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Ben prima che la Penisola Sorrentina divenisse famosa per l’alta concentrazione di ristoranti di qualità, l’unica tappa dei gourmet era proprio il locale della famiglia dell’Amura, nel cuore del centro di Vico Equense. Qui, infatti, da decenni ogni giorno si celebra il rito della “Pizza al Metro”, geniale invenzione brevettata da Gigino Dell’Amura che, al pari di artisti e uomini di ingegno, con la sua fantasia, ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte culinaria. Un’invenzione che nasce per caso, dal lavoro di panettiere che Gigino aveva ereditato dal padre. È notte, si lavora per fare il pane, si assaggia qualcosa, si creano forme, sapori, si prende un po’ d’impasto, lo si schiaccia, inforna, magari si condisce con dell’olio d’oliva e si assaggia. Nasce così la futura fortuna della pizza al metro. Gigino, infatti, di notte continua a fare il pane, di giorno fa la pizza e la fa ogni giorno più lunga. Prima la vende a lire, poi un giorno, negli anni ’50, arriva a Vico Equense un giornalista sfollato che dice a Gigino: “Questa pizza è ottima, perché non le da un nome, magari la chiama pizza a metro”. Questo nome comincia a girare velocemente, la fama di questa pizza cresce. Fin dall’origine si favoleggia sul segreto che renderebbe questa pizza unica e che di volta in volta si è creduto di individuare nell’acqua, nella qualità del lievito o nella farina. Fatto sta che il mistero resta, sia che si tratti di semplice margherita o marinara sia che si ci avvicini a specialità quali la pizza Italia Unita, con ingredienti richiamano i colori della bandiera italiana: prosciutto crudo, mozzarella, scaglie di parmigiano, basilico e rughetta. Per chi ha problemi di dieta e non vuole rinunciare a uno dei classici sapori mediterranei, c’è la pizza ipocalorica alle verdure crude, con indivia, capperi e scarola. Infine è appena il caso di ricordare che “da Gigino” è possibile assaporare i piatti tipici della cucina marinara della Penisola Sorrentina. Oggi l”attività è portata avanti dai cinque figli di Gigino, Giulio, Antonio, Francesco, Carlo e Mario, con uno stuolo di nipoti che con passione continuano lo storico mestiere di famiglia, sempre legato all’arte bianca del pane e della pizza.
Francesco Aiello
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