di Enrico Malgi
Dall’ultimo dopoguerra in poi ci sono stati tanti momenti bui che hanno attraversato ed agitato la vita della società italiana e delle stesse persone, ma forse una congiuntura così grave non si era mai vista. Sembra di vivere in un tempo sospeso, in cui tutto è possibile e tutto può succedere da un momento all’altro. Questo dannato virus è stato capace di scatenare l’inferno sulla terra, tanto da stravolgere e minare tutte le nostre consolidate certezze ed abitudini. Quello che fa più paura è che allo stato attuale non sappiamo se sarà possibile (e quando) tornare ad una vita normale com’era prima, fatta d’incontri, amicizia, familiarità, lavoro e relazioni affettive e sociali. Intanto però la gente soffre e non può farci niente, deve solo sperare che questo brutto incubo sparisca il più presto possibile, magari con l’aiuto di un vaccino appena sarà pronto tra qualche mese, come sembra confermato dalle ultime notizie ufficiali.
Dal punto di vista economico poi è stato un grande disastro ed a rimetterci sono state tutte le categorie di lavoratori e le imprese, compreso il comparto vitivinicolo che non si è salvato da questa immane tragedia. D’altra parte il canale Horeca non funziona più come prima, perché sono chiusi, o nel migliore dei casi sono solo aperti parzialmente, hotel, B&B, ristoranti, pizzerie, trattorie, enoteche, bar, pub e agriturismi. Si salva soltanto la Gdo, ma non basta certamente a pareggiare i conti.
Da un mio recente sondaggio portato avanti presso quasi tutte le aziende vitivinicole della provincia di Salerno è emerso un quadro generale palesemente critico e deficitario e purtroppo offuscato ancora di più da un futuro alquanto incerto.
Quattro le domande che ho posto ai titolari, le cui risposte sono state quasi tutte omogenee:
- Com’è andata la vendita dei vini nel 2020 dall’inizio della pandemia ed in che percentuale si è registrato una contrazione, visto la chiusura di ristoranti, trattorie, pizzerie, pub, ecc. che vi ha molto penalizzato?
Quasi tutti mi hanno dato la stessa risposta: tra gennaio e febbraio (cioè quando ancora non era scoppiata la pandemia) le vendite sono state addirittura superiori all’anno 2019. Da fine febbraio in poi si è registrata una contrazione, che nei mesi di marzo, aprile e maggio si è tramutata in una vera sofferenza con blocco totale delle vendite, certificata da un calo del fatturato che ha toccato anche punte di oltre l’80% e con molti ordini annullati. Per fortuna nei mesi successivi di giugno, luglio, agosto e parzialmente settembre le richieste di acquisto di vini hanno fatto registrare una forte ripresa, incrementa fino al 150% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, consentendo in tal modo di recuperare le perdite dei mesi precedenti. Da inizio ottobre in poi però si è tornato a soffrire maledettamente per via del lockdown nazionale e così le vendite hanno rallentato di nuovo.
- Avete ancora molte bottiglie in giacenza in cantina? E come fate con lo spazio per stoccare quelle nuove?
Alcune aziende, specialmente quelle più piccole, hanno differito gli imbottigliamenti preferendo lasciare il vino ancora nei contenitori, oppure hanno imbottigliato soltanto quantitativi minori in attesa di tempi migliori. In più la vendemmia, che per l’anno 2020 si presenta qualitativamente eccezionale come ho potuto appurare, è stata parzialmente ridotta. Mentre qualcuno è stato costretto ad attivare un nuovo magazzino.
- Avete ricevuto aiuti dallo Stato e dalla regione Campania ed in che misura?
Qui le risposte sono state molto disparate, perché ognuno ha usufruito di ristori rapportati alla capacità produttiva delle aziende stesse e soltanto per pochi mesi, in attesa di ricevere in futuro altre sovvenzioni a fondo perduto. Qualcuno, purtroppo, per sopravvivere ha dovuto fare ricorso ad un mutuo bancario garantito dallo Stato.
- Siete stati costretti a licenziare una parte del personale?
Anche qui le risposte sono state molteplici, ma è da apprezzare che da parte di tutti i produttori c’è stata la forte volontà di salvaguardare il lavoro dei propri collaboratori, spesso stagionali, ricorrendo alla rotazione ed al part-time. Solo in extrema ratio si è fatto ricorso alla Cassa Integrazione.
Insomma, come si può evincere da questo quadro generale non certamente roseo, le difficoltà ci sono e probabilmente rimarranno ancora presenti per molto tempo. Alcuni produttori della Costiera Amalfitana hanno sofferto la mancanza del turismo interno e di quello internazionale, che in passato ha sempre assicurato una generosa presenza, con vendite dirette in azienda. Mentre altri hanno aperto un canale on line di vendite in wineshop, oppure l’hanno incrementato laddove già esisteva, con discreti risultati. Qualche altro produttore che già vendeva vino sfuso al dettaglio ha cercato di incentivare ancora di più questo trend.
Personalmente mi fa piacere di avere riscontrato da parte di tutti i produttori salernitani una grande voglia e determinazione di andare avanti senza arrendersi, in attesa di tempi migliori che sicuramente verranno. Conoscendoli bene so che ce la faranno. Questo è il mio auspicio. In più vorrei manifestare la mia vicinanza e solidarietà. Ad maiora semper.