Vermicelli alla Monteroduni per un Ferragosto da Monzù

Pubblicato in: La stanza di Carmen

Di Carmen Autuori

In molte famiglie resiste l’abitudine di trascorrere il Ferragosto in casa, vuoi per evitare la confusione di spiagge o di luoghi di montagna super affollati, vuoi perché è questa l’occasione del ritorno di tanti che, per motivi di lavoro sono stati costretti a lasciare i paesi o le città natie, a cominciare da figli e nipoti.

Così, questa festa di mezza estate diventa l’occasione per riunirsi a tavola con parenti ed amici allestendo, soprattutto qui al Sud, un vero e proprio pranzo, più spesso la cena a dire il vero, da festa comandata.

Via libera dunque agli antipasti, in genere si comincia con salumi e formaggi accompagnati da fichi o melone, a seguire un primo sostanzioso, lasagna, pasta ripiena, pasta fresca il più delle volte condita con il ragù fatto a regola d’arte. La grigliata è un must per quanto riguarda i secondi, così come l’immancabile anguria che deve essere ‘rossa come il fuoco’. E poi la carrellata dei dolci: semifreddi, babà, pan di Spagna casalinghi farciti con la classica crema pasticcera nella versione bianca o al cioccolato oppure la pizza di gallette, mentre in Costiera Amalfitana non possono mancare le melanzane con il cioccolato che, secondo tradizione, si preparano in occasione della festa della Madonna dell’Assunta che cade appunto il 15 agosto.

Ad ogni buon conto, che ci siano quaranta gradi all’ombra oppure venticinque (se ci si trova in una località di montagna) non ha importanza: il Ferragosto va festeggiato come Dio comanda.

Oggi vi voglio consigliare un piatto che appartiene alla cucina aristocratica napoletana, i Vermicelli alla Monteroduni che per la semplicità della preparazione, fermo restando la materia prima che deve essere di primissima qualità, ben si presta a sostituire quelli più conosciuti, con un notevole risparmio di tempo senza fare sconti al gusto.

Come di consueto non può mancare un po’ di storia.

Nell’Ottocento molti gentiluomini di illustre casato partenopeo, primo fra tutti don Ippolito Cavalcanti, pur avendo al loro servizio valenti cuochi autori di piatti che hanno consegnato alla storia la raffinatissima arte gastronomica napoletana, mossi dalla grande passione per la cucina, ne hanno creati di altrettanto gustosi e raffinati che molto spesso hanno preso il loro nome.

Si tratta di ricche preparazioni che risentono comunque dell’influenza della cucina francese, all’epoca di gran moda presso le classi alte della scala sociale.

Nascono così i maccheroni alla Campolattaro, ad opera di don Emilio Capomazza, marchese di Campolattaro, colto gentiluomo nonché sindaco di Napoli e deputato al Parlamento, e i vermicelli alla Monteroduni, piatto nato a casa Pignatelli, ad opera del principe Massimo, per citarne solo alcuni.

La ricetta è tratta da La Cucina Napoletana di Jeanne Carola Francesconi   e porta la firma del conte Paolo Gaetani, discendente della nobilissima famiglia.

Vermicelli alla Monteroduni

Di Conte Paolo Gaetani
Ricetta raccolta da Carmen Autuori

Tempo di preparazione: 10 minuti
Tempo di cottura: 45 minuti

Ingredienti per 6 persone

Preparazione

Aprite le salsicce e sgranate bene il ripieno. Tritate il lardo e le cipolle e fateli rosolare leggermente nell’olio d’oliva. Aggiungete poco per volta la carne delle salsicce mescolando continuamente. Quando si è ben rosolata, sfumate con il vino e dopo 5 minuti unite il prosciutto e il concentrato, diluite con 1/2 bicchiere di acqua tiepida e lasciate cuocere a fiamma lentissima per 30 minuti rimestando spesso.
Lessate i vermicelli piuttosto al dente in acqua bollente salata, scolateli e padellateli per un paio di minuti nel condimento. Servite caldissimi.


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