Le potenzialità del Fiano Cilentano sono ormai state esplorate, non in maniera così frequente come è avvenuto con le etichette irpine, ma è ormai assodati che anche qui questo magnifico bianco può esprimere buona longevità, anche quando è lavorato solo in acciaio.
Una prova è venuta dalla piccola verticale svotasi a Sicilì l’altra sera con la Federazione Europea Sommelier di questa etichetta ancora poco conosciuta.
Come ha ben raccontato Gianni Ferramosca, nasce dalla voglia di Mario Notaroberto, imprenditore di successo in Lussemburgo nel campo della ristorazione, di portare un po’ di Cilento in Nord Europa. Da qui la voglia di produrre vino, si è partiti con 25 ettari a circa 250 di altezza non lontano da Palinuro piantando il fiano ma è in programma anche l’aglianico, in collaborazione con l’enologo Carmine Valentino, autore di alcuni dei più grandi bianchi irpini, cito a memoria Marsella e Rocca del Principe.
Albarosa, questo il nome della cantina, è destinata a diventare un punto di riferimento per la produzione vitivinicola del cilento proprio per la sua capacità dinamica e la voglia di realizzare cose concrete e semplici.
Ma vediamo come è andtaa.
Valmezzana Cilento dop 2014
Sappiate che lo scorso anno è andato molto bene per il Cilento, zona tendenzialmente più calda. Il Valmezzana si presenta ancora scomposto, con una punta agrumata da fermentazione, frutta bianca e note di ginestre. Al palato ha bisogno di ancora di bottiglia, per assestarsi deve scapolare l’estate come sempre succede ai bianchi campani. Buona acidità, frutto pieno, manca lo scatto finale che siamo sicuri troverà a breve. Voto 88
Valmezzana Cilento dop 2013
Un grande bianco equilibrato al naso dove restano le note di frutta bianca e, ancora, di agrumi, ma anche rimandi floreali decisamente marcati. Un naso intenso e persistente, come il palato dove attacca ai lati grazie ad una acidità vibrante e precisa che regge un corpo importante ma agile, scattante, sino alla chiusura lunga e precisa. Sapido, con tono amaro nel finale. Voto 89
Valmezzana Campania igt 2012
Il naso è di frutta matura con cenni di idrocarburi. Troppo presto? Probabilmente si, ma dobbiamo considerare che è la prima vendemmia e ancora non si conosceva bene quale sarebbe stato il comportamento del Fiano in questi luoghi. Al palato, però, nessun cenno di stanchezza, ancora tanta acidità vibrante che rinfresca il palato e lo guida in una beva gradevole, lunga e per certi versi meditativa. Voto 87.
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CONCLUSIONI
Sentiremo parlare sicuramente di questa azienda in futuro a patto che si curino alcuni dettagli e si maturi qualche ambizione in più. Ad esempio uscire dopo un anno dlala vendemmia, fare magnum e conservare lo storico. Tre gesti che richiedono tempo, un discorso che in genere gli imprenditori non amano. Ma confidiamo nell’anima cilentano di Mario Notaroberto che, ovviamente, fa di questo fattore un elemento estraneo ad ogni ragionamento. I presupposti per fare vini di grande stoffa ci sono, dalle caratteristiche del territorio all’esperienza dell’enologo. Chi vivrà berrà.
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