di Teresa Mincione
La grande convention sull’Aglianico a Roma, tanto attesa dagli esperti di settore, si è avuta al Radisson Blu la scorsa settimana. L’Aglianico, protagonista indiscusso, è stato oggetto di seminari, verticali e banchi d’assaggio con aziende provenienti dai tre areali d’elezione. Un focus prezioso quanto unico che ha permesso, come mai sin ora, di approfondire e di entrare nel vivo delle peculiarità di uno straordinario vitigno e del suo terroir. Enologi (come Fortunato Sebastiano, Gennaro Reale) produttori ed esperti, tutti impegnati in sedute tasting per un analitico “tu per tu” con il vitigno.
Tra le occasioni di approfondimento, la verticale storica di Aglianico del Taburno Riserva DOC “Vigna Cataratte” dell’Azienda Agricola Fontanavecchia” di Libero Rillo. Una verticale come metronomo per scandire i tempi e la storia di questa azienda famigliare. Ben otto annate ( 1997 – 1999 – 2000 – 2001 – 2005 – 2006 – 2008 – 2009) a testimoniare uno dei vini più rappresentativi del Sannio. L’azienda Fontanavecchia è ubicata in un territorio particolarmente adatto alla coltivazione della vite e nel cuore dell’areale in cui ricade la docg Aglianico del Taburno: Torrecuso, nel Sannio Beneventano, ai piedi del Monte Taburno. Giusto per spolverare qualche nozione, il disciplinare della docg “Aglianico del Taburno” (Doc nell’86 e Docg nel 2011), prevede diverse tipologie: Rosso, Rosso riserva o riserva e Rosato (minimo 85% per la restante parte possono concorre altri vitigni a bacca nera, non aromatici, idonei alla coltivazione in provincia di Benevento fino ad un massimo del 15 %) da prodursi nei territori dei comuni di Apollosa, Bonea, Campoli del Monte Taburno, Castelpoto, Foglianise, Montesarchio, Paupisi, Torrecuso e Ponte ed in parte il territorio dei comuni di Benevento, Cautano, Vitulano e Tocco Caudio, tutti in provincia di Benevento.
Dopo la vicina Castelvenere, Torrecuso è il comune più vitato della Campania con i suoi oltre 24 mila ettari e dove si concentrano il maggior numero di aziende vitivinicole. Il territorio ricade nel Parco Regionale del Taburno Camposauro nato nel 1993 per tutelare i secolari boschi lecci, faggi, castagni e abeti bianchi impiantati nel lontano 1846 dai Borbone. Un paese dall’impianto medievale le cui origini, a tutt’oggi non definite, pare datino IV secolo a.C. I vigneti, di proprietà coprono una superficie di 18 ettari di cui 12 di proprietà e si trovano a circa 300 m. s.l.m. E’ particolare la loro esposizione e ciò che non manca sono la buona ventilazione e un clima in perfetta esigenza del vitigno: fresco d’estate ed asciutto d’inverno. Fontanavecchia è una realtà vitivinicola dalla quale non si può prescindere se si vuole entrare nello spirito del territorio del Taburno. Una realtà di lustro con numeri da collezione. Era il 1990 e il primo ad imbottigliare il vino, messo sul mercato come sfuso fu Orazio Rillo. Successivamente è entrata in campo l’ultima generazione e Libero, il figlio, ha preso le redini dell’azienda. Il progressivo successo di questa azienda è il risultato della perfetta combinazione tra equilibri familiari e supporto tecnico quale quello dell’enologo sannita Angelo Pizzi. C’è chi racconta di un vecchio registro di epoca borbonica che rivela infatti che oltre 160 anni fa solo due famiglie si distinguevano per la produzione di vino a Torrecuso: Rillo e Iannella. Ebbene, tirando le fila dei dati della convention, dici Aglianico e intendi indiscussa austerità, innata possenza e grande capacità emozionale. Sono diversi e variegati i territori in cui insiste questo vitigno, ognuno con un suo curriculum vitae, ognuno con un suo dna ben preciso. O lo si ama o lo si odia, non ci sono vie di mezzo. La sua ruggente personalità non lascia spazio ai deboli di cuore. Aglianico del Taburno, Aglianico di Taurasi, Aglianico del Vulture: tante anime, diverse declinazioni figlie di ciascun (differente) areale.
E’ il vitigno a bacca rossa che da sempre produce alcuni tra i migliori vini rossi del sud Italia dove la Campania ha offerto un locus perfetto per dare i natali alle due DOCG (Taurasi e Aglianico del Taburno) e in Basilicata, sui terreni vulcanici del monte Vulture, all’Aglianico del Vulture. Gli enologi lo annoverano con certezza di una fra le varietà più difficili da interpretare ma che non stenta mai, nelle tre zone d’elezione, a raggiungere insospettabili vette di eleganza, profondità e carattere. Le sue origini sono antichissime, sembra che sia stato introdotto in Italia dai Greci intorno al VII secolo a.C. Non ci sono certezze sulle origini del nome, che potrebbero risalire all’antica città di Elea (Eleanico), sulla costa tirrenica della Campania, o essere più semplicemente una storpiatura della parola Ellenico. Tracce di natura storico-letteraria si trovano in Orazio, che cantò le qualità della sua terra natia Venosa e del suo ottimo vino. Secondo altri, il nome (Elleanico o Ellenico) divenne Aglianico durante la dominazione aragonese nel corso del XV secolo, a causa della doppia “L” pronunciata “gli” nell’uso fonetico spagnolo. Un vitigno mascolino l’Aglianico ma certamente di straordinaria eleganza se si interpella il tempo. Predilige un clima caldo ma sono le escursioni termiche, la grande ventilazione e la luminosità a rendere preziose le sue migliori espressioni. I suoli su cui insiste sono per la maggior parte poveri di minerali, argilloso-calcarei, ricchi di potassio da conferire struttura e sapidità ai vini. A guardarlo con la lente d’ingrandimento è un vitigno con un germogliamento precoce e una maturazione tardiva. Il grappolo è mediamente compatto con un acino sferico dalla buccia mediamente sottile ma pruinosa e ricca di polifenoli (antociani e tannini). Ha un ciclo vegetativo molto lungo, ha una buona fertilità basale e consente potature sia corte (cordone speronato) sia lunghe (guyot/tendone). A dirla tutta è un vitigno agronomicamente rischioso, molto sensibile alle crittogame, soprattutto l’oidio e di conseguenza alla botritys. I campioni in degustazione provengono dall’ Aglianico della famosa “Vigna Cataratte”, cru d’azienda, che matura per circa quattro anni, dei quali almeno 14 mesi in barrique.
Ai calici ..
Aglianico del Taburno 2009 Vigna Cataratte Annata complicata per una particolare piovosità nel mese di ottobre dove l’Aglianico, vitigno dalla buccia sottile, ha leggermente sofferto le precipitazioni. Un calice di nove anni da definire: “il classico esempio di Aglianico”. Colore vivo e integro nella nuance rubino luminoso. Il profilo olfattivo racconta un’impronta fruttata rossa matura che vira lentamente verso le note spezziate e tostate. Buona integrazione tra le due componenti. Al gusto regala una buona freschezza e una interessante corrispondenza naso bocca. Concentrato ma agile. Preciso il tannino e buona persistenza.
Aglianico del Taburno 2008 Vigna Cataratte Un’ annata equilibrata che ha consentito una produzione regolare. Rubino intenso e brillante. Approdo al naso di frutta rossa matura nei occhio dimarasca, ribes rosso, ciliegia. Note spezzate arricchiscono il tratto nei sentori di carruba, tabacco, frutta rossa sotto spirito. Refoli balsamici a corredo. Al gusto offre un passo avanti in finezza rispetto al millesimo precedente. Maggior corpo eppure più agilità. Interessante l’attacco acido/ sapido ben calibrato. Tannino in evidenza.
Aglianico del Taburno 2006 Vigna Cataratte L’annata non calda come la 2007 e con un equilibrio climatico maggiore. Rubino. Una forma smagliante anche rispetto alle annate precedenti! Il bouquet si racconta nella sua ricchezza e eterogeneità: toni spezzati di cardamomo, chiodi di garofano, cannella, tabacco. A seguire la traccia fruttata. Il floreale è di violetta e camomilla. Buona balsamicità in sottofondo. Una complessità elegante e intarsiata in finezza. Al palato esplode in una grande complementarietà rispetto all’olfatto. La componente sapido-acida ben si amalgama ad un tannino ben integrato. Buona persistenza e chiusura di bocca.
Aglianico del Taburno 2005 Vigna Cataratte Un’annata abbastanza calda che si rintraccia nelle note evolute di frutta rossa matura. Speziato nei toni di pepe nero e carruba. Sottile traccia di tostatura. Al gusto è fresco ed equilibrato dal tannino gustoso.
Aglianico del Taburno 2001 Vigna Cataratte Annata in linea con il profilo olfattivo incentrato su refoli maturi di frutta rossa polputa e spezie scure. Prugna. Tostature in buon equilibrio con le componenti olfattive. Bacche di pepe nero, cannella, humus, cardamomo, chiodi di garofano, caffè. Al gusto il tannino tiene la scena. Un calice di 17 anni ancora in perfetta forma.
Aglianico del Taburno 2000 Vigna Cataratte Un millesimo particolare dall’andamento climatico altalenante. Granato. Si apre senza indugi su tracce di smalto, sottobosco, cera lacca, tabacco essiccato. Grafite.Una forza prorompente che poco lascia alle altre sfumature da cui comunque emergono tracce di liquirizia, passiflora, arancia sanguinella. All’assaggio si dispone su sfumature austere di balsamici con un ritorno preciso di spezie. Equilibrato nel tannino integrato e affusolato. Elegante e affascinante.
Aglianico del Taburno 1999 Vigna Cataratte Un campione di ben diciannove anni che non indugia mostrarsi più giovane della 2000 e della 2001 all’olfatto quanto al gusto. Energia e materia sono esaltate da una struttura ancora poderosa che si esprime in tannino ancora piccanti e grande sapidità. Un calice che ancora corre senza sentire il passaggio del tempo.
Aglianico del Taburno 1997 Vigna Cataratte Il millesimo del secolo, come a Bordeaux e Montalcino. Uno straordinario calice in grado di raccontare il proprio areale con eleganza e grande succulenza. Il profilo olfattivo è complesso, profondo e gode di una intensa armonia nei diversi tratti. Frutta matura mai ossidata. Refoli di cera lacca, incenso, tabacco scuro essiccato, carruba imbrunita, mallo di noce, arancia sanguinella. Radice. Rabarbaro in profondità. Ginepro, te nero sul finale. Al gusto si ritrova ogni eco nella sua vividezza. Interessante, nonostante il tempo, la componente acidità/sapidità. Ordinato e perfino austero al gusto. La nota amara rinfresca il sorso. La chiusura è gustosa avvolta nella precisione e nel gusto della setosità dei tannini.
Un calice dove il tempo ha regalato maturità, equilibrio e complessità in grado di emozionare ad ogni assaggio.
Fontanavecchia
Via Fontanavecchia
Tel. e Fax 0824.876275.
www.fontanavecchia.it
info@fontanavecchia.it
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