Il PECORINO, VITIGNO DEL FUTURO – Tavola rotonda per discutere sul Pecorino organizzata dall’Associazione Italiana Sommelier
Il 30 dicembre presso l’Hotel Villa Maria a Francavilla a Mare, l’Ais Abruzzo ha presentato la loro guida 2016 e per l’occasione organizza un confronto costruttivo e ricco di spunti utili per la valorizzazione degli autoctoni Abruzzesi, analizzando punti di forza, debolezze e prospettive future.
E per fare questo chiama a raccolta il mondo delle istituzioni, produttori per fare il punto su prospettive di sviluppo su un vitigno che ormai viaggia da solo e riesce a far utilizzare un unico linguaggio fra tutti.
Ma, il grido di allarme emerge forte e chiaro da tutti gli interventi “si deve subito riscrivere un disciplinare di produzione, l’attuale è inadeguato in base alle crescenti esigenze di mercato”.
Anfitrioni dell’evento sono il Presidente regionale Abruzzo Gaudenzio d’Angelo e l’impeccabile Luca Panunzio delegato regionale, coadiuvati da un gruppo affiatatissimo di collaboratori, tutti sommelier AIS capacissimi e preparati.
A moderare un palco ben rappresentato è il giornalista Paolo Castignani che riesce a gestire i vari interventi con rara professionalità.
Il Pecorino, sicuramente ha spiazzato tutti, gli è esploso nelle mani soprattutto ai produttori, il suo successo di mercato è innegabile, ma ora c’è bisogno di una regolamentazione, per evitare errori fatti con altri vini… Insomma questo è il cuore della discussione di tutti, naturalmente tante belle parole… e speriamo che si avveri quello che si è detto.
A me, consentitemi un ultimo approfondimento su un vino che amo particolarmente.
Il nome Pecorino ha sicuramente incuriosito i mercati che hanno reagito bene e hanno iniziato a ricercarlo, lo dimostrano anche le numerose richieste durante vari Vinitaly.
Solo il nome non basta, ma è servito ad avvicinare tanti a un vino dal carattere deciso, poliedrico nelle sue caratteristiche e accattivante nel suo modo di farsi apprezzare, e che non vuole sostituirsi al Trebbiano, anzi gli da man forte nella penetrazione dei mercati e nel rafforzare l’identità del brand Abruzzo colmando una lacuna negli abbinamenti con la cucina abruzzese e non solo.
A giovarne sono tutti i piatti di pesce e crostacei crudi e cotti, primi piatti con intingoli impegnativi e secondi di carne con cotture in casseruola o brasati.
Ho personalmente testato i suddetti abbinamenti, fino ad arrivare a una salsiccia di fegato alla brace, dove primeggiava lo speziato e un retrogusto amarognolo; bene, il Pecorino con la sua acidità creava così tanta salivazione peggio di uno tsunami, ma poi arrivava il grande corpo fatto di mineralità e alcol a disidratare l’eccesso di salivazione in una staffetta da oro olimpico.
E poi, perché continuare a cercare uno stile unico di produzione, ma perché !?!?!?!
Fermo restante le caratteristiche di base, profumi abbastanza netti che vanno dal floreale per passare agli agrumi e alle erbe mediterranee, come pure la sua struttura gustativa, vivace, fatta di un gioco di rinforzo fra l’acidità e mineralità, ma sempre accattivante, questo vitigno riesce a dimostra aspetti diversi in ogni zona dell’Abruzzo, e non sarà certo il produttore a ingabbiare un carattere cosi esuberante e, più tentano di addomesticarlo e lui più prende il sopravvento.
È come per il Trebbiano e il Montepulciano che riescono a mantenere una loro personalità in ogni zona dove sono prodotti, non sono mai uguali, hanno una loro identità.
Non possiamo parlare di zone di elezione o dove vengono meglio, ovunque riescono a dare il meglio di se, basta saperne cogliere le sfumature.
Ultimo elemento che emerge da tante degustazioni è che è un solitario, sicuramente non ama i tagli ma si esprime bene da solo.
Per il futuro sicuramente il Pecorino, avrà uno spazio di rilievo nella spumantizzazione, e prima di chiederci quali sono i tratti distintivi, istituzioni e produttori devono proteggere un “un figlio d’Abruzzo” da tanti produttori e territori di altre regioni che hanno già fiutato l’affare…
In conclusione della tavola rotonda è stata presentata l’edizione 2016 di Vitae, la guida dei vini d’Italia dell’Associazione Italiana dei Sommelier. “Il volume racchiude tutta la conoscenza del territorio e la passione per le vigne sviluppate in cinquant’anni di attività dedicata alla divulgazione della cultura del vino – ha detto Luca Panunzio, delegato Ais Pescara –
Sono sedici i vini regionali premiati le quattro viti dell’Ais:
Abruzzo Pecorino Castello di Semivicoli 2014 – Masciarelli
Cerasuolo d’Abruzzo 2014 – Valentini
Montepulciano D’Abruzzo 2012 – Emidio Pepe
Montepulciano D’Abruzzo Colline Teramane Neromoro Riserva 2011 – Nicodemi
Montepulciano D’Abruzzo Colline Teramane Oinos 2011 – San Lorenzo
Montepulciano D’Abruzzo Dante Marramiero 2005 – Marramiero
Montepulciano D’Abruzzo Don Bosco Riserva 2011 – Nestore Bosco
Montepulciano D’Abruzzo I Vasari 2012 – Barba
Montepulciano D’Abruzzo Mazzamurello 2012 – Torre dei Beati
Montepulciano D’Abruzzo Terre dei Vestini Belloverde Riserva 2010 – La Valentina
Montepulciano D’Abruzzo Tonì 2012 – Cataldi Madonna
Montepulciano D’Abruzzo Vecchie Vigne Riserva 2011 – Gentile
Pecorino 2014 – Tiberio
Trebbiano D’Abruzzo 2012 – Valentini
Trebbiano D’Abruzzo Vigneto di Popoli 2013 – Valle Reale
Tullum Pecorino Biologico 2014 – Feudo Antico
C’è anche l’Abruzzo tra le 22 le magnifiche etichette premiate con il tastevin. Il premio è andato al Trebbiano d’Abruzzo 2012 di Valentini
Per un ulteriore approfondimento vi allego una sintesi dell’Ufficio stampa Ais Abruzzo della giornalista Mirella Lelli:
“E’ importante riunire intorno al tavolo produttori, istituzioni ed esperti e dibattere dei temi di attualità – ha detto il presidente Ais Abruzzo Gaudenzio D’Angelo – divulghiamo da 50 anni la cultura del bere e siamo sempre vicini al mondo vitivinicolo cercando di sollecitare quel dibattito costruttivo da cui far nascere nuove sfide per il futuro”.
“Il Pecorino sta crescendo, segno che i produttori stanno lavorando bene – ha detto il giornalista Andrea De Palma che da dieci anni cura l’Abruzzo per la Guida Vini Buoni D’Italia –nelle fiere internazionali buyer e ristoratori chiedono vini nuovi da proporre ai loro clienti e il Pecorino suscita tantissimo interesse. Piace per la sua freschezza ed è un vino facile da riconoscere più del marchio dell’azienda”.
“Essere stato il primo produttore di pecorino non so se ha portato bene – ha scherzato Luigi Cataldi Madonna che nel lontano 1996 imbottigliò la prima annata – Nei primi dieci anni lo producevo solo io e nessuno se lo beveva, nei dieci anni successivi il consumo è aumentato e quello che produco non basta più. Il Pecorino per me rappresenta uno stimolo. È un vino fresco, acido, spigoloso che ha vinto la sfida sui vini rotondi che andavano negli anni 80. Ma oggi la produzione è cresciuta e Regione e Consorzio di Tutela devono intervenire per evitare quello che è accaduto al Montepulciano”.
Dello stesso avviso Rocco Pasetti dell’azienda Contesa di Collecorvino anche lui produttore storico di Pecorino che chiede a gran voce il disciplinare per la Doc: “Purtroppo non tutti hanno chiaro il concetto sulle indicazioni dei vini tra Itg e Doc, e considerato il potenziale di produzione in forte crescita e la richiesta del mercato sempre in aumento è indispensabile abbandonare l’attuale sistema e andare verso la denominazione d’origine controllata”.
A rinforzare il concetto anche Nicola Dragani, presidente di Assoenologi Abruzzo: “ Il disciplinare va riscritto attraverso una ricerca scientifica che definisca le caratteristiche organolettiche e i marker del vino. In caso contrario si rischia di perdere peso sul mercato”.
“Qui in Abruzzo puntiamo ancora troppo sul vitigno mentre in Francia la valorizzazione del prodotto passa attraverso i territori – ha sostenuto Manuela Cornelii docente e rappresentante dell’Ais Nazionale – perché nessuno ricorderà il nome di una bottiglia quando chiederà il Pecorino in un ristorante”
Anche il Consorzio di tutela, rappresentato dal Vice Presidente Enrico Marramiero apre alle nuove prospettive: “ L’abolizione delle Igt è stata fatta da una società cooperativa. È una scelta coraggiosa e un argomento che va affrontato subito per riportare in Abruzzo l’imbottigliamento di tutto il vino prodotto. il Pecorino oggi è una realtà di mercato ma dobbiamo investire di più sulla qualità piuttosto che sulla quantità”
Dal canto suo l’Assessore regionale Dino Pepe ha sottolineato gli aspetti critici del settore e cioè la polverizzazione aziendale, la percentuale del 60% di prodotto venduto sfuso come vino da tavola e la scarsa integrazione di filiera tra tutti gli operatori del mercato. Una fragilità a cui la regione risponde con le risorse che arrivano dall’Europa e con i prossimi bandi del PSR appena approvato. “ In primis attiveremo il bando per i giovani e quello per la promozione che ci permetterà dal 2016 di essere competitivi sul mercato internazionale”.
Tra i relatori l’enologo di Codice Citra Lino Olivastri che ha presentato il progetto di ricerca sulla spumantizzazione con metodo classico degli autoctoni abruzzesi realizzato in collaborazione con l’Università di Teramo e il Crivea. Su un campione di 457 assaggiatori il Pecorino è risultato il più gradito seguito da Montonico , Montepulciano, Cococciola e Passerina.
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