di Andrea Guolo
Iniziativa audace di quattro consorzi di tutela (Soave, Valpolicella, Bardolino e Custoza), che uniscono i loro autoctoni per dar vita a dei blend, firmati dall’enologo Bernabei, a sostegno della Fondazione Arena e della diffusione della lirica nel mondo.
Nell’Italia dei campanili, provate a unire quattro consorzi di tutela, convincendoli a sostenere un’iniziativa come questa: mescolare i loro autoctoni, rinunciando al marchio locale, per creare dei blend che saranno messi in vendita soltanto con il nome dell’uvaggio. Roba da matti? Allora Verona è la città giusta, osserverebbero i veneti delle altre città, che per gli scaligeri hanno coniato una definizione, veronesi tuti mati, che affonda le proprie origini in un passato assai remoto. In realtà matti non sono, anzi…
Valpolicella, Soave, Custoza e Bardolino lo hanno fatto per una grande occasione, il centenario del Festival Lirico più importante e suggestivo del mondo, quello dell’Arena, che prese il via proprio nell’estate del 1913. Il risultato è stato presentato sabato 1 giugno con una conferenza stampa e degustazione organizzata all’Arena MuseOpera qualche ora prima della celebrazione del centenario, con una serata tributo alla memoria di Luciano Pavarotti (e che sarà trasmessa in tv su RaiUno il 10 giugno in prima serata), con protagonisti del calibro di Placido Domingo e Andrea Bocelli. Ma torniamo al vino.
Il primo dei tre “vini del centenario” che abbiamo potuto assaggiare è il già eccellente bianco Garganega di Verona Igt 2012, 90% Garganega e 10% Trebbiano, da vigneti selezionati nelle zone di Soave e Custoza. A seguire il Corvina Veronese Igt 2011, 100% da uve Corvina, frutto della selezione dei migliori vini risultati vincenti al concorso indetto dai consorzi di tutela di Bardolino e Valpolicella. “Proprio il Bardolino – ha affermato Franco Bernabei, l’enologo scelto per questo progetto speciale – ha offerto un tocco di classe, quell’impulso di vivacità e di piacevolezza che contraddistingue il risultato finale”. Il terzo, l’Amarone della Valpolicella Classico Doc 2009, è l’unico a portare un marchio di fabbrica, quello del vero regista e ideatore dell’operazione: si tratta di Andrea Sartori, presidente dell’azienda vinicola Sartori, che ha condiviso il “piano di battaglia” con il sovrintendente della Fondazione Arena di Verona, Francesco Girondini, e con i presidenti dei consorzi di tutela interessati.
Il fine è nobile: devolvere una parte dei ricavati dalla vendita delle bottiglie (circa 70 mila in tutto) a sostegno della Fondazione e del suo impegno per lo sviluppo e la diffusione della lirica nel mondo. “Questi vini – ha detto Sartori in conferenza stampa – saranno il biglietto da visita di Verona e del Festival lirico. Ci auguriamo che siano destinati a una distribuzione mondiale”. Un accordo per la vendita a bordo è già stato siglato con la compagnia Air Dolomiti, ma a Verona sostengono di essere a buon punto nelle trattative anche con il gigante Lufthansa. Naturalmente i vini sono già presenti nelle migliori enoteche e ristoranti della città.
Sartori è molto soddisfatto del risultato ottenuto. “Questi vini, grazie all’eccellenza della selezione di partenza e al lavoro sapiente dell’enologo Bernabei, rappresentano al meglio la collettività agricola veronese. Siamo arrivati a questa anteprima un po’ lunghi con i tempi, e avrei preferito un affinamento ulteriore in bottiglia; tuttavia la stagione lirica debutta il 14 giugno e sono convinto che per quella data anche il Corvina sarà perfetto”.
Il Veneto è la prima regione italiana, con il 30% circa in quote di mercato, della produzione a denominazione controllata (doc, igt e docg); Verona ne è a sua volta la provincia più rappresentativa, con il 40% del prodotto. “I nostri quattro consorzi – nota Arturo Stocchetti, rappresentante del Soave e presidente dell’Unione Consorzi Veneti – si sono uniti per l’importante occasione, annullando quei campanilismi eccessivi che, in momenti simili, è meglio lasciar perdere”. Sottoscrive Giorgio Tommasi, alla guida del Bardolino-Custoza: “La forza ulteriore di questi vini è nella scelta, operata in passato, di puntare su vitigni autoctoni. In questo la nostra regione si è distinta rispetto ad altre, nelle quali si è scelto di investire soprattutto su vitigni internazionali”. Ha concluso Christian Marchesini, presidente del consorzio Valpolicella: “L’altissima quota di export ci dà ossigeno e ci permette di ottenere reddito. Ora dobbiamo puntare ancor di più sull’ospitalità del turista direttamente in cantina, presentandoci non soltanto come consorzio di tutela locale, ma come sistema enoturistico veronese”. E allora, se questo è l’obiettivo, l’operazione “Vini del centenario” potrebbe costituire il punto di partenza per un progetto economico finalmente di ampio respiro. Altro che mati…..
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