di Giulia Cannada Bartoli
Ho accolto con gioia l’invito in cantina di Fabrizio Fiorenza che, dal 2022, ha preso saldamente in mano le redini di Masseria Felicia, nel cuore dell’Ager Falernum. Non nascondo che tornare al casolare rosa è stata un’emozione faticosa da trattenere. L’accoglienza è quella di sempre: calorosa e informale. In tavola, con i vini in degustazione, mamma Pina ha portato un po’ di cose buone di produzione propria o locale: il pane cotto a legna, la
tipica pizza “ a rutiello”, l’olio extravergine e le olive di produzione propria, la salsiccia di maialino nero casertano, l’immancabile mozzarella di bufala e una saporita pasta e fagioli.
FOTO 2
Camminare a fine maggio tra i vigneti dedicati alle diverse etichette prodotte, accorgersi della cura e della quantità di energia e fatica profuse ogni giorno, mi dà la misura esatta del livello qualitativo della produzione di questa piccola cantina. Parliamo di soli 7 ettaricon una produzione che non raggiunge le 25.000 bottiglie. La conduzione è quasi biologica, non si esegue diserbo e tra i filari si applica il “sovescio”. S’intuisce che la ricerca dell’eccellenza è maniacale: nessuna tipologia prodotta va sul mercato nell’annata corrente.
La qualità elevata è assicurata ma, i costi e la fatica necessari a produrre, spiegano perché i vini di Masseria Felicia non sono immediatamente comprensibili per tutti. Al fresco del portico del casolare rosa ho riprovato alcuni dei vini degustati a inizio anno e altri che mancavano ancora al mio diario di assaggi 2024.
Sinopea 2020 Falanghina Roccamonfina igt
Felicia per i vini bianchi amava procedere in “autonomia” salvo poi chiedere l’approvazione dell’enologo Vincenzo Mercurio. Quest’etichetta, così come Anthologia Falerno del Massico doc, esce sul mercato almeno 24 mesi dopo la vendemmia. Per questa particolare annata l’uscita si è protratta per ulteriori 12 mesi. La differenza tra le due denominazioni sta principalmente nell’età d’impianto dal 2003 al 2005 per Sinopea e dal 1995 al 1999 per Anthologia. La varietà è la stessa per entrambe: per lo più Falanghina Flegrea e in percentuale minore, Beneventana.
La vendemmia manuale è partita a inizio ottobre, vinificazione tradizionale in acciaio con pressatura veloce e breve contatto con le bucce. A seguire affinamento in acciaio per almeno 9 mesi, stabilizzazione, filtrazione leggera e imbottigliamento a luglio 2021. Il vino perciò è in bottiglia da oltre 30 mesi. La degustazione è un’ulteriore conferma delle sensazioni percepite lo scorso febbraio, forse, ulteriormente amplificate. Giallo dorato vivace e brillante. Il naso, più aperto di qualche mese fa, esplode in morbidi effluvi di frutta gialla matura, ginestra e rosmarino. Il palato, simmetrico con le sensazioni olfattive, si allunga piacevolmente in una lunga e sferzante scia sapida e minerale mista a
delicate note di agrumi. A quattro anni dalla vendemmia, si preannunciano bevute per molti anni ancora a riprova dell’assioma, scontato per gli esperti, ma non sempre per ristoratori e clienti, che i bianchi campani sono notevolmente più buoni dopo qualche (anche parecchi) anno dalla vendemmia. Posizionamento a scaffale sui 15,00 €
L’etichetta che appare su entrambe le annate di Anthologia, da novembre 2023, è quella originale del vino ideata da Felicia quando ancora lavorava in pubblicità. In seguito è stata cambiata per allineamento con le etichette degli altri vini aziendali, da quest’anno è però tornata alle sue sembianze originali, a sottolineare che si tratta del vino bianco di punta che affianca Etichetta Bronzo.
Falerno del Massico Bianco Anthologia 2018 doc
Questa, insieme con Anthologia 2020, mancava all’appello delle mie degustazioni 2024. L’annata 2018 era stata “dimenticata” in cantina tra gli esperimenti che Felicia amava fare sui vini bianchi. Fabrizio e Vincenzo Mercurio scoprono all’inizio del 2023, un lotto non ancora etichettato per il quale non era stata ancora richiesta la Doc. Era chiaro che si trattava di Anthologia, ma, risalire all’annata è stato arduo: solo attraverso il lotto dei tappi si è individuato il millesimo 2018. Imbottigliata nel 2019 e rimasta in cantina ad affinare.
Il nome Anthologia fu deciso da Felicia e Sandro Brini, nel 2003 all’esordio del vino. Le sensazioni di profumi e sapori erano così coerenti da formare appunto un’antologia.
Le viti di Falanghina sono state impiantate dal 1995 fino al 2004, oltre un successivo impianto recente di poche centinaia di piante (2016).
Non esiste una vigna dedicata, la falanghina è piantata perimetralmente alle vigne di rosso e in alcuni filari delle stesse. L’annata è stata sostanzialmente equilibrata, la vendemmia è iniziata ai primi di ottobre. La vinificazione dell’Anthologia cambia ogni anno, la 2018 hafatto crio-macerazione sulle bucce per 36 ore (30% della massa); la vinificazione è quella classica con un contatto con le bucce, inoculo di lieviti selezionati, fermentazione a temperatura controllata e chiarificazione per precipitazione a bassa temperatura. Nell’annata 2018 la parte della massa che non ha fatto crio-macerazione è stata vinificata con “pied de cuve” partito dal mosto congelato dell’anno precedente. L’Anthologia non “vede” legno e non è mai commercializzata in annata, ma, almeno un anno dopo la vendemmia, in questo caso siamo ben oltre. Il calice si presenta giallo oro intenso e brillante. Il naso è in forma smagliante: note
esuberanti di frutta gialla matura, leggere note vegetali su un fondo di ossidazione nobile appena percettibile e assolutamente piacevole. In bocca risaltano subito molto marcate mineralità e sapidità che invitano a ripetuti sorsi. La freschezza è sferzante e dona grande finezza. A sei anni dalla vendemmia possiamo ipotizzare un lungo e roseo futuro.
Posizionamento a scaffale sui 25,00 €
Falerno del Massico Bianco Anthologia 2020
A differenza dell’annata 2018, per la 2020 non c’è stata crio-macerazione sulle bucce. La vendemmia anche qui è avvenuta ai primi di ottobre e l’annata è stata climaticamente equilibrata. Le vigne di provenienza sono le stesse.
Sicuramente c’è una comunanzagusto olfattiva e stilistica con la 2018, tuttavia, a quattro anni dalla vendemmia, ritroviamo un vino dalle caratteristiche, in certo qual modo, ancora giovanili. Naso nitido, corredo di profumi varietale, fatto di toni fruttati (ginestra, susina gocciadoro, pesca gialla matura) che non riescono tuttavia a coprire la
potente spinta minerale. Il sorso è pieno e – signature Masseria Felicia – freschezza e sapidità “governano” il calice, preannunciando un futuro di assoluto rispetto.
Posizionamento a scaffale poco più di 20,00 €
Anthologia Falerno del Massico doc 2013 (non in commercio – dall’archivio annate aziendale)
Degustazione alla cieca, bottiglia direttamente dalla cantina senza etichetta. 2013! La sorpresa è generale: alla vista e all’olfatto un vino in grande forma, giallo paglierino vivace, naso vulcanico e minerale. In bocca freschezza e sapidità assolutamente protagoniste, frutto croccante (mela verde, pera e agrumi) ancora giovane. Insomma una vera meraviglia.
Falerno del Massico Rosso 2014
La vigna ha circa 20 anni, proprio quando Felicia Brini decise di cambiare vita e dedicarsi anima e corpo al Falerno. Nel rigoglioso vigneto sono presenti piante di Aglianico e Piedirosso in percentuale 80/ 20%.La vigna è esposta E-O. Il clima è ideale perché protetto dal Monte Massico che impedisce ai venti freddi di danneggiare le viti. La vicinanza del mare, mitigando, fa il resto. Si vinifica direttamente con uvaggio di aglianico e piedirosso. Raccolta manuale con selezione dei grappoli da vigna dedicata, diraspatura, inoculo lieviti selezionati e fermentazione in acciaio a temperatura controllata. Una volta “sfecciato”, il vino rimane nei serbatoi di acciaio, dove completa l’affinamento. S’imbottiglia almeno un anno dopo la vendemmia. Questo Falerno non “vede” legno e conta ormai oltrenove anni di bottiglia, regalando una pregevole fotografia di come si esprime l’aglianico vinificato solo in acciaio.
L’annata non è stata particolarmente favorevole, infatti, in quella vendemmia, Felicia, di concerto con l’enologo Vincenzo Mercurio, decise di non vinificare il Falerno Etichetta Bronzo perché le uve non erano all’altezza. L’uva è stata raccolta con circa un mese di anticipo, a partire dal 20 settembre, seguendo gradualmente la maturazione delle diverse parti della vigna. Anche le fermentazioni sono pertanto avvenute in serbatoi più piccoli e in tempi differenti. Al calice il vino si presenta fitto, rosso rubino carico con marcati riflessi granato. La consistenza è spia di corpo deciso (13,5% alcool). Le sensazioni gusto olfattive sono allineate all’assaggio del mese scorso: naso, ampio ed elegante, apre con piccoli frutti rossi ribes, mirtillo, mora, note di ciliegia e prugna ancora fresche e carnose. I profumi evolvono in sentori floreali e di terriccio per distendersi sul finale in effluvi vulcanici e venature speziate di pepe, liquirizia e cioccolato.La corrispondenza gusto olfattiva è simmetrica. Il sorso è caldo e avvolgente, sostenuto da un’imponente spalla acido/tannica con lunga persistenza aromatica e qualche soffio balsamico. I tannini, affinati solo in acciaio e bottiglia, sono morbidi, levigati e ben integrati nella trama sensoriale complessiva. La beva invita piacevolmente a sorsi successivi.
Posizionamento a scaffale sui 15,00 €
Ariapetrina Roccamonfina Igt 2016
Lo “scugnizzo di casa” di Felicia, il rosso sfrontato da aglianico (80%) e piedirosso (20%) che, a sentirlo oggi, a distanza di otto anni, pare proprio non risentire del tempo che passa. La vinificazione prevede la permanenza per circa 10 mesi in barrique di secondo, terzo e quarto passaggio.
L’annata 2016 è stata imbottigliata a settembre 2021. Fino al 2015 Ariapetrina è uscito sotto la denominazione Falerno del Massico Doc, da quest’annata Felicia l’ha “declassato” a Igt Roccamonfina a rimarcarne la diversità rispetto al Falerno. L’etichetta “Felicia e Ariapetrina” è nuova dal 2023. A due mesi di distanza dall’ultimo assaggio, il vino mi suscita le stesse sensazioni: mi appare consistente e ben strutturato. Luminoso, rosso rubino ancora molto vivace con leggeri riflessi granato. L’olfatto è dinamico, ampio e complesso. Frutta carnosa di visciole, amarene, more, prugna e lamponi. Seguono fiori appassiti, note vegetali e speziate di pepe nero e liquirizia per un naso pulito e nitido. Nel calice si schiudono accenni di tabacco, cuoio, chicchi di caffè tostato, cacao, note minerali di grafite ed erbe aromatiche per finire con leggere sniffate fumè e balsamiche. L’ingresso in bocca è ancora una sorpresa: il nomignolo “scugnizzo di casa”, sfrontato e irruente calza a pennello. Il sorso, perfettamente allineato, entra caldo e potente, esprimendo, al contempo, mineralità, sapidità e godibile freschezza. I tannini nervosi ma eleganti appaiono ancora leggermente ruvidi. Si susseguono sentori di sottobosco, terra bagnata, pepe nero, liquirizia e cioccolato amaro. Il sorso è pieno, di buona struttura (14,5%) e perfettamente bilanciato. Il finale è lungo e saporito con notevole persistenza aromatica. A 8 anni dalla vendemmia, Ariapetrina attraversa il tempo sviluppando la distinta freschezza gustativa tipica di tutte le etichette di Masseria Felicia. Un vino super abbinabile, che non “stanca”, con tante storie ancora da raccontare.
Posizionamento a scaffale poco più di 20,00 €
Io Posso Piedirosso 2016 Roccamonfina Igt
IoPosso nasce da un’illuminazione di Felicia, nata in seguito a un regalo del nonno: una vigna di piedirosso a piede franco alle falde del monte Massico, con tralci pre – fillossera di quasi 100 anni. La diversità di questo piedirosso da quello dei cloni fino a quel momento vinificati per la produzione del Falerno rosso, spinge Felicia, nel 2011, a tentare una vinificazione separata, utilizzando un tonneau da 500 litri di terzo passaggio, lasciando il vino a riposare per un anno. Nasce così “In Punta Di Rosso”, 333 magnum da 1,5 litri con etichette numerate e prodotte solo in quell’anno. Piedirosso in purezza. La vigna a piede franco diventa così una risorsa preziosa e da quel momento sarà sempre vinificata separatamente. Rese basse (40%), vinificazione tradizionale e affinamento soltanto in acciaio per oltre 12 mesi. Appena 800 le bottiglie prodotte. ll vino, in bottiglia da quasi otto anni, è un bel rosso rubino fitto con lampi granato. L’olfatto, a occhi chiusi, ci trasporta nei Campi Flegrei: intenso, elegante e complesso con sentori floreali, piccoli frutti rossi e spezie fusi in una potente nota minerale dovuta al suolo vulcanico del Roccamonfina. Il sorso è dinamico e deciso: le note olfattive sono simmetriche e di lunga persistenza. La mineralità, considerato che non siamo negli areali d’elezione, è davvero sorprendente. L’alcool (12,5%) è ben bilanciato e la freschezza è esuberante. L’evoluzione si annuncia ancora lunga. La beva è piacevole, i tannini domati con eleganza da Vincenzo Mercurio. E’ un vino che, come Felicia,
non “urla” ma, va dritto al cuore di chi lo assaggia. Gli abbinamenti spaziano tra terra e mare, sfatando la leggenda metropolitana che con i piatti di pesce il rosso non ci sta.
Posizionamento a scaffale sui 15,00 €
Falerno del Massico Etichetta Bronzo – la storia.
L’Etichetta Bronzo è stato il primo Falerno Doc prodotto da Masseria Felicia, la seconda vendemmia della vigna di quasi un ettaro piantata da Alessandro Brini nel 1995 quando decise di acquistare il casolare rosa
dove suo padre aveva lavorato come colono. La famiglia di Alessandro ha sempre fatto vino per tradizione, vino contadino e conferimento di uve. La prima vendemmia della vigna, impiantata con l’80% di piante di Aglianico e il 20% di Piedirosso, arriva nel 1999. Si producono 700 bottiglie di vino, di fatto l’antenato dell’Etichetta Bronzo. Il vino piace a tutti: la spinta che serviva a prendere una decisione già scritta. L’incontro con Nicola Trabucco, all’epoca agronomo, ma con l’aspirazione di diventare Enologo, la scelta familiare condivisa tra Felicia e Alessandro di produrre vino Falerno danno il via all’avventura che sarebbe diventata Masseria Felicia. Nel 2000 la prima vendemmia ufficiale di vino Doc, 1500 bottiglie, 1000 delle quali affinano in botti di rovere per 12 mesi, mentre per le altre solo acciaio… non c’era sufficiente spazio nella cantina della casa per contenere ulteriori contenitori. Nel 2002 la presentazione ufficiale di due vini Falerno del Massico distinti, ma un solo prodotto presentato, per mancanza d’esperienza, non fu fatta la distinzione ufficiale tra vino affinato in legno e quello solo in acciaio. Felicia disegna le bozze delle etichette insieme con l’agenzia di pubblicità con cui lavorava e le manda in stampa. Alla consegna, (etichette allora non adesive, quindi incollate singolarmente con colla vinilica) Felicia si accorge di un errore di stampa: una parte delle etichette aveva la corretta colorazione metallica scelta in fase di studio, mentre l’altra era tristemente opaca. Non c’è tempo per rifarle, si tengono così, ma poiché di fatto ci sono due vini diversi, allora quello in legno si “becca” le etichette più “fighe” e quello in acciaio no… Il nome del vino non c’è ancora, le etichette citano “Falerno Del Massico” Masseria Felicia. La stampa di settore inizia a interessarsi all’azienda grazie anche al primo Vinitaly (anche quello un po’ per gioco) e a un evento promosso nel 2003 sulla rivalutazione del Falerno cui partecipa anche Masseria Felicia, terza azienda di Falerno,nata dopo 15 anni dalle storiche Villa Matilde e Moio. Comincia così l’invio di campioni alla stampa e ai degustatori specializzati, uno di questi decide, in autonomia, di inviare due bottiglie a Robert Parker che premia il vino con 95+. Da quel momento ha inizio la vera avventura: telefonate da ogni parte del mondo, uno tsunami che proietta con violenza inattesa la famiglia verso la decisione di fare vino sul serio. Resta la questione del nome… anche stavolta il caso ci mette lo zampino: durante un’intervista a Felicia, un giornalista le chiede la differenza tra le due bottiglie degustate, indicandole come “quella color Senape e quella color Bronzo” . La risposta semplice a una questione che sembrava irrisolvibile, Felicia non ha dubbi, il vino si chiamerà “Etichetta Bronzo”.
Falerno del Massico Etichetta Bronzo 2011 doc
L’annata 2011 la ricordiamo piuttosto calda e con andamento irregolare delle piogge e delle temperature. Sia la vendemmia dell’aglianico che quella del piedirosso – anticipate di circa 15 giorni rispetto all’inizio di ottobre, lasciavano intuire un grado di concentrazione superiore alla norma, con buone probabilità evolutive nel tempo. Il vino, a 13 anni dalla vendemmia, si presenta estremamente vitale e dinamico e più “giovane” rispetto all’annata in etichetta. Il colore è rubino intenso di grande struttura (15% alcool). Al naso i frutti maturi del sottobosco, poi la frutta ancora carnosa di prugna e ciliegia,
seguite da venature speziate che si distendono in una tipica scia vulcanica e minerale. Il sorso è pieno, caldo e coerente con l’olfatto. La spinta acido/sapida imprime uno scatto elegante di piacevole beva, ben bilanciato con tannini
morbidi e rotondi. La freschezza ci comunica che quest’annata ha ancora un bel po’ di anni di godibilità.
Posizionamento a scaffale sui 40,00 €
Falerno del Massico Etichetta Bronzo 2013 doc
Dopo la caldissima 2011 e la pessima 2012 nella quale non è stata prodotta l’etichetta Bronzo per scarsa qualità delle uve, la 2013 è stata una vendemmia perfetta, il giusto equilibrio di sole e pioggia, grappoli perfetti con qualità del prodotto superiore. Anche la produzione è quella canonica della vigna con rese da manuale. Il vino fermenta
inizialmente in tronco-conici artigianali di castagno con inoculo di lieviti selezionati, segue la
maturazione in acciaio a temperatura controllata fino al termine della fermentazione malolattica, quando il vino viene traferito in tonneau di rovere Francese da 500 litri dove affina per 12 mesi. Alla fine di questo periodo si decide “la massa”, degustando i singoli legni e trasferendoli nelle percentuali stabilite in serbatoi di acciaio a temperatura controllata dove rimane per ulteriori 10-12 mesi. Di seguito il vino viene imbottigliato e riposa in cantina per i successivi 12 mesi. La bottiglia esce minimo 3 anni dopo la vendemmia. In questo caso siamo ben oltre.
Il calice, a oltre 10 anni dalla vendemmia, si presenta rosso rubino, ancora brillante, fitto con qualche rimando granato.
Al naso si presenta fine, ampio e complesso. Prevalgono le note speziate e minerali sul frutto ancora pieno e carnoso. Il sorso è simmetrico, caldo e pieno (14% alcool) in perfetto equilibrio con la vigorosa acidità: una nitida fotografia dell’Ager Falernum. I tannini sono ben addomesticati dal tempo e dalla mano dell’enologo, Vincenzo Mercurio. La forma è ancora smagliante: la longevità è assicurata.
Posizionamento a scaffale sui 40,00 €
Falerno del Massico Etichetta Bronzo 2003 doc (dall’archivio annate della cantina – non in commercio)
Una sola parola: sorprendente! Degustazione alla cieca: sia all’esame visivo, che a quello gusto olfattivo, avrei detto 2004, un’annata molto felice per l’aglianico e, in generale, per i rossi campani da invecchiamento. Colore rosso rubino vivace con accenni granato e luminosamente fitto, al naso frutta rossa matura e ancora soda. In bocca la sorpresa più grande:
imponente quanto seducente allungo acido/sapido, precisa corrispondenza con l’olfatto, struttura da grande rosso (15% alcool) e tannini ben levigati dal tempo. Molto lunga la persistenza al palato. Avverto piacevoli note fruttate, speziate e sul fondo, balsamiche. L’annata? 2003!
Ho trovato piacevolezza di beva e freschezza in una vendemmia a dir poco difficile per calo quantitativo e andamento climatico caldo e siccitoso. Ricordiamo tutti la previsione di vini “cotti e marmellata” per quell’annata.
Ebbene, a oltre vent’anni dalla vendemmia, ritrovo un vino assolutamente godibile, sorso dopo sorso, in intimità con pochi veri amici.
A giudicare dall’acidità “turbo” percepita al gusto, credo che quest’annata 2003 possa riservare ancora belle sorprese.
Il mio suggerimento a questo sito che mi ospita: organizziamo almeno un paio di “verticali” di Etichetta Bronzo e Anthologia.
In compagnia di Fabrizio, papà Alessandro e mamma Pina Brini, che, nonostante tutto, conservano il sorriso, ritroverete la stessa immediatezza e familiarità nell’accogliere che, chi ha conosciuto Fely, non può dimenticare.
Masseria Felicia Località San Terenzano, Carano di Sessa Aurunca – Caserta.
tel. 39+0823.377514. info@masseriafelicia.it
Ettari vitati:5 – Vitigni:falanghina, aglianico e piedirosso. Bottiglie: circa25.000. 2 Ettari uliveto: Sessanella, Itrana, Carolea, Leccino e Frantoio. Enologo Vincenzo Mercurio – Cantina associata Consorzio Vitica. Visite in cantina su prenotazione.
Dai un'occhiata anche a:
- Vini azienda Siddùra – Nuove annate
- Dodici sfumature dell’Asprinio di Aversa Dop | L’evento del Consorzio Vitica alla Reggia di Caserta
- Sheeep primo Spumante Metodo Classico da coda di pecora, Il Verro
- BraDeVi, la braceria irpina da non perdere
- Vecchie Terre di Montefili: un Chianti Classico tra passato e moderno
- Il Vermentino della Maremma in dieci etichette da non perdere
- Tenuta San Guido – Bolgheri Sassicaia 2021
- Lievito e Tannino: Esplorando le Espressioni del Piedirosso nella Cantina Sorrentino in abbinamento alla pizza di Diego Vitagliano