Vanotu 2000 Barbaresco e Barbaresco 2000 – Pelissero

Pubblicato in: I vini da non perdere
Azienda Agricola Vitivinicola Pelissero

di Guido Falgares

Un pomeriggio particolare: il 16 febbraio 2017, da “Coste’s”.
La qualità del vino in degustazione è stata molto elevata e la cura del servizio eccellente.
Il tema è ancora una volta legato alla possibilità di degustare “un vino invecchiato” a lungo in bottiglia e, in particolare, un vino piemontese.
L’affinamento del vino è il periodo compreso tra la fine della vinificazione l’imbottigliamento).
Abbiamo portato un “Vanotu” Pelissero 2000 e un “Barbaresco” 2000 Pelissero.

Reperire annate simili non è affatto facile, né economico; avevamo solo quattro bottiglie per tipo e se anche una sola di queste avesse avuto qualche difetto avremmo potuto compromettere la serata.
Sapevamo come le bottiglie fossero state tenute per tutto questo tempo e quello che potevamo e dovevamo fare era di servirle nel migliore dei modi.
Le bottiglie, per tutti questi anni coricate, al buio e ad una temperatura costante di 14°C, sono state portate in posizione verticale e a temperatura ambiente nei cinque giorni che hanno preceduto la degustazione.

Due bottiglie sono state aperte 24 ore prima dal sottoscritto con Francesca Tamburello; abbiamo avuto modo nel corso di un paio d’ore di verificare come l’invecchiamento del Vanotu in bottiglia fosse caratterizzato da una evoluzione armonica dei diversi costituenti del colore, dell’aroma e del sapore.

In particolare ci mostrava come la sua composizione legata alla ricchezza fenolica, alle condizioni di riduzione in bottiglia, alla temperatura di conservazione costante di 14°C, all’umidità e alla tenuta ermetica del sistema (la qualità della tappatura condiziona lo stato di riduzione del vino, cioè il consumo dell’ossigeno disciolto e di quello presente nello spazio vuoto della bottiglia) abbia determinato un miglioramento delle caratteristiche sensoriali.

Accanto alle modificazioni del colore, l’invecchiamento ha provocato un aumento della complessità e della finezza delle caratteristiche olfattive e gustative. Tali caratteristiche derivano da reazioni complesse che consistono nella formazione di sostanze riducenti e nell’armonizzazione degli aromi derivanti dall’uva, di quelli prodotti in fermentazione (alcolica e malolattica) e di quelli legati all’affinamento (legno, vaniglia); nel “Vanotu 2000” è successo!!

Il tempo ci ha mostrato come questo “grande vino” non solo abbia resistito all’invecchiamento, ma come abbia raggiunto le sue caratteristiche ottimali.

Il Barbaresco 2000 all’inizio della mia degustazione con Francesca presentava

un sottile sentore di idrogeno solforato (H 2 S), appena percettibile come una puzza di uova marce.

Ho subito pensato all’ambiente ridotto del vino in bottiglia. Infatti ho versato il vino in un grande calice da degustazione e dopo qualche decina di minuti la “puzza” era scomparsa. L’ossigeno che man mano entrava nel bicchiere si combinava con l’idrogeno…………..

 

Tutte le bottiglie sono state aperte otto ore prima dalla sommelier Roberta Ambrosi la quale, dopo averne constatato l’integrità visiva, olfattiva e gustativa le ha ritappate. All’inizio della degustazione Roberta ha versato il vino negli appositi decanter e ciò, lo ribadisco, non con lo scopo di ossigenare il vino, ma con quello di evitare che residui della fisiologica precipitazione delle sostanze coloranti potessero finire nei bicchieri.

 

Quindi dal decanter nei bicchieri; entrambi i vini.

Insomma è stato fatto tutto quello che un bravo sommelier come Roberta sa fare.

La temperatura di servizio era di 18°C.

Per primo, il Vanotu 2000.

Seduti attorno ad un tavolo una trentina di degustatori hanno avuto modo di osservare il vino che veniva versato nei calici e lì è rimasto per qualche ora ad ossigenarsi mentre valutavamo l’evoluzione olfattiva dal tono pungente degli eteri al primo impatto, al bouquet caratteristico del vino invecchiato. Dopo circa tredici anni trascorsi in bottiglia aveva bisogno di un po’ di tempo per trovare coordinazione e lentamente svelare la sua eleganza di stile, il suo portamento che divenivano sempre più evidenti.

In quest’ora Francesca avuto modo di parlare della cantina e per lei è stato molto piacevole raccontare la storia di un territorio, il suo patrimonio culturale, ma soprattutto cercare di far conoscere gli uomini che stanno dietro a queste incredibili bottiglie. Quindi ha avuto inizio la degustazione guidata da Francesca.
Poi, Il Barbaresco 2000
Al termine un ricco buffet della casa Coste’s

Le mie impressioni
Vanotu 2000, tipica performance di annata molto calda, con leggero prematuro sviluppo. Esprime ancora forza, potenza ed ha raggiunto il massimo qualitativo che corrisponde alla maturità del vino. Ha, appena, intrapreso il viale del tramonto.

Colore granato maturo, con evidenti bagliori aranciati. Ancora bello per vivacità.

Al naso spiazzante per toni empireumatici e affumicati. Inizialmente austero, si apre a poco a poco a rivelare tartufo, liquirizia, catrame e spezie; leggermente pungente di alcol con note di frutta macerata, il tutto con una dolcezza intrinseca.

In bocca eleganza, finezza, uno sviluppo armonioso. Ha certamente potenza e struttura.  Una lieve, ma perdurante, astringenza da un tocco di austerità; e ancora cuoio, tabacco, catrame e una precisa evocazione minerale.  Un profilo lungo e vibrante. Una miriade di sensazioni che solo i grandi vitigni esprimono con l’invecchiamento.

Barbaresco 2000, ha ancora carattere e discreta struttura; ha già da tempo iniziato la terza fase dell’invecchiamento, il declino!
Il colore mostra in modo evidente come la tonalità sia evoluta verso l’aranciato.
Naso un po’ tostato, tanto che il legno appare a tratti un po’ greve;  articola i suoi profumi su toni terziari leggermente ruvidi; lontano dalla complessità e dalla eleganza del Vanotu.
In bocca ha meno volume e densità del precedente e il legno torna con forza al centro della sensazione. Appare più morbido e ciò per una più accelerata polimerizzazione del contenuto fenolico e precipitazione dei polimeri. Il palato è sostenuto da una buona acidità.
Ciascuna bottiglia di vino rappresenta dunque un caso particolare e la diversa resistenza all’invecchiamento dipende, da una serie di fattori legati alla sua composizione, alle condizioni di affinamento, alla tappatura e alle condizioni di conservazione.

 


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