Una serata NI in una trattoria di mare

Pubblicato in: Polemiche e punti di vista

di Marco Contursi

Caro Ristoratore, sono venuto da te su consiglio di una persona, dopo aver dato una occhiata in rete a quello che fai e a quello che si dice di te. Sai, ho un metodo personale per valutare se andare o meno in un ristorante. Guardo le foto dei piatti su Trip e Google recensioni e vedo come il titolare risponde alle critiche. Le recensioni positive le salto a piè pari, poiché il 90% di chi scrive non capisce una cippa di quello che ha nel piatto.

Tutto ok, sei anche pescheria, e seppur lontano dal mare, questo dovrebbe deporre per un menù che vada oltre vongole e cozze, polpo all’insalata e frittura mista. Hai un banco pieno da cui attingere, oltretutto a prezzi da ingrosso.

Vabbè, i tavoli sul marciapiede sono una cosa che mal digerisco, si mangia in pratica in mezzo ad una strada, con le auto a 1 metro dai tavoli, ma per fortuna, poiché sono i più ambiti, sono già prenotati e mi metti dentro. Come amino le persone mangiare con gli scarichi e i clacson delle auto a due passi non lo capirò mai. Come non capirò mai chi ha definito “ottimo” il vino bianco della casa che si offre con profumi inesistenti e un amaro in bocca veramente fastidioso. Per 8 euro al litro, qualcosa di meglio si potrebbe trovare…

Come di meglio si deve trovare al posto di piatti e brocche di ceramica tutte scardate, una cosa che purtroppo accade quando si lavano nella lavastoviglie ma che personalmente odio. Piatti e bicchieri devono essere intatti, senza parti rotte e saltate via.

Vabbè, sono venuto per il pesce, e, qui, le proposte non vanno molto oltre il già visto: polpetti alla luciana, insalata di mare, polpette di tonno, sautè.

Vada per un sautè e i polpetti, insapori questi ultimi, con un sughetto abbastanza anonimo, accompagnato da crostini bruciati. Ed ecco un consiglio, invece di mettere le fette di pane su una padella o su una griglia, mettile in forno, si doreranno senza bruciare e senza quindi offrire quella nota amara fastidiosissima all’assaggio. Un filino meglio il sautè anche se alcune cozze, belle cicciotte a dire il vero, presentavano ancora la barbetta che va tolta. Buone le cozze, ma con poca personalità il sughetto, tanto che è rimasto nel piatto. E visto che siamo nel periodo giusto, cozze siano pure per il primo, insieme ai “peperoncin e ciummo”, ossia i friggitelli. Con l’unico appunto che la salsa coi friarielli e le cozze erano due entità separate che si sono unite nel piatto, infatti le cozze erano fredde e la salsa sapeva solo di friggitelli, senza la nota “marina” che uno si aspetta da un piatto con dei frutti di mare. Forse l’acqua delle cozze non era stata aggiunta, o forse era poca. Chissà…peccato, perché lo spaghettonequadrato era cotto alla perfezione e il sughetto saporito, pur senza il sapore di mare.

Tra i secondi, bypasso il baccalà, che, come il salmone, non credo debba trovare posto in una trattoria di mare, ancor più se pescheria, e salto a piè pari un pesce balestra venduto a 50 euro al kg poiché in una pescheria mi aspetto di trovare un prezzo minore rispetto a un ristorante che compra , magari,
proprio da una pescheria, non senza voler ricordare che in locali simili, in Spagna il pescato al banco veniva cotto per una inezia in più, e cosa simile fanno anche alcuni supermercati da noi, ove ti scegli carne o pesce dai banchi e il reparto gastronomia te lo cucina e serve con contorno per soli 5 euro.

Ripiego quindi su una frittura di paranza, abbastanza buona e varia, anche se le alici erano ormai sulla via del tramonto e si sentiva.

30 euro a persona per due piatti a testa, nulla che rimangerei, e un vino della casa, rimasto praticamente intonso tra brocca e bicchiere.

Stamane pensavo: se ieri sera mi facevo due uova a tegamino e mi compravo una maglietta firmata, spendevo uguale, mi passava comunque la fame e oggi sfoggiavo la mia nuova maglia.

Ecco, questo è il punto: quando un cliente rimpiange la cifra spesa, seppur contenuta. E pensa che una maglietta sarebbe stata una scelta preferibile alla cena.

Ma in fondo che ti interessa?…..locale pieno, vino della casa a gogò, e tutti felici di brindare coi bicchieri sbreccati a due schizzi da auto e motorini.

Ma se da domani, i crostini li fai come ti ho suggerito e non li bruci, per il mio scritto già è un successo. Stammi bene.

 


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