La Taverna del Principe ha chiuso. Lasciamo la nostra scheda per archivio:
Tornati (e ritornati) alla Taverna del Principe di Vallo della Lucania: accoglienza, corretto rapporto qualità prezzo, schietta cucina cilentana con prodotti della propria azienda agricola. Un’osteria come deve essere, non a caso anche per il 2019 nella Guida Slow Food.
Giovanni in sala e sua moglie Annamaria in cucina continuano a proporre con garbo piatti della tradizione con un tocco personale e sempre con il bonus di una materia prima di stagione proveniente in gran parte dalla loro azienda di Rofrano.
Impossibile rinunciare allora al ricco antipasto, dai formaggi di capra a diversa stagionatura al caciocavallo giallo di latte vero; e poi i salumi lavorati in proprio, le verdure trattate con rispetto, dalla zucca arrostita alla tradizionale ‘foglie e patate’, fino alle zuppe di stagione con i legumi e gli ortaggi. Golose e di sostanza le crocchette in versione cilentana (con cacioricotta di capra e prezzemolo); sfiziosi i peperoni verdi imbottiti di caciocavallo e alici.
Corroborante e delicata la zuppa di zucca e ceci mentre abbiamo trovato davvero straordinaria per sapore e cottura la cipolla al forno profumata all’alloro. Esempi riusciti di cucina povera contadina, ben eseguita, oggi la vera ricchezza che possono offrire territori come questi.
Tra i primi piatti, sempre imbattibili, le lagane di Annamaria con i ceci e una delicata genovese con le candele spezzate a mano.
Chiudete con i dolci della casa, come la torta di mele o il castagnaccio, anche qui tutto realizzato con prodotti aziendali.
Qui di seguito la nostra recensione del 2016:
La Taverna del Principe è una bella osteria a conduzione familiare che si trova in un antico palazzo nobiliare nel centro storico di Vallo della Lucania, proprio sopra la piazza di origine borbonica.
Sebbene la cittadina sia sede del Parco Nazionale e sede vescovile, oltrechè di un tribunale e di tutte le scuole di ordine e grado che ne fanno il centro amministrativo dell’intero Cilento, non è mai riuscita a diventare un riferimento per la ristorazione e la gastronomia.
Fanno eccezione, da quasi quarant’anni, la Chioccia d’Oro di Giovanni Positano, al confine con Novi Velia e – più di recente – le meritorie iniziative imprenditoriali di Paolo De Simone, con Storie di Pane e la pizzeria Da Zero.
Ecco allora che una realtà consolidatasi negli ultimi dieci anni – e coronata dall’ingresso nella Guida delle Osterie Slow Food nell’edizione 2017 – non può che essere accolta con entusiasmo.
Giovanni e Annamaria Cetrangolo sono una giovane coppia di Rofrano, piccolo paese del Cilento meridionale, dove la famiglia gestisce una fattoria. Proprio l’azienda agricola fa da cambusa alla cucina della Taverna che, tra le altre cose, ha aderito all’alleanza dei cuochi Slow Food, garantendo così filiera corta e prodotti del territorio.
Le sale del locale erano una volta le stalle del palazzo, e la rispettosa ristrutturazione mostra oggi in bella vista le mangiatoie in pietra e legno. L’arredo è molto semplice, con il tipico tovagliato a quadretti bianchi e rossi, a ricordare le vecchie trattorie.
In sala, il servizio partecipato e curato di Giovanni, attento a spiegare i piatti e la loro storia; in cucina la moglie Annamaria custode della tradizione cilentana di famiglia. Ed infatti più che di cucina casereccia, possiamo parlare di piatti familiari, con ricette eseguite oggi davvero solo nelle case fortunate dove ai fornelli ci sono ancora le nonne.
Si comincia, volendo, con un ricco antipasto di verdure (un vero paradiso per i vegetariani) a partire dalle melanzane con mozzarella e pomodoro, dalla minestra di biete e patate alle scarole ripassate in padella, fino alla zucca arrostita. Stuzzicanti gli ovoli crudi all’insalata e goloso il gattò di patate con la crosticina bella ‘arruscata’.
Tra i primi non manca mai una zuppa giornaliera, da non perdere quella con scarola in brodo con le polpettine di carne. Molto buone le lagane con i ceci di Cicerale e i ravioli con ricotta di capra, semplicemente conditi con sugo fresco e basilico. Sfiziosi gli gnocchetti di patate preparati con le ortiche e serviti in bianco con cacioricotta fresco di capra, che però tende a coprirne il sapore.
Per i secondi piatti, le carni provengono da un macellaio della zona, mentre gli animali da cortile vengono dall’azienda di famiglia. Come, ad esempio, l’ottimo coniglio al forno, con patate e olive.
Ma se davvero volte entrare nell’anima povera ma sostanziosa della cucina cilentana, allora non potete fare a meno di assaggiare la «cusutula». Si tratta della tasca di fianchetto imbottita con uova e cacio e cotta nel brodo, piatto antico e sapiente.
Anche la parmigiana di melanzane è ben eseguita, resa appetitosa dalla ripassata in forno nel tegamino di coccio.
A completare, il tipico pane cilentano semi-integrale, l’olio molito da un frantoio locale, fatto con le proprie olive, e qualche buona etichetta di vino del territorio, oltre allo sfuso della casa.
Si chiude con un piatto di formaggi di capra, prodotti in proprio, oppure in dolcezza, con una crostata di crema e mandorle, delicata e fragrante, e con il bucconotto di Rofrano, una sorta di raviolo fritto con farcia al cioccolato e castagne.
Un’esperienza, insomma, in cui tutto, dal cibo all’accoglienza, contribuisce a creare un’atmosfera davvero autentica: ci si presenta per ciò che si è, senza trucchi furbi o, peggio, finto folclore.
Speriamo proprio si conservi sempre così.
La Taverna del Principe
Piazza Vittorio Emanuele, 62
Tel. 0974.4569 – 334.9575584
Chiuso: lunedì.
Conto medio sui 25 euro.
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