di Diodato Buonora
Oggi, lockdown. L’Enel ci ha informato che dalle 10 alle 17 e 30, per lavori, toglie l’energia elettrica. Praticamente una di quelle giornate in cui siamo prigionieri a tutti gli effetti. Aggiungo che è prevista pioggia. Devo rendere interessante una giornata che si preannuncia molto triste. Ecco che si avvicina l’ora di pranzo e decido di organizzarmi per un aperitivo “ruspante”. Voglia di popcorn! Apro il mio frigo personale che è pieno di bottiglie di vino per tutti i gusti ed ecco che mi capita una “Vandari 2009”, la Falanghina Sannio Doc dell’Antica Masseria Venditti. 2009? Mi chiedo: “11 anni. Sarà ancora buona?” Per saperlo … bisogna aprirla. Tappo integro. Ad annusarlo non percepisco difetti. Ne verso un po’ nel bicchiere e l’assaggio. Evoluta, ma non ha niente di negativo.
Nel frattempo, mi diletto a preparare i popcorn aggiungendo all’olio un cucchiaino di olio al peperoncino “house made”. Inizio a sgranocchiare i popcorn e a bere la “mia” Vandari. Bella, buona, piacevolissima. Quei dieci minuti che sono trascorsi dopo l’apertura della bottiglia hanno dato ossigeno a sufficienza per farla esaltare. Ecco che ho pensato che un vino così, almeno virtualmente, merita di essere condiviso. Così l’analizzo: colore giallo appena dorato brillante e (aggiungo) invitante. Al naso era intensa ed aveva una persistenza infinita, lunghissima. Molto fine ed elegante. Il solo annusarla mi dava delle indescrivibili piacevoli sensazioni. Al gusto confermava tutto quello che si era evidenziato all’olfatto e si abbinava molto bene con quel piccantino che avevano i popcorn. Chiaro che il vino non si può paragonare ad una falanghina d’annata.
Non aveva acidità ed era morbidissima. Quando si giudica un vino, alla fine si dice se è pronto, se deve stare ancora o se “è andato”. Questo, posso affermare, era pronto per emozionare. Non si percepivano i sentori del legno dei grandi Chardonnay. Tutti sappiamo che Nicola Venditti non ha mai utilizzato barrique e botti per invecchiare i suoi vini. Dichiara da sempre che il vino deve essere buono perché l’uva è di qualità e non perché il legno è pregiato. Nel frattempo, sono finiti i popcorn e avevo ancora voglia di vino.
Ed ecco che mi sono organizzato con pane, olio nostrano e sale. A ritmo spedito ho continuato a bere e a mangiare finché non è terminata … la bottiglia. Avrei voluto che fosse senza fine ma, come tutte le cose belle, è finita senza che me ne accorgessi. Questa “Vandari” merita di essere catalogata tra i miei vini che non dimenticherò. Complimenti Nicola.
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