Forse l’annata 2007 sarà ricordata per i rosati e per i Piedirosso. Tra l’altro è la prima volta che questo vitigno, parlo del Kerres dei Pentri, arriva alla finale di Vini Buoni d’Italia del Touring che inizia oggi nello scenario di Roccamonfina custodita nell’agriturismo di Berardino Lombardi, Terre di Conca. Già al concorso EnoHobby emerse questo dato, ma i mesi in bottiglia hanno rivelato grandi rossi, tra cui questo stravolgente Unique 2007 di Cantine Podere del Tirone: peccato non abbiano presentato i campioni, avrebbe sbancato. Siamo di fronte forse alla migliore esecuzione di Antonio Pesce sul territorio vesuviano. Di questo ragazzo, figlio d’arte del bravo Amodio a cui il 12 e il 13 settembre sarà dedicato un concorso enologico sul Lacryma organizzato dalla Strada del Vino del Vesuvio, ci è sempre piaciuta la capacità di trasferire carattere ai rossi. Lo ha fatto con i Taurasi Poema di Manimurci e Santa Vara di La Molara, tanto per citare due campioncini irpini targati 2004. Voglio anche dire quanto mi è capitato di sostenere con il Taurasi di questa azienda: per capire un vino del genere bisogna aver bevuto bene nella propria vita. Siamo infatti in presenza di una espressione compiuta, da manuale come direbbe il professore Alberto Capasso, della mineralità vesuviana, dalla pietrafocaia ai sentori sulfurei, sembra davvero di calpestare la sabbia nera dove, a 300 metri di altezza, sul Tirone, sono piantate alcune delle viti più alte sulle falde del Vulcano. In questa esecuzione non c’è concessione ruffiana e neanche piaciosa, è una sorso di zolla appena ingentilito dallo speziato e dal resinoso balsamico rilasciato da quattro mesi di sosta in legno. Un vino capace di emozionarci come mai è sinora accaduto negli ultimi mesi. Si tratta della punta dell’iceberg di un progetto corposo e di lunga durata, 25 ettari sul Vesuvio è come dire 500 in Sicilia o 3000 in Argentina, con tanto di cantina rimessa a nuovo e attrezzata per il turismo, con la grande ambizione del patròn Sandro Acunzo di tirare sino a sopra i turisti che circolano nel Golfo su aliscafi e barche private. Da qui su la vista è imperdibile: il mare da Capo Miseno a Punta Campanella con Posillipo, Ischia, Capri e Sorrento davanti agli occhi e tu che ti senti in una culla, quella della civiltà agraria di questo paese Il ponte è stato lanciato verso l’alta ristorazione, ai ristoranti Da Filippo a Sorrento ed alla Taverna do’ Re a Napoli è stato chiesto di selezionare dei piatti in abbinamento in vista di Merano. Da non credere il matrimonio fra questo Piedirosso, lungo, intenso, strutturato, giustamente tannico, caldo e al tempo stesso spinto da una grande acidità, con l’involtino di pesce spatola su timida passata di piselli prerata alle spalle del Mercadante da Francesco Perrella.r