La vicenda di Ciro Picariello-Veuve Clicquot mi ricorda questa storiella. In uno stretto vicolo dei Quartieri si incrociano due auto. Una è una Mercedes, l’altra una vecchia 500. Il guidatore della prima urla all’altro, piccolo e mingherlino: “fai retromarcia e fammi passare”. “Ma perché, visto che tu sei in senso vietato?”. “Perché sono più grande”.
Ciro, visto cosa ha dichiarato la Veuve Clicquot a Decanter? Niente denuncia formale, sei soddisfatto?
“Sicuramente entrare in conflitto giuridico con il gigante dello Champagne non è una cosa che mi farebbe piacere. Certo, mi sorprendo un po’ quando leggo che eravamo in discussione amichevole. Il tono delle lettere dei legali non può certo considerarsi tale”.
Riassumiamo bene la vicenda
Tutto nasce da due articoli pubblicati sul Brut Contadino: uno su questo blog e uno sul blog Percorsi di Vino di Andrea Petrini. Negli articoli, scherzosamente e non io direttamente, si faceva riferimento alla concorrenza con la Veuve Clicquot. Ma era un chiaro gioco di paradossi perché nessuno può pensare che io vendo le mie tremila bottiglie di spumante giocando sull’equivoco e soprattutto con l’idea di fare concorrenza allo Champagne. Neanche un folle potrebbe prendermi sul serio e ci farei una pessima figura.
Anche perché, diciamolo, il tuo marchio è ben conosciuto nell’ambiente degli appassionati italiani e internazionali di nicchia e il tuo prodotto è completamente diverso, anche per quanto riguarda l’etichetta. Ricordo infatti che mi chiamasti chiedendomi di togliere l’articolo per chiuderla lì. Cosa che io feci di buon grado sperando nel buon senso delle persone. Lo stesso atteggiamento ha avuto l’amico Andrea Petrini. Ma c’è stato uno strascico.
Purtroppo sì. Tramite il mio legale ho spiegato che avevo provveduto a ritirare le bottiglie dal commercio ma ho ricevuto un’altra lettera a dicembre nella quale, lascio stare il tono certo non amichevole, la Veuve Clicquot si riservava di valutare i danni subiti.
E come si possono calcolare i danni non avvenuti?
Non ne ho idea. So quello che ho dovuto spendere io per questa vicenda: ci siamo rivolti infatti ad uno studio legale specializzato per capire le cose come stavano. Ed è risultato che il colore giallo è registrato, ma la mia etichetta è quasi arancione e il colore non risultava registrato da nessuno.
Qua tra poco qualcuno si andrà a registrare l’aria. Nonostante tutto, hai ritenuto di non entrare in conflitto legale
No, e mi fa piacere sapere che anche il colosso francese non intende andare oltre. Voi gentilmente avete tolto questi articoli, io ho ritirato le bottiglie, cos’altro avrei dovuto fare per evitare scontri? Io credo che quando vengono lesi dei diritti è giusto promuovere azioni legali, ma prima di procedere bisogna anche valutare chi si ha di fronte. Ho avuto contatti con altri piccoli produttori nella mia stessa situazione mentre ci sono ben altre etichette che somigliano allo Champagne.
Beh, adesso la vicenda è chiusa. Cosa hai imparato?
Ad essere ancora più prudente, se possibile. Noi piccoli produttori ormai dobbiamo avere avvocati, commercialisti e davvero diventa difficile andare avanti in questo periodo tra controlli, burocrazia, leggi e leggine. Oltre ad essere bombardati da richieste di ogni tipo.
L’importante, caro Ciro, è che continui a fare un grande Fiano di Avellino come hai sempre fatto:-)
E ora la traduzione dell’articolo di Decanter pubblicato giovedì
Articolo tratto da decanter.com
Un piccolo produttore di vino della regione Campania in Italia ha attirato l’attenzione dell’azienda produttrice di Champagne Veuve Clicquot per il colore delle etichette.
Il produttore italiano Ciro Picariello ha leso il colore del marchio
‘Clicquot Yellow’, l’azienda ha sostenuto.
Contrariamente a quanto riportato dai media, Clicquot ha detto in una dichiarazione rilasciata a decanter.com che non ha esposto denuncia formale contro il produttore italiano che possiede sette ettari e fa circa 3.000 bottiglie all’anno di vino spumante da uve Fiano di Avellino, il suo vino principale.
‘Veuve Clicquot aveva informato Ciro Picariello alla fine del 2013 circa la somiglianza tra i colori delle loro etichette e aveva chiesto se l’etichetta di Ciro Picariello poteva essere cambiata per evitare qualsiasi rischio di associazione tra i due prodotti’, ha detto l’azienda produttrice di Champagne.
Ha aggiunto che le due parti erano entrate in ‘discussioni amichevoli’.
Una campagna di protesta è iniziata in Italia su twitter sotto l’hashtag #boicottalavedova, facendo riferimento alla vedova Madame Clicquot che ha costruito la reputazione internazionale del gruppo.
Veuve Clicquot ha detto che lavorano molto per proteggere i diritti del marchio in tutto il mondo. ‘Il colore giallo di Clicquot è un marchio registrato nell’Unione Europea, negli Stati uniti e in Australia’, hanno detto.
Traduzione di Novella Talamo
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