COLLI DI LAPIO CLELIA ROMANO
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 15 a 20 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Nella degustazione di Taurasi 2003 organizzata dai super Grazia e Stefano di Mg Logos per conto della Comunità Montana Terminio Cervialto ieri sera a Roma nella splendida cornice di Palazzo Rospigliosi il Vigna Andrea di Clelia Romano è andato improvvisamente in fuga cogliendo di sorpresa Feudi, Mastroberardino, Molettieri e Caggiano. Parabola ciclistica a parte, sicuramente un grande campione molto apprezzato dalla sala che lo ha leggermente preferito agli altri: lo stupore parte da due sorprese, ancora più marcate quando, come in questo caso, il pubblico conosce bene il vino ma poco il Taurasi. La prima è che non parliamo di un vino caldo del Sud in cui spesso si avverte una sensazione esagerata di frutta matura, esuberante. La seconda, in qualche modo collegata alla prima, è che parliamo dell’annata 2003, cioé quella famosa per le temperature elevate e siccitosa nella quale la freschezza dovrebbe essere già addomesticata. E, in effetti, per chi ha bevuto molti Taurasi, c’è un chiaro sentore di maturazione più evoluta rispetto alle altre annate, soprattutto rispetto alla 2004 in uscita a gennaio giustamente definita il ritorno dela classico dagli organizzatori di Anteprima in programma questo fine settimana. Ma questa sensazione sparisce se confrontata con altre tipologie è il motivo va ricercato nel fatto che, per quanto anticipata quell’anno, la vendemmia dell’Aglianico è comunque tardiva e nei mesi di settembre e soprattutto di ottobre la frutta ha avuto modo di ricomporsi. Giocano a favore, ancora, l’altitudine dei vigneti di Clelia, il suolo grigio argilloso di Lapio, l’escursione termica. Fattori sicuramente in grado di riequilibrare l’eccesso di caldo dei tre mesi estivi. Forse la 2003 si rivela anche in una apertura più franca e immediata, cioé più pronta, in cui domina una buona frutta rossa, supportata dalle note balsamiche, dalla liquirizia, dalla menta perfino. In bocca l’ingresso è dolce e composto, abbastanza morbido, poi il vino si dispiega, si irraggia come molto efficacemente dice Gianpaolo Gravina, immediatamente a tutto il palato occupandolo tutto senza problemi. Il finale è lungo ma non lunghissimo, appena diluita la tipica chiusura amarognola dell’Aglianico dal prevalere iniziale del dolce. Un vino di classe, direi una buona interpretazione di Angelo Pizzi di una annata per certi versi più facile in un momento in cui il mercato richiede vini già pronti da bere. Ragazzi, parlando di media c’è poco da fare, Aglianico e Barolo per me hanno una profondità difficilmente raggiungibile da altri vini: entrano in bocca e si gustano con il cuore. Questo non lo abbino, lo bevo fino all’atarassia, la agognata sospensione delle ansie.
Sede a Lapio, Contrada Arianiello 47. Tel. 0825. 982184 e 0825.982191. Fax 0825. 982184. Enologo: Angelo Pizzi. Ettari, 4 di proprietà. Bottiglie prodotte: 40.000. Vitigni: aglianico e fiano.
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