Sempre grande accoglienza in “Casa de Corato” che in collaborazione con la Fondazione Italiana Sommelier (sezione Terre di Federico guidata da Silvano Alicino) hanno organizzato una splendida verticale di Puer Apuliae con degustazione guidata da Daniele Maestri, Giuseppe Cupertino, Silvano Alicino, sempre grande organizzazione e servizi perfetto, per una serata irripetibile.
Il Falcone è da sempre il vino di punta dell’azienda, un vino che nasce dalla tradizione nella zona Castel Del Monte, dove i contadini alternavano filari di Nero di Troia con il Montepulciano, arrivato con la transumanza dagli Abruzzi, il risultato è un vino di grande struttura ma morbido ed elegante.
La prima annata è la 1950, che abbiamo degustato ci ha regalato emozioni vere, sovvertendo tutte le regole scritte sulla longevità dei vini, ma poi ne parliamo.
Inizialmente nonno de Corato lo chiamò Rivera stravecchio, poi nel 1971 prese il nome di “Falcone”, in onore alla passione di Federico di Svevia II abile falconiere.
In quell’anno parte anche la denominazione della DOC Castel del Monte sull’esperienza delle tipologie già prodotte di Rivera.
Durante gli anni sono state varie le vinificazioni effettuate, passando dalle macerazioni in vasche di cemento aperte senza controllo delle temperature, per arrivare agli attuali vinificatori in inox iper controllati.
Mentre il Puer Apulie è la volontà tangibile di realizzare un grande vino da solo Uva di Troia, un progetto partito negli anni novanta e in cui fu coinvolto il prof. Scienza, al fine di individuare il giusto biotipo che desse i risultati migliori.
La scelta cade su un vecchio vigneto di famiglia che produceva grappoli piccoli con acini piccoli e larghi fra loro, in modo da favorire la ventilazione e meglio concentrare le caratteristiche organolettiche del vitigno, che si esprime bene con fiori freschi come la viola e spezia delicata, mentre al palato mostra dei tannini importanti e irruenti, che grazie alle nuove tecnologie si è riuscito a domare nel breve periodo.
Questo vitigno riesce a dare il meglio di se sia nelle versioni fresche lavorate in solo inox e anche in vasche di cemento, che in barrique per lunghi invecchiamenti.
La degustazione in oggetto a messo in luce le capacità evolutive e hanno confermato le scelte stilistiche di una famiglia, che oggi, ancora più di prima sa su che strada proseguire.
Ma, hanno anche dimostrato la notevole longevità del taglio Nero di Troia e Montepulciano, con il Falcone.
Si parte con il Puer Apuliae con annate 2000-2003-2006-2008 . Il colore del Nero di Troia resta sempre violaceo, impenetrabile, la frutta e la spezia emergo da subito. Fitto al naso, con palato ricco e concentrato; la barrique e solo uno strumento di cantina a contorno di una struttura complessiva di alto rango. Con le vecchie annate assume toni più cupi e ricco di frutto, con sentori netti di caffè e cuoio che avvolgono un frutto sincero e una spezia ben dosata.
Il Puer Apuliae 2008 mostra tutta la sua giovinezza con un naso floreale, frutto compatto e vellutato, note di erbe come mirto e spezia delicata; al palato si evidenzia un’acidità esuberante, ben attenuata dalla morbidezza, con tannini incisivi ma levigati, davvero succulento, mentolato, minerale , con finale morbido e piacevole.
Il Puer Apuliae 2006 è ancora chiuso, più riservato, ma fa intravedere note di marasca e pepe nero, nuance resinose e mirto; il primo sorso sfoggia una liquirizia netta, con tannini favolosi, uniformi e un finale ricco di frutto, piacevolissimo, grande bocca anche se caldo. Media lunghezza
Il Puer Apuliae 2003 è un grande vino, annata critica, quantità ridotte, con estate calda, ma dal bicchiere vuole comunicare la sua autorevolezza e stile di lavorazione azzeccato. Sembra un bambino, ancora avviluppato al frutto, con una spezia che spinge, molto intenso, seguito da un bouquet intriso di china, inchiostro, graffite, amarena Fabbri, e potrei continuare ancora, e sembra che possa ancora aprirsi, infatti fa emergere note di pasta di cacao, cuoio e tanta florealità ancora evidente; Ottima corrispondenza con la bocca ricca di materia e corpo esuberante, dai toni aristocratici, pieni e uniformi. Le note mentolate si sommano ad una succulenza e mineralità da urlo; il finale è infarcito di cioccolato e menta con tanta frutta rossa. Grande vino, che dimostra la grandezza del Nero di Troia, vino ancora molto longevo. Vigneto impiantato dal 1999 in contrada Tafuri
Il 2000 a causa di tappi molto difettosi mostra segni di evoluzione in negativo che poi con il tempo si apre ed emergono sentori di foglia di alloro, liquirizia, tabacco e china.
E ora passiamo al Falcone che ci ha tutti stupiti, e non poco, mostrando eleganza e longevità inaspettata. Confermando il matrimonio riuscito fra Nero di Troia al 70% e il Montepulciano al 30%.
Il Falcone 2007, frutto pulito, ben espresso nei profumi, dove china e note resinose ravvivano un olfatto elegante; ottima la spalla acida, con tannini curati e ben in evidenza. Ancora giovane.
Il Falcone 2004 è figlio di un annata fresca. Dal bicchiere emergono subito note eleganti fatte di cuoio, frutto e fiori rossi come mirto e sambuco; la bocca è elegante con tannino fine e ben lavorati, che danno slancio a tanta succulenza e sapidità, per un finale mentolato e lungo. Un vino che potrà dire la sua nei prossimi anni.
Il Falcone 2000 è un cavallo di razza, signorile nelle vesti olfattive e gustative. Il colore presenta un unghia leggermente scarica e vagamente aranciata ma ancora integro nel colore. I profumi esordiscono con sentori di tabacco e caffè, ma subito lasciano lo spazio a nuance di erbe officinali, sottobosco, prugna matura e sbuffi di salmastro; al palato si mostra subito sapido e succulento, con note minerali che rifrescano un frutto ancora integro, il finale è di grande eleganza e piacevolezza di beva, non da meno a tanti vino blasonati del centro nord.
Il Falcone 1993 mostra dei lievi cedimenti, ma sfoggia note mentolate e di sottobosco; al palato conferma la spalla acida, che è una costante nei vini Rivera, sempre succulento e sapido con finale cioccolatoso, rinfrescante e ricco di umus e tabacco.
Il Falcone 1984 rimarca eleganza e signorilità di questo vino, fine nei profumi con frutto rosso integro e spezia delicata per un bouquet sinuoso e sottile; al palato sfoggia una notevole acidità, subito seguita da liquirizia e tanta sapidità per un finale ricco di frutto e piacevole.
Il Falcone 1974, I suo oltre quarant’anni non hanno scalfito dei profumi intrisi di agrumato, te nero, pepe verde, e spezie come curcuma e zenzero; al palato è evidente una maturità che però si arricchisce di note cioccolatose, con un tannini ancora perfetti, e ravvivati da una spalla acidi di tutto rispetto. Il finale e fatto di frutto come la visciola sotto spirito.
Queste longevità si ottengo sicuramente con macerazione assieme o anche di breve durata con i raspi, che inizialmente danno sentori forte di vegetale e di durezza, ma con gli anni ci regalano vini ancora vivi e vibranti di sensazioni, vedi alche il prossimo 1950, un vino di oltre sessant’anni che con i suoi profumi e il suo sorso vuole imporre la sua supremazia di capostipite della famiglia.
Un vino adatto ancora ad abbinamenti gastronomici importanti ma sicuramente da gustare da solo a fine pasto con un ottimo caciocavallo podolico molto stagionato.
Inizialmente non si chiama Falcone ma Rivera Stravecchio.
Il Rivera Stravecchio del 1950, apre il suo bouquet con note salmastre, e affumicate avvolte da una prugna matura ma integra cui segue la rosa canina appassita. Il colore resta perfetto solo con unghia tendenzialmente rosso bruna. Non sono presenti note ossidative rilevanti. Sorso maturo e ottima spalla acida sono l’esordio a un palato affilato con tannini ancora ben evidenti e vivaci ma eleganti, e un finale molto succulento e riccamente sapido.
Un vino che ha stupito tutti, quasi a non credere che fosse realmente un 1950.
Azienda Vinicola Rivera SpA
Sp 231, km 60,500
Andria (Bt)
Tel. 0883.569510
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