di Enrico Malgi
Azienda Agraria Duca Carlo Guarini
Scorrano (Le)
L’Azienda Agraria Duca Carlo Guarini di Scorrano, nel Leccese, trasuda storia e nobiltà da ogni pietra che fa parte della vecchia costruzione a cominciare dalla barricaia posizionata all’interno di un ipogeo del ‘500 scavato direttamente nella roccia, per continuare poi con la cantina del ‘700 e il frantoio dei primi anni dell’Ottocento. Il suo fondatore fu Ruggiero Guarini, un cavaliere Normanno che prese parte alla prima Crociata e che poi si stabilì definitivamente in Terra d’Otranto intorno al 1065. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti e quest’azienda, retta dal Duca Giovanni ultimo discendente di una famiglia così nobile, è ancora lì con i piedi ben piantati sul territorio pugliese con i suoi 700 ettari coltivati prevalentemente con metodo biologico a viti, olivi, seminativi, ortaggi, alberi da frutta, ecc. tra Brindisi e Lecce, a testimoniare la continuità di un percorso permeato da una storia affascinante ed infinita.
La produzione vitivinicola, che predilige quasi interamente le specie varietali locali, è ampia, variegata e curata dal bravo enologo Giuseppe Pizzolante Leuzzi. Nell’ambito della prestigiosa manifestazione Radici del Sud, salone dei vini autoctoni meridionali, che si è tenuta presso la Masseria Caselli di Carovigno dal 5 al 9 giugno scorsi, l’azienda Guarini ha proposto in verticale un suo vino di punta all’attenzione del folto gruppo dei giudici nazionali ed internazionali intervenuti nella fattispecie: il Malìa Malvasia Nera Salento Igt. Un vino che ha visto la luce già dal lontano 1890, com’è stato scoperto poco tempo fa con il ritrovamento di alcune bottiglie aziendali di quella vecchia vendemmia e poi inspiegabilmente abbandonato.
D’altra parte la Malvasia Nera fa parte della storia ampelografica della Puglia, perché fu introdotta qui nel 1700 a.C. dalle popolazioni Cretesi-Micenee e d’allora è sempre stata allevata con ottimi risultati, per abbinarla al Negroamaro per la classica produzione del Salice Salentino. Ma fino adesso sono state poche le aziende che hanno osato vinificarla in purezza.
Una di queste è proprio l’azienda Guarini che dal 2001ha riproposto all’attenzione degli appassionati più esigenti e attenti questo vino meraviglioso, che dopo la fermentazione trascorre due anni in acciaio di affinamento e sei mesi in bottiglia per l’elevazione. E da quest’anno, poi, è stato messo in produzione anche il Malìa rosa con 100% di Malvasia Nera.
E veniamo adesso alla verticale del Malìa che ha interessato sei annate: 2010, 2009, 2007, 2006, 2005 e 2005. Il millesimo 2008 non è stato presentato, perché tutto venduto.
Vendemmia 2010 – Colore brillante e luminoso, che attrae subito lo sguardo. Il naso è permeato da una grazia sontuosamente minerale e speziata. L’impatto aromatico è prorompente e pervasivo e ricorda nella fattispecie la frutta rossa matura, la liquirizia, la terra umida dopo una breve pioggerellina estiva e profumi intensi di fiori salentini. La non elevata alcolicità (intorno ai 14 gradi C.), almeno per queste lande così predisposte, la buona spalla acida e l’effetto glicerico che si scorge nel bicchiere donano alla bocca gradevoli sensazioni di morbidezza e di freschezza, che contrastano la pungente marcatura tannica. Finale libidinoso.
Vendemmia 2009 – Colore più carico del precedente millesimo. Sentori “ammalianti” che fanno onore al nome stesso del vino, che si traducono in effluvi speziati orientaleggianti, in gradevoli percezioni fruttate del sottobosco e nuances floreali. Il palato accoglie subito un tannino ancora lievemente allappante, seppur godibile. In bocca il vino si espande su tutta la superficie disponibile e dispiega, come un professore di liceo, la sua sapienza che sa di freschezza, di polposità, di sapidità, di balsamicità, di austerità, di caratteri mentolati e frutta da mangiare. Allungo finale ben articolato e pervasivo.
Vendemmia 2007 – Effetto cromatico tendente ad un rubino scuro, quasi granato, con lampi purpurei ai lati che abbagliano gli occhi. Profilo aromatico che sottolinea di primo acchito odorose suggestioni di erba appena tagliata e poi continua stuzzicando l’olfatto con piacevoli sensazioni di piccoli frutti del sottobosco come il ribes, il lampone, il mirtillo la mora e l’uva spina. In bocca continua poi a proporre la polposa succosità delle sensazioni fruttate già percepite al naso. Il vino è morbido, intenso, complesso, fine, cioccolatoso, sapido e ancora tridimensionalmente tannico. Bel finale che lascia la bocca carezzevole e conturbante.
Vendemmia 2006 – Colore già pienamente cupo. L’effetto aromatico è subito coinvolgente e dona al naso inebrianti profumi di frutta esotica, di caffè appena macinato, accenno di cuoio e di rabarbaro. In bocca la frutta è già matura al punto giusto e il vino sembra non accorgersi degli anni trascorsi, perché è molto fresco, intenso, elegante, armonico, rotondo e con ancora una piccante nota tannica che, insieme alla rimarcata spalla acida, gli assicura un futuro roseo e permeato da una sicura ed ancora inesplorata longevità. Il finale è stupefacente e lungo. Probabilmente questo millesimo è il migliore di tutta la batteria, anche se di poco, perché tutti i vini sono stati all’altezza della situazione.
Vendemmia 2005 – Il cromatismo piega sempre più verso il granato, segnato comunque da luminosi bagliori purpurei. Il naso sì è tuffato nel bicchiere in verticale, cercando di emulare così il mitico e plurimedagliato vincitore olimpico Greg Louganis. E allora come sono questi profumi? Sicuramente inebrianti, variegati, aromatici, intriganti, balsamici, speziati e fruttati. In bocca il vino è sapido, fresco, pervasivo, complesso e con tannini finalmente gradevolmente dolci ed infiltranti. Il timbro palatale è saporito, gustoso, profondo, caratteriale, reattivo, tecnicamente bene impostato, con un finale retronasale opulento e lunghissimo.
Vendemmia 2004 – Ma la Malvasia Nera in purezza è un vino che può durare nel tempo? E fino a quando? Questi sono, tra gli altri, i quesiti che ci siamo rivolti tra noi assaggiatori durante la verticale del Malìa. Ebbene le risposte a queste domande le può fornire proprio questo millesimo vecchio di nove anni: sì, senz’altro! Un vino maturo, ma ancora in fase di spinta, contrassegnato da un colore vivido e brillante. Il primo approccio all’olfatto è recalcitrante. Pudicamente il vino non vuole concedersi subito, ma come un’ancella verginale vuole aspettare il momento propizio per l’incontro col suo promesso sposo. Ma poi, una volta toltosi i veli, viene fuori in tutta la sua sfolgorante bellezza e si concede remissivamente. Al naso sfodera una trascinante e voluttuosa energia, che si amalgama e si coniuga con spunti odorosi di terra e di mare, di frutto maturo, di succosa piacevolezza, di ampiezza sapida e di naturalezza nell’approccio. Lo sviluppo palatale è intensamente e fruttatamente godibile. Il vino è morbido, quasi dolce sulla lingua e chiude su un finale lungo.
In definitiva si tratta veramente di un ottimo vino, dalle potenzialità ancora inesplorate e che, per la sua duttilità e la relativa alcolicità, può essere abbinato a molti piatti della cucina pugliese di terra e di mare. Un vino che ha impressionato e sorpreso tutti i giudici, tanto è vero che l’annata 2010, che è stata presentata a Radici, ha ricevuto il primo premio nella categoria dei vini rossi misti da vitigni autoctoni di Puglia sia dalla giuria internazionale sia da quella nazionale. E questo la dice lunga sulla bontà del Malìa! Prosit!
Sede a Scorrano (LE) – Largo Frisari, 1 – Tel. e Fax 0836 460288 info@ducacarloguarini.it – www.ducacarloguarini.it – Ettari di proprietà: 700, di cui 70 vitati. Enologo: Giuseppe Pizzolante Leuzzi – Bottiglie prodotte: 200.000 – Vitigni: Primitivo, Negroamaro, Malvasia Nera, Bombino e Sauvignon blanc.
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