Via D. Taiani, 1
Tel. 089 210237
Aperto sempre
Chiuso mercoledì da settembre ad aprile
Sui 35 euro.
di Tommaso Esposito
Da Evù si arriva facilmente parcheggiando l’auto non appena si giunge a Vietri.
Quattro passi sbirciando tra le belle ceramiche in mostra.
Pochi coperti, vivida illuminazione, bianche pareti con qualche tocco di colore e di ricercato disordine chic.
Un piccolo dehors che d’estate è figo perché si affaccia dritto sul vicoletto.
Prenotare sempre. In fine settimana c’è la fila, come in pizzeria.
Riccardo Faggiano conduce, con mammà sempre vigile, la brigata tra la sala e la cucina.
Qui non mollano i fornelli Michele De Martino e Saverio Di Domenico.
La proposta è una tavola tradizionale rinnovata.
E’ un merito e testimonia l’impegno a voler scrollarsi di dosso il retaggio di una banchettistica e di un mangiare vecchia maniera che hanno cristallizzato il gusto in questo piccolo angolo di paradiso e, purtroppo, ancora determinano i numeri.
Decisa e cordiale è l’accoglienza affidata com’è a una bella squadra di giovani che relazionano bene anche con gli ospiti stranieri numerosi.
Il pane e i grissini croccanti al sesamo, saporiti, danno il benvenuto con un vino frizzante.
Poi il menu settimanale proposto a voce, ma anche scritto.
C’è il pescato del giorno che Riccardo recupera personalmente. Non mancano le carni.
Si può cominciare dall’antipasto Evù fatto di sei assaggi diversi.
Costa 15 euro.
Vediamo.
E’ un pot-pourri di idee sempre cangianti.
Piccolo cono con mousse di ricotta di bufala e salmone affumicato. Simpatico e ben riuscito.
Gamberetti rossi scottati al naturale con scaglie di grana.
Insalatina tiepida di calamari e funghi. Buona per il fresco aroma del finocchietto selvatico.
Spiedino di seppie con zucchini alla scapece di balsamico ristretto. Gustoso.
Tiellina di peperoni rossi con olive nere di Gaeta e frammenti di pesce azzurro. A mo’ di piccolo pasticcio casalingo.
Crocché di patata gialla con polpo in salsa piccante agrodolce e germogli di soia.
Una tirrenica cineseria per accattivare i palati giovani e gradualmente disintossicarli. Piacevole giacché moderatamente dolce.
Nella serata eGiovani Amici Cucinare in Libertà la linguina con i ricci proposta da Evù si è distinta.
E quindi stasera, per cambiare, si va per gli spaghetti al burro con pane all’aglio e alici di Cetara.
Un buon piatto sapido e complesso, appena ingentilito dal burro dei Monti Lattari. Freschi i filetti di pomodorino a crudo. Suadente il pomodorino confit. Due crostini di pane diversamente aromatizzati per abbellimento. Del crunch esterno i maccheroni non hanno bisogno.
Non assaggiavo da parecchio il Forastera di casa D’Ambra.
Lo ricordavo così come l’ho trovato, fruttato, fresco e piacevolmente aspro, tra le proposte campane presenti in cantina. Ci sta bene.
Poi per secondo un tonno scottato. Non tataki.
Di buona qualità e sapore.
Una versione vietrese, più identitaria, senza il grana che tanto piace ai turisti forestieri è da ipotizzare sul serio.
La sostengo calorosamente giacché renderebbe onore maggiore all’impegno profuso da Riccardo per recuperare il buon pesce e merito grande a questo piatto.
Bocconcini di cioccolato al rum per concludere.
Una buona ganache aromatica e stimolante.
Limoncello free.
E anche questo va meglio.
In bocca al lupo ragazzi, che c’è ancora tanto da fare da queste parti.
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