Una Falanghina entusiasmante e purissima dopo sette anni dalla vendemmia, tra l’altro di una annata per nulla facile e scontata. E’ stato questo il bianco scelto per Ferragosto, celebrato su una linguina alle cozze appena rosè e pe cui era stato scelto questo vino ecumenico. Infatti a conquistato tutti per l’eleganza, la freschezza, la bella sensazione di frutta gialla croccante al naso ritrovata al palato, di un bianco ancora molto lontano dallo Zenit.
Abbiamo sempre considerato un errore bere presto i vini campani, quelli di Moio in particolare. La sua ossessione per la perfezione riesce a dare risultati veri e profondi solo a chi sa aspettare e non si fa prendere dalla fregola di stappare. I vini appena nati, proprio come i bimbi in un reparto nascite, alla fine si somigliano, chi più e chi meno. Bisogna vederli crescere, ed è così anche per questi vini capaci di dare soddisfazioni enormi solo dopo molti anni.
Il mio consiglio dunque è conservare, conservare e, dopo un bel po’ di tempo, trovare il coraggio di stappare. La Falanghina poi è sempre stato il vino, devo confessarlo, che ho seguito con meno attenzione nella batteria di vini proposti da Moio. Invece i risultati che può regalare non sono meno interessanti di quelli del Fiano e del Greco proprio perchè con il tempo, se ben impostata dalla nascita, la Falanghina regala agli appassionati sensazioni enormi di piacevolezza e, quel che interessa all’appassionato, di complessità olfattiva.
A distanza di sette anni Via del Campo per esempio ha un cenno di fumè che ne amplifica il sapore consegnando il vino a piatti più ampi e strutturati.
Davvero un vino straordinario. Moio non sbaglia un colpo. E’ il momento di aumentare il prezzo.
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