di Lello Tornatore
Ci sono momenti in cui chi è alla guida di un’azienda che ha meritatamente raggiunto alcuni traguardi importanti, rendendosi conto che il vento sta per cambiare direzione, invece di restare immobile ad aspettare che passi “il cadavere del nemico”, decide di apportare gli opportuni accorgimenti tecnici per rendere il prodotto ancora più appetibile rispetto alle rinnovate preferenze stilistiche, e già che si trova, tendere anche a riportare la produttività a livelli accettabili nel rispetto della qualità.
E’ precisamente quello che ha fatto e sta facendo Salvatore Molettieri, “ il re dell’aglianico di Montemarano”. La famosa “Vigna Cinque Querce”, che tanto gli ha dato in termini di notorietà grazie al vino che da lì proveniva e proviene ancora, è oggetto da qualche anno di questo tipo di ristrutturazione tecnica. Salvatore, che incarna il prototipo dell’irpino self-made, con tanta saggezza contadina alle spalle, già da qualche anno ha iniziato a modificare un sesto d’impianto, un sistema di allevamento e una palificazione risalenti alle prescrizioni che più di vent’anni fa, attraverso lalegge regionale n° 42 (capitolo miglioramenti aziendali) lo Stapa-Cepica imponeva.
Ora è cambiato tutto, per primo la normativa, che ormai prevede sesti d’impianto più stretti e quindi a maggiore densità di piante per ettaro, e prescrive inoltre, palificazioni in legno, più accettabili dei pali di cemento dal punto di vista dell’ecocompatibilità. E’ cambiato anche il gusto dei consumatori, che rispetto alla nuova tendenza della cucina, fortemente alleggerita, richiedono vini meno “materici”, meno “muscolosi”, più fruttati, più acidi, più easy…insomma meno concentrazione, ed equilibrio delle sensazioni organolettiche più spostato verso le durezze piuttosto che verso le morbidezze.
Ed è proprio in queste rinnovate condizioni di mercato e di gusto che viene fuori lo spirito forte, tenace e combattivo dell’irpino. Per intanto Salvatore decide di non stravolgere tutto “dalla sera alla mattina”, procedendo ad effettuare espianti e relativi reimpianti, pezzo per pezzo, anno per anno, questo per rendere meno traumatico il passaggio dal “vecchio prodotto” al “nuovo”.
Si modifica il sesto d’impianto e da mt.1,50 x mt. 2,50 si passa a mt. 1,20 x mt. 2,20, e quindi dai circa 3000 ceppi per ettaro si passa ai circa 4000 del nuovo sesto. Allo stesso tempo, vengono asportati i vecchi pali in cemento ormai segnati dalle inevitabili rotture che i mezzi meccanici di lavorazione del terreno hanno determinato nel corso degli anni e sostituiti con quelli di legno, e inoltre, si predispone l’allevamento a guyot (potatura a nuovo) piuttosto che a cordone speronato (potatura sul vecchio) che aveva determinato la bassissima produttività della vigna, ormai ai limiti dell’accettabile.
Intanto che mi racconta queste cose con la solita passione di sempre, intravedo, per un attimo, un velo di amarezza negli occhi quando mi fa un veloce passaggio sull’incomprensione di questa operazione da parte di pezzi di stampa specializzata che invece di tentare di capire la motivazione di questa ristrutturazione, magari informandosi direttamente da lui, ha lasciato credere che fosse un intervento finalizzato alla definitiva smobilitazione.
Ma è solo un attimo, riprende subito a parlare dei figli, le colonne dell’azienda, di “Peppo”, che è un mago sui trattori e sull’escavatore, di Luigi che si da fare nel commerciale ma anche nelle vigne, di Giovanni, l’enologo di casa e del piccolino (14 anni) che già incomincia a mostrare interesse un po’ in tutti i settori dell’azienda di famiglia. Gli leggo negli occhi l’amore per la terra, per le vigne e per la famiglia, insomma quello che ci si aspetta da un umile contadino dell’Irpinia degli anni ’80 che è arrivato a far parlare di Montemarano , dell’aglianico e della Vigna Cinque Querce, la stampa specializzata di tutto il mondo. Volete mai che possa minimamente aver pensato di distruggere tutto questo?
Dai un'occhiata anche a:
- Fattoria Il Capitano a Pontassieve, un’azienda coltivata con passione
- Viticultura e sostenibilità in Sicilia
- Cantina Amarano a Montemarano in Irpinia
- Tutto il fascino di Fontanafredda: dalla storia all’ospitalità e il Barolo di Serralunga
- Valpolicella: l’identità territoriale dei vini Farina si consolida attraverso sperimentazione e sostenibilità
- Cantina Boccella Rosa a Montemarano
- Cantina Giacomo Borgogno & Figli, la rivoluzionaria tradizione in Barolo
- Cantina Alabastra a Cesinali di Lucia Pintore e Angelo Valentino