di Pasquale Carlo
‘Verso’ è la nuova linea vini de La Fortezza: un progetto che guarda lontano, traendo forza dalle radici del territorio del Taburno, del Sannio. Quattro vini fermi, un rosso e un bianco da blend (senza denominazione), e due Spumanti Metodo Classico. Vini pensati e prodotti per goderne a tavola, per raccontare le potenzialità enologiche di un territorio insieme al ritorno alle proprie radici del fondatore dell’azienda, Enzo Rillo. Il tutto facendo leva su quel profondo rapporto che lega il vino e la poesia. Un rapporto che affonda nella storia antica e che in tempi a noi più vicini ha ispirato tanto il lavoro del grande Luigi Veronelli, per cui «il vino è il canto della terra verso il cielo».
Il filo conduttore di queste quattro nuove etichette – che usciranno sul mercato all’inizio del prossimo autunno, conferma Antonella Porto, wine manager dell’azienda torrecusana – è costituito dall’utilizzo delle uve aglianico. Infatti, per meglio raccontare la storia del territorio e per andare incontro alle nuove tendenze del gusto la produzione dei due vini fermi – due Super Sannio – sono state utilizzate uve aglianico accompagnate da piedirosso e camaiola per il Rosso ‘Truman’ e le stesse uve – vinificate in bianco – accompagnate da fiano e greco per il Bianco ‘Suarè’. Stesso discorso anche per le bollicine, con lo Spumante Bianco ‘Tremiém’ ottenuto da una base vino costituita da uva aglianico – vinificate in bianco – fiano e falanghina, e lo Spumante Rosé ‘Ussiè’, da base vino ottenuta sempre da uve aglianico – vinificate secondo la tecnica dei vini rosati – e fiano.
L’ossatura dei due Metodo Classico (entrambi Pas Dosè, vale a dire con contenuti di zuccheri inferiore o uguale a 3 grammi per litro) parla soprattutto di uve aglianico, che costituiscono in entrambi il 60%. ‘Ussié’ e ‘Tremién’ nascono da un percorso abbastanza simile dopo la vendemmia delle uve che avviene, ovviamente, in modo scalare, raccogliendo le diverse uve quando presentano i giusti parametri (l’ideale per l’enologo Vittorio Festa sono un contenuto zuccherino tra i 14 e i 16 Gradi Babbo e un’acidità reale il cui valore del Ph è di 2,90). Assemblati i due vini si procede alla preparazione del “piede di fermentazione” (operazione che serve a far moltiplicare i lieviti) che in questo caso ha richiesto quattro giorni, e poi al tiraggio, con una rifermentazione in bottiglia che è andata oltre i ventiquattro mesi.
Provati adesso, ‘Tremién’ sembra ingraziarsi maggiormente la beva per una prontezza già acquisita, forse anche per la presenza delle uve falanghina, che apportano una maggiore spalla acida che rende il sorso più fresco e godibile. Freschezza e godibilità di sorso preannunciata da leggere note floreali e una ben avvertita crosta di pane, man mano arricchite da sentori fruttati. Freschezza e godibilità a cui si affianca una piacevolissima sapidità, quasi ad armonizzare le diverse componenti. Il profilo di ‘Ussiè’, dal rosa molto pallido, sprigiona con più evidenza il carattere aristocratico dell’aglianico, offrendo con maggiore evidenza le caratteristiche inconfondibili di questo vitigno e del luogo in cui esso è coltivato. Al naso le note di crosta di pane si fanno compagnia con i piacevoli sentori di frutti rossi freschi e un sottofondo agrumato; il sorso è subito pieno, dopo l’impatto irruente della freschezza si distende con austerità, buona sapidità.
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