Mario Riccardi, patron del ristorante “La Cantinella sul mare” di Villammare di Vibonati, non lo poteva assolutamente sapere. Allora, quando ho visitato il suo locale, non ci conoscevamo ancora. E, quindi, quando mi ha detto che aveva preparato una verticale di Fiano di Avellino di Guido Marsella per accompagnare tutto il pasto, mi ha fatto molto piacere. E sì, perché i vini di questo viticoltore li ho amati e preferiti da sempre, insieme con quelli prodotti dalla grande Clelia Romano. E’ mia convinzione che il Fiano di questi due grandi artigiani irpini sia il miglior vino bianco meridionale derivante da uve autoctone, insieme al Pietramarina di Benanti, ottenuto da uva Carricante. A distanza di anni, nonostante abbia imparato ad apprezzare anche altre etichette di Fiano avellinese (Ciro Picariello, Villa Diamante, Pietracupa, Vadiaperti, Rocca del Principe, ecc.), non ho cambiato idea.
Guido, poi, detiene un primato speciale: è stato il primo produttore a ritardare di un anno e mezzo l’uscita sul mercato del suo vino. Sulla controetichetta della bottiglia si legge infatti: “Tempo trascorso dalla vendemmia alla commercializzazione minimo un anno, in quanto il nostro principio è non forzare il vino, ma aiutarlo ad esprimersi”. Capito? Questo esempio, poi, è stato seguito da altri suoi illustri colleghi, perché ci si è reso conto che la longevità del Fiano è ancora inesplorata, può durare nel tempo per molti anni e che sarebbe un vero peccato, quindi, consumarlo nell’anno successivo alla vendemmia, come capita per i vini bianchi in generale. Inoltre, da Marsella le uve vengono raccolte leggermente surmature a fine ottobre, quando sono molto ricche di zuccheri che poi, dopo la fermentazione, la vinificazione e la conservazione in contenitori di acciaio, danno un’alcolicità elevata sui 14 gradi ed oltre. Inoltre, l’altitudine di Summonte, che supera i 700 metri, determina forti escursioni termiche tra il giorno e la notte e questo comporta nel vino un sensibile corredo aromatico.
Ecco qui le mie sensazioni, dopo aver degustato questi vini.
Fiano di Avellino Docg 2008 – Voto 90/100
Si accennava prima della durata nel tempo di questo vino, che lo stesso Guido vaticina intorno ai dieci anni. Con questo millesimo, quindi, siamo in presenza di un neonato che ha appena messo qualche dentino e non sa ancora camminare. E, comunque, già si è integrato. Il colore nel bicchiere è ancora imberbe: giallo paglierino tenue, con riflessi ancora tendenti al verdolino. Il naso è fragrante e complesso e timbra il classico marker irpino: mineralità a iosa ed evidenti sfumature nocciolate e fumé (del suolo). L’ottima impalcatura acida porta in bocca una spiccata freschezza, anche se i 14 gradi di alcolicità si fanno sentire sulla lingua con una forte sensazione di caldo. Al palato rivela una trama fibrosa e densa, con evidenti note fruttate e floreali e una verve salina. In attesa che l’evoluzione propizi una maggiore articolazione espressiva, lo sviluppo finale è comunque succoso, reattivo, lungo e rinfrescante.
Fiano di Avellino Docg 2007 – Voto 84/100
Glielo avevo detto a Mario Riccardi: “Vedi che questo millesimo, pur essendo gradevole, non l’ho trovato all’altezza delle altre annate, non mi ha convinto del tutto ecco”. Per puro scrupolo deontologico, ho voluto ripetere la degustazione a parte per un esame più approfondito. A dire il vero, il risultato finale si è discostato di poco in senso positivo, ma comunque, pur non raggiungendo la perfezione stilistica, si tratta sempre di un ottimo vino. Teniamo presente, poi, che questa annata, specialmente in estate, ha risentito molto del caldo eccessivo, con tutte le conseguenze del caso.
Il colore è quello canonico giallo paglierino quasi fisso. Un piccolo problema si evidenzia dapprima all’olfatto con lieve ossidazione, ma dopo un poco di sosta si riprende subito con toni fruttati e minerali e con la classica nocciola tostata in primo piano. Al palato dimostra la sua vivacità e freschezza, insieme con una certa sapidità, potenza e con effluvi tipicamente fruttati. Il finale è leggermente corto.
Fiano di Avellino Docg 2006 – Voto 91/100
Ci rifacciamo subito. Ecco un millesimo che non si smentisce. Cominciamo dal colore che è un verde-oro limpidissimo. Al naso salgono profumi intriganti, impregnati di umori vegetali, di frutta bianca molto intensi, elegantemente aromatici e complessi. In bocca si impone la classica timbrica minerale ed è poi sapido, pieno, fresco, godibile, equilibrato, opulento, grasso e lungo. Gran bel vino davvero, che riflette pienamente il terroir di Summonte, dove all’ombra dell’antica torre normanna, sul fianco di una ridente collina, in condizioni pedoclimatiche ideali, le uve maturano al sole e, carezzate dal vento, crescono sane e robuste.
Fiano di Avellino Docg 2005 – Voto 89/100
Ottima annata, anche se non la migliore per questa tipologia. Il colore comincia a virare decisamente verso il dorato vivido, ma con lampi paglierini, segno che questo vino è ancora a metà del guado. Innanzi a sé ha ancora alcuni anni di vita. Al naso salgono effluvi tipicamente territoriali: nocciole, fumè e nuance minerali soprattutto e poi macchia mediterranea, salvia e un coté fruttato di mandarino. In bocca è caldo, fresco, elegante, ben strutturato, prorompente, fruttato, con un crescendo sapido-minerale e con sottofondo ammandorlato. Finale pervasivo e denso di infiltrante succosità. Grande vino senz’altro!
Enrico Malgi
Sede a Summonte (AV) – Via Marroni,1 Tel. 0825 691005– Fax 0825 691942
cantina@guidomarsella.com – www.guidomarsella.com
Enologo: Guido Marsella – Bottiglie prodotte: 30.000
Ettari vitati di proprietà: 25 – Vitigni: Fiano di Avellino, Greco di Tufo e Falanghina
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