello che trovate dopo.
Sede a Ravello. Via Civita, 9. Tel. e fax 089.872774. www.ettoresammarco.it. info@ettoresammarco.it. Enologo: Bartolo Sammarco con i consigli di Sebastiano Fortunato. Ettari: 1,5 in affitto. Bottiglie prodotte: 70.000. Vitigni: falanghina, biancolella, pepella, biancatenera, ginestrella, piedirosso, aglianico, sciascinoso, serpentaria.
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