VILLA DIAMANTE
Uva: fiano
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Come si dice, il manico si vede nelle annate difficili e impossibili. Questo 2002 l’ho riassaggiato da Gennaro Esposito e da Carmine Fischetti all’Oasi di Vallesaccarda e mi è piaciuto.
Naturalmente mi aspettavo la difficoltà di coprire interamente il palato ed effettivamente ci arriva punta punta. Ma l’attenzione artigianale in questo caso presenta un vantaggio notevole sulla produzione seriale.
Forse l’ho già scritto da qualche parte: Antoine sta al bianco come Tecce è al rosso. Grandi convinzioni maturate direttamente in bottiglia, capacità comunque di sorprendere sempre con la passione.
Il 2002, ad esempio, presenta queste note fumé insospettabili, che mi ricordano Summonte più che Montefredane. Lo spettro si allarga sull’agrume e sulla frutta bianca ancora bella fresca.
Non c’è minima traccia di ossidazione o di decadenza in questo vino, ma tanta energia, forse troppa. Infatti è la freschezza a tenere in piedi l’impianto e a nascondere l’esiguità materiale di questo bianco.
Il risultato è piacevole, incantevole. Il genere di vini che prediligo in questo momento. La conferma della grandezza assoluta del Fiano di Avellino anche in annate difficili.
Assaggio del 6 ottobre 2004. L’influenza dello stile francese ha insegnato la profondità ad Antoine Gaita, figlio belga di un minatore irpino emigrato dopo la crisi dell’attività estrattiva dello zolfo a Tufo.
Solo la sua pazienza, iniziata giusto dieci anni fa con una versione stupefacente da tutti ricordata con devozione, riesce infatti a regalare sempre e comunque dei Fiano molto complessi anche da annate banali e diluite come la 2002, quella, ricordate, in cui alcune grandi aziende rinunciarono a fare i top wine da uve a bacca rossa temendo il flop.
Con stile artigiano, direi inutilmente distratto dal rosso di cui non si sentiva francamente la necessità se non come gioco aziendale, Antoine affronta ciascuna annata con stile diverso partendo da una pignola lavorazione in vigna a Montefredane.
Vigne alte circondate da fitti boschi da cui si trae un bel vantaggio in annate come la 2007, difficilissima per le uve bianche. Stanotte ci è dunque toccata una 2002 scelta dalla magnifica carta dei vini ideata da Giovanni, ex Cantinella, e Luciano, i sommelier della Torre del Saracino a cui Gennaro ha affidato la direzione strategica del bicchiere: i due hanno iniziato a lavora sui bianchi di lunga durata, per esempio anche il Kratos 2002, anche se, confessano, mantenere i campani è una impresa ciclopica perché la richiesta è pressante, continua, esaustiva delle scorte.
Va bene, questo Fiano di Antoine che all’inizio mi aveva lasciato non perplesso ma sicuramente non entusiasta, si è dimostrato essere una bicchiere di grande stoffa. Intendiamoci, più appagante al naso, ricco di note affumicate a cui seguono alcune sensazioni di idrocarburi, mineralità, profondità e varietà di sentori da cui ci sentiamo di escludere ormai la frutta, che in bocca.
Qui il vino si rivela infatti come annata difficile perché non sufficientemente strutturato da coprire tutta la lingua, bensì lasciandone scoperta giusto la parte finale, un piccolo segnale di diluizione che però non marca il giudizione complessivo del 2002 che si presenta alla fine in grande equilibrio complessivo e soprattutto segnata da una sostanziale tenuta della freschezza che resta poi il parametro principale con il passare degli anni, soprattutto per il Fiano.
Il vitigno irpino conferma così ancora una volta la longevità assoluta direi pari a quella dell’Aglianico, se ben lavorato con intelligenza, insomma, è capace di regalare enormi sensazioni scapolati i primi anni in cui spesso la banalità evolutiva finisce spesso per coprire il carattere della bottiglia. Con Silvia Imparato, che ci ha rivelato il nome di nuovi e insospettabili ammiratori della sua annata 2005, e Francesco Aiello abbiamo deciso di spenderlo su uno dei capolavori di Gennaro, la mitica lasagnetta fredda di pesce usata come entreé, l’ouverture di una serata straordinaria.
Per una magica combinazione, il Fiano della zona di Montefredane e quello di Montevergine sfuggono alla banalizzazione varietale a cui questo vitigno è stato sottoposto negli ultimi anni. Antoine lo rispetta e per questo si è meritato rispetto. Quello dovuto ad un artigiano più impegnato a lavorare che a fare ideologia. Bravo.
Sede a Montefredane, Via Toppole
Tel. 0825.30777, fax 0825.22920
Email: villadiamante.it@tiscali.it
Enologo: Antoine Gaita
Bottiglie prodotte: 10.000
Ettari: 3,5 in conversione biologica
Vitigni: fiano
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