VILLA DIAMANTE
Uva: fiano di Avellino
Fascia di prezzo: fuori comercio
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Immortale è la definizione giusta di questo grande bianco campano, il primo vinificato, ed etichettato come “vino da tavola” a conferma dei paradossi italiani, da Antoine Gaita. Questo Fiano di Montefredane fece immediatamente notizia per la doppia decisione inedita di usare il legno e di uscire con un anno di ritardo. Quando passano vent’anni ogni bottiglia comincia a narrare la propria storia, un po’ come succede con le persone di una certa età. Stappiamo l’ultima bottiglia alla Taverna del Capitano sui piatti 2016 di Alfonso Caputo e, rispetto alla nostra precedente esperienza di sette anni fa, notiamo un naso più fresco, in cui il legno è perfettamente fuso nel frutto. Un olfatto che ha sviluppato piacevoli note di idrocarburo. Ma quello che davvero ci impressiona è il palato: una beva fresca, pimpante, come fosse un vino di quattro, cinque vendemmie fa. Ritornano le note di frutta secca, miele di acacia, idrocarburi. L’allungo finale amaro piacevole, lunghissimo. Un vino che per la sua complessità regge bene anche l’aumento della temperatura sviluppando maggioramente le note fruttate.
davvero un campione incredibile, bevuto manco a farlo a posta dopo il Naima 2007. Già, perché come scrissi nella scheda che vedete qui sotto, fu proprio Bruno De Conciliis ad innamorarsi di questo bianco all’epoca al debutto al Vinitaly e a farne scorta.
Il Vigna della Congregazione conferma come le potenzialità del Fiano siano infinite: è necessario crederci e puntare sul tempo e sui cru fatti in aree veramente vocate.
Scheda del 14 aprile 2009. Non vorrei che la mia passione per i vini bianchi invecchiati venga scambiata per necrofilia. In effetti, ci piace seguire il corso soprattutto di Fiano e di Greco anche dopo il nadir che in genere, a seconda delle vendemmie, si registra dopo tre-quattro-anche cinque anni, quando la struttura inizia a scarnificarsi lasciando posto all’acidità che è sempre l’elemento principe che resta sul campo. Ma non per questo ci sentiamo di affermare che quanto più un vino bianco è vecchio meglio è.
Il 1997, l’anno del boom di Antoine Gaita quando quasi nessuno si poneva il problema di allungare i tempi di consumo dei bianchi, si conferma grande e meritevole della sua fama anche se l’insidiosa annata calda si sta rivelando avere un passo indietro rispetto ad altre meno celebrate sia per i bianchi che per i rossi. Ad un certo punto, infatti, la sensazione è che il naso abbia poco da offrire agli appassionati rivelando un certo affaticamento, una perdita di smalto. Questa bottiglia portata da Bruno De Conciliis, che del 1997 fu uno dei principali acquirenti, ha mostrato evidenti segni di stanchezza ossidativa, pur immersa in nuances di spezie dolci e poi di idrocarburi.
Al naso leggermente spento ha fatto da contraltare invece una grande bocca viva e ricca di spunti, a cominciare dalla appaganti sensazioni di pienezza e di calore sostenute agevolmente dalla freschezza in cui la maturazione su fecce, anche questo metodo inesistente in quel periodo in Campania, ha giocato sicuramente un ruolo positivo che passa all’incasso proprio in bocca. Una buona espressione di una viticoltura sana e ragionata, quella di Montefredane sulla collina a ridosso del capoluogo, un chiaroscuro con la valle dove ci sono grandi insediamenti industriali, due modelli di sviluppo a confronto che confinano tra loro. Forse la viticoltura non potrà mai offrire gli stessi posti della Fiat di Pratola Serra, ma sicuramente contribuisce a fare dell’Irpinia un nome legato alla qualità e all’ambiente sano. Già, perché alla fine si ricorderanno, per restare in argomento, le grandi annate di Fiano, di Greco e di Taurasi irripetibili altrove e non certo i motori che potrebbero essere costruiti ovunque e la cui produzione per un gioco di mercato può spostarsi da un giorno all’altro in India piuttosto che in Brasile.
Sede a Montefredane, via Toppole 16
Tel 0825.670014, fax 0825.22920
Sito: http://www.villadiamante.eu
Enologo: Antoine Gaita
Bottiglie prodotte: 10.000
Ettari: 3,5 in conversione biologica
Vitigni: fiano, aglianico
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