11 novembre 2001
Un lungo passato, il presente ricco di allori, un futuro dedicato a combattere gli aglianici del Nuovo Mondo. Parliamo del Vigna Camarato, il vino di punta di Ida e Tani Avallone (nella foto al lato) che zitto zitto negli ultimi anni è diventato il più decorato tra i campani dopo il Montevetrano. Per ben tre volte consecutive la guida del Gambero Rosso – Slow Food gli ha assegnati i tre bicchieri, cioé il massimo riconoscimento. E nonostante ciò non si è montato la testa perché riesce ancora ad essere consumato a prezzi contenuti, così come tutti i prodotti di Villa Matilde (Cellole, strada statale Domiziana, 18 al chilometro 4,700. Telefono 0823 932088. Sito internet www.fattoriavillamatilde.com). Questo antico vigneto di Aglianico, ben esposto al sole alla falde del vulcano spento di Roccamonfina (la località si chiama Castrese), ha dunque rilanciato il Falerno, come i romani usavano chiamare il vino prodotto nell’Ager Falernus, di cui si erano perse le tracce nei secoli e che ci è stato restituito nel ’900. Ma il Vigna Camarato ha vissuto due volte anche per un altro motivo: il suo lancio nell’Olimpo dei tre bicchieri è dovuto alla mano fatata di Riccardo Cotarella che ne ha ammorbidito i toni strizzando l’occhio al gusto internazionale. Sarà adesso interessante studiare la longevità di questo vino, prevedibilmente molto molto lunga, la cui morte è senz’altro l’agnello, meglio se di razza Laticauda e cucinato in pasta sfoglia come si usa all’Agriturismo Le Quercete a San Potito alle falde del massiccio del Matese. Se poi volete consumarlo direttamente nel ristorante di Villa Matilde segnaliamo l’arista di maiale casertano al Falerno cotta al legno. Oppure ancora prima di cena, da solo, sorseggiandolo a picco sul mare dalle terrazze del San Pietro di Positano meditando sui grandi temi sociali del momento.