Quando elenco le aziende che hanno deciso di giocare sul tempo talvolta mi salta il progetto di Villa Raiano iniziato nel 2009 con Fortunato Sebastiano su due Fiano, Alimata da uve di Montefredane e Ventidue da Lapio e il Contrada Marotta.
Le prime degustazioni guicate sul tempo hanno sempre dato soddisfazione sulla freschezza. sembrava che i vini non dovessero mai evolvere verso altri lidi. Motivo per cui ho deciso di far dormire queste prima annate nella cantina in attesa di tirarle fuori.
L’altra sera ci ho riprovato con una Ventidue del 2015, otto anni sono abbastanza per qualsiasi bianco e i fatti mi hanno dato ragione: il vino si è evoluto liberandosi dei toni agrumati, l’acidità è diventata meno tagliente e ingombrante e finalente la complessità di Lapio ha iniziato a far capolino nel bicchiere. Note di pesca e di albiccocca, ma anche un cenno di pasticceria e rimandi balsamici. Al palato semplicemente perfetto e coerente con una beva davvero esaltante.
Si tratta di uno di quei vini bianchi irpini che se inseriti come pirata in batterie nobili e costose darebbero punti a molti graduati d’Oltralpe mentre in Italia hanno ben pochi competitori a questi livelli.
Inutile dire che la verve, l’energia e la tonicità del sorso annunciano ancora una vita lunghissima ed evoluzioni da godere nei prossimi anni perchè un Fiano di Avellino è …. per sempre!