
Sei millesimi, dal 2002 al 2008 (esclusa la 2003) venduti insieme a circa 100 euro. Per la prima volta in assoluto una azienda campana decide di misurarsi sul mercato seguendo quello che andiamo predicando da sempre: rispettare il tempo giusto. Vendere, ma soprattutto comprare e bere i vini di annata della Campania è un segno di incultura, significa mangiare la pasta scotta come fanno i russi o il riso aperto come si usa sotto Roncobilaccio.
Qualche anno fa, durante la prima edizione di Vesuvinum, Vincenzo Ambrosio mi consegnò un trittico prezioso: 2002, 2004 e 2005 del bianco Vigna del Vucano. Accettai con piacere, e naturalmente le bottiglie sono ancora nella mia cantina. La mia proverbiale tirchieria con i bianchi d’annata mi ha impedito di dargli il feedback (si dice così adesso perché fa chic) che avrebbe voluto da me.
Poi a maggio durante Vitigno Italia con Paolo De Cristoforo abbiamo condotto una bellissima verticale di Vigna del Vulcano nella quale i bianchi sono apparsi in grande spolvero. Appena a marzo avevo bevuto la 2002 da Gennaro Esposito e l’avevo trovata davvero molto buona. Monica Piscitelli l’aveva incrociata nel giugno 2010 e ne era rimasta entusiasta.
Beh, tutto questo per dire che sin qui siamo nella normalità: sono decine i vini campani che riservano sorprese, a cominciare ovviamente dal Fiano di Avellino. Ma la novità di questi giorni è questa cassetta: non è un omaggio personale, ma una vera e propria confezione disponibile per tutti coloro che la desiderano. Con cento euro o giù di lì, la storia di sei vendemmie del Vesuvio, una esperienza gustativa fantastica e unica al mondo.
Questa è la strada giusta per farà fare il salto di qualità alla Campania trasformandola da zona vocata a distretto vitivinicolo.
Sinora gli unici esempi di verticale commercializzata, ossia diversi millesimi accessibili a tutti, viene da Mastroberardino e da Feudi con il Taurasi, ma la straordinarietà di questa iniziativa è che riguarda il bianco. Un nuovo duro colpo ai luoghi comuni.
Così facendo la bottiglia si libera dall’assillo del ribasso per tornare ad essere un pezzo unico, per amatori. Si dirà che questo è un mercato per nicchia. Vero soprattutto al Centro-Sud dove la gente non sa bere. Al tempo stesso è sicuro che nel mercato globale vincerà chi ha imboccato questo sentiero, solo in apparenza difficile, ma che in realtà presuppone solo una merce sempre più rara nell’Italia tatuata dai reality: un po’ di cultura.
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