Dall’ufficio stampa della uiv riceviamo e pubblichiamo. Con diritto di replica.
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Una ricerca analitica tutta da dimostrare
Sulla questione Brunello continua il linciaggio delle aziende toscane: sono sufficienti le “indiscrezioni” sulla consulenza della Procura di Siena -coperta da segreto- perché la stampa affermi “dimostrato l’impiego di uve diverse da quelle previste dal disciplinare”.
In un clima assolutamente non sereno, Unione Italiana Vini, che ovviamente non conosce il contenuto della consulenza del Pubblico ministero, si limita ai seguenti rilievi.
“La nostra esperienza scientifica, condivisa da istituti prestigiosi, quale quello di S. Michele all’Adige – afferma il presidente della più rappresentativa organizzazione del comparto, Andrea Sartori -, ci impone di precisare che allo stato attuale non esistono metodi di ricerca in grado di dimostrare con un’analisi chimica sul prodotto finito l’eventuale impiego di uve diverse da quelle previste nel disciplinare. In questa nostra convinzione ci pare di essere confortati anche dalle conclusioni cui è giunto il Ministero delle politiche agricole e forestali, che ha istituito un apposito comitato di esperti proprio per elaborare metodi affidabili di verifica”.
I laboratori di Unione Italiana Vini analizzano ogni anno più di 50.000 campioni consentendo al consumatore ed alla grande distribuzione di orientarsi consapevolmente nella selezione dei vini e collabora con le più accreditate istituzioni scientifiche, nazionali e internazionali, per il continuo aggiornamento delle tecniche di indagine.
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In Italia, sia vino, calcio o scandali, alla fine la colpa è sempre dei giornalisti e non di chi sbaglia o, peggio commette reati! Che nel nostro sistema mediatico ci siano storture è una delle tante verità, ma resta un dato inoppugnabile, cioé il punto centrale della questione, costituito dall’apertura di una inchiesta, sulla quale ci saremmo aspettati, anziché la solita condanna contro i media, una robusta presa di posizione a sostegno di chi ha rispettato il disciplinare ed è stato danneggiato da chi ha invece fatto il furbo. Poi, magari, entrare nel merito della questione che si riferisce ad alcune indiscrezioni doverosamente riportate dai colleghi. Forse, se ci si affida a soffiate è perché manca la chiarezza necessaria proprio di chi ha interesse ad averla, cioé le cantine coinvolte.
Che ci sia poi una gogna mediatica verso le aziende toscane è davvero solo una favoletta: niente come il vino toscano è stato negli ultimi 15 anni coccolato, vezzeggiato e osannato da tutta la stampa italiana e internazionale. Forse, proprio per questo la delusione verso certi comportamenti è più forte (l.p.) .
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