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A Napoli, intorno all’area Vesuviana e in gran parte della Campania c’è un vero e proprio culto per le pesche, d’estate è uso mettere le <percoche> nel vino sfuso sia rosso che bianco a seconda dei gusti rendendolo così più dolce e antico.
Direi anzi che le percoche e le crisommole (albicocche) sono ai vertici del gradimento come pure della biodiversità nel nostro territorio. Le peschiole di cui parliamo, invece, spiazzano il palato partenopeo anche se sono conservate secondo un’antichissima ricetta in agrodolce, siamo nella zona dell’Alto Casertano, proprio ai confini con il Lazio e l’azienda Verticelli, oltre cento ettari coltivati a cereali, ortaggi e frutta nel 1989 ha iniziato la trasformazione e la commercializzazione di questo prodotto unico che due anni dopo al Cibus ha avuto anche l’Oscar Primo Premio.
In realtà si tratta di una cultivar che viene raccolta prima della maturazione, poco dopo la fioritura quando il sapore è ancora aspro: la freschezza e il metodo di conservazione ne fanno una golosità unica, da servire come aperitivo al posto delle solite olive, più carne, più sapore, intere oppure tagliate a fettine sulle tartine come consiglia l’azienda. Siamo convinti, però, che uno chef creativo come Renato Martino del Vairo del Volturno sarebbe capace di creare non uno, ma dieci piatti. Una chicca deliziosa, insomma, unica.