di Gennaro Miele
I brindisi delle recenti festività erano un recente ricordo mentre una domenica pomeriggio, archiviando del materiale dello scorso anno, ho riscoperto foto ed appunti che erano il resoconto di tempo estivo rubato al mare e passato nell’entroterra campano dove, al limite del masochismo termico, sfidai le temperature dei vigneti in agosto, inoltrandomi in osservazione delle nuove uve.
Il viaggio in questa memoria non troppo lontana era accompagnato con un calice di Piedirosso del Vesuvio, che mi ha ispirato la domanda ‘’come sarà il vino del 2015 in Campania?’’
La riflessione sulle certezze qualitative delle passate annate e la curiosità sull’ annata che ora riposa in cantina ha solleticato la mia eno-curiosità, e sicuro del fatto di trovare più rilassati, rispetto al tempo della vendemmia, amici produttori ed enologi, mi sono immerso in un girotondo di mail e telefonate per contattarli.
Dopo i consueti auguri di nuovo anno e buone feste fatte, la mia domanda era ‘’son contento che tu stia bene, e il tuo vino come sta?‘’. Domanda che suscitava simpatia e che è stata come una diga aperta su di un lago contenuto, la voglia di comunicare qual’ era il frutto del proprio lavoro, lasciava trapelare la soddisfazione per una buona annata, un prezioso lavoro, ora silente in bottiglie ed in botti.
Il vino che verrà è adesso come un bimbo nel grembo materno, custodito con tenacia dalla sua famiglia, viticoltori ed enologi, che ne curano l’evoluzione verso il momento della sua venuta al mondo. Ma in che condizioni è nata la classe 2015? Le sensazioni e i dati messi a disposizione dagli addetti ai lavori sono state come una radiografia del vino oltre il quieto buio delle cantine, uno spiraglio chiaro che racchiude la sua origine prima di crearne una tutta sua nel calice.
Dopo un inverno dalle temperature non particolarmente basse e dalle abbondanti piogge una mite primavera, con parentesi di freddo improvviso, si è affacciata sulla Campania Felix mentre l’estate, definita come una delle più calde degli ultimi duecento anni, ha invaso le campagne con alte temperature, il calore che il terreno immagazzinava durante le ore diurne veniva rimandato di notte alla piante, non permettendo spesso un’adeguata escursione termica, condizione di creazione dell’aromaticità.
Mai più desiderata e benedetta fu poi la pioggia che tra luglio ed agosto ha abbassato le temperature, riportando equilibrio nell’ evoluzione dei grappoli, una pioggia che ha fatto benedire più e più volte il cielo, una vera e propria messa di gocce in vigna che esaudiva le preghiere fatte dai vecchi contadini.
Le condizioni di caldo hanno creato esigenze di raccolte anticipate rispetto alle previsioni, il prezioso carico di grappoli dagli acini ricchi di zuccheri è arrivato in cantina e hanno messo alla prova le abilità di gestione di un fattore importante come l’alcool, al fine di evitarne una presenza eccessiva in bottiglia.
Struttura, morbidezza e concentrazione saranno fattori caratterizzanti della classe 2015, annata che se rispettata e curata potrà dare Taurasi e Greco e Falanghina, a citarne solo alcuni, di cui potremmo parlare nelle nostre degustazioni anche fra un decennio.
Per ora possiamo solo attendere le prossime fiere di settore per un calice d’ anteprima sui nuovi vini, per sentirvi le risposte senza parole che più di mille discorsi fanno capire perché ripetutamente non si può che innamorarsi del nettare di Bacco e dopo tanti auguri di buon 2016 forse per gli appassionati è il caso anche di augurarci buon..annata 2015.
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