OCONE
Uva: falanghina
Fascia di prezzo: nd
Fermentazione e maturazione: acciaio
Vista 5/5. Naso 26/30. palato 26/30. Non Omologazione 31/35
La prima volta che ebbi la percezione chiara sulle possibilità dei bianchi campani di invecchiare quanto se non meglio dei rossi fu dovuta proprio a questa storica etichetta di Mimmo Ocone. Spuntò durante una festa tra amici in una casa in campagna dove era stata dimenticata quattro anni in cantina. L’aprimmo storcendo la bocca e ci godemmo il succo fresco di questa bellissima vigna, ben esposta a Ponte con sguardo rivolto a Sud e filare di fiano incorporato.
Ecco perché dopo oltre 12 anni da questo episodio non ho avuto problemi a portare questo vino nel nuovo locale di Pietro Rispoli per provarlo con i suoi piatti. Voglia di revival.
Sapevo di andare a colpo sicuro ed in efftti proprio così è stato. Polpa di pesca fresca e matura al naso, veloce e dinamica in bocca, piena e di corpo. Un Falanghina insomma di grande effetto che meriterebbe di essere sempre bevuta almeno un paio di anni dopo la vendemmia come sempre accade a questo vino coltivato nell’areale del Taburno, particolarmente vocato ai bianchi strutturati e di corpo che partono sempre molto ben acidi.
La corrispondenza tra naso e bocca è semplicemente perfetta, credo che dopo quasi sei anni sia ormai giunmta al suo nadir espressivo.
Conservatela e fate come me che l’ho riprovata dopo 5 anni. Davvero un grande godimento che conferma lo stile di questa cantina apripista nel biologico e nel turismo del vino.
Scheda del 7 novembre 2007. Questa bottiglia ha una peculiarità abbastanza rara in Campania, soprattutto per i bianchi: è un cru. Viene infatti tutta da una sola vigna ben esposta nella omonima località staccata dal corpo aziendale acuisita intorno alla metà degli anni ’90. Questo significa due cose precise nel panorama delle etichette regionali, da un lato è stato uno dei segnali di riqualificazione di questo vitigno in un momento in cui la sua reputazione aveva cominciato a precipitare rovinosamente nella stima degli appassionati e soprattutto dei prezzi alla bottiglia.
Dall’altro è un presidio varietale abbastanza affidabile e migliorato anno dopo anno. Il procedimento non ha nulla di particolare rispetto alla Falanghina base dell’azienda, se non una resa per ettaro più bassa della media e una maggiore attenzione complessiva in tutto il procedimento di raccolta e vinificazione. Il risultato rispetta le caratteristiche della Falanghian del Taburno, sempre molto nervosa e impossibile all’inizio perché scomposta e acida, poi in ripresa a circa un anno dalla vendemmia proprio come accade con i bianchi irpini.
Bel colore giallo paglierino carico, intensi e persistenti i sentori di frutta bianca, in bocca la 2006 fa un grande passo in avanti rispetto alle precedenti edizioni che non abbiamo avuto modo di trattare in questa sede: strutturata, grassa, buona acidità, lunga nel finale e sostanzialmente appagante: un bel bicchiere a cui manca forse la profondità di certi Greco 2006 ma che resta comunque nella pole delle nostre preferenze. I vini di Ocone hanno modo di invecchiare abbastanza bene, sono ottenuti da uva da agricoltura biologica certificata ormai da qualche anno, e si conservano a lungo con insperati risultati come nel caso della stessa Coda di Volpe base che ci stupì tempo fa e di cui vi abbiamo dato conto. Me la riserverei per la vigilia dell’Immacolata sul classico baccalà all’insalata e lo spaghetto con la colatura di alici di Cetara, ma va alla grande su tutte le grandi minestre napoletana, dalla pasta con i piselli a quella con le patate, con i fagioli. Grazie a questa etichetta la Falanghina ha evitato il disastro.
Sede a Ponte, Via Monte, località La Madonnella Tel.0824.874040. fax 0824.874328 www.oconevini.it admocone@tin.it Enologo: Carmelo Ferrara. Bottiglie prodotte: 240.000. Ettari: 11 di proprietà più 25 in conduzione. Vitigni: aglianico, piedirosso, coda di volpe, greco, falanghina
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