Si è tenuto ieri alle Trabe a Capaccio (Sa), nell’ambito dell’evento Le Strade della Mozzarella, un laboratorio di approfondimento sulla viticoltura nel Cilento a cura dell’Associazione Italiana Sommelier, delegazione del Cilento e Vallo di Diano.
La degustazione, presentata da Maria Sarnataro e arricchita dalle testimonianze dei produttori, è stata un’occasione per esplorare il mondo dei vini cilentani attraverso alcuni degli interpreti di questo territorio estremamente variegato e interessante.
Si è partiti con una novità nel panorama attuale locale, lo Spumante Metodo Classico “Vola Lontano” di Alfonso Rotolo (Rutino), un’evoluzione particolare del Fiano ottenuto prendendo spunto dalla lavorazione del Franciacorta ma rispettando in modo rigoroso l’uva grazie ai 30 mesi di affinamento sui lieviti e nessuna forzatura sull’acidità.
Il colore volge al dorato, la bella vivacità ci parla dell’evoluzione avuta nel bicchiere. Al naso note fragranti di pasta lievitata e frutta matura. Al gusto la buona sapidità, filo conduttore dei vini a bacca bianca di questa zona, è tra le componenti che raccontano il territorio. Interessante persistenza gusto olfattiva.
A seguire il Fiano “Pian di Stio” 2011 di San Salvatore (Giungano) che si differenzia dall’altro aziendale, il Trentenare, perché ricavato da sistemi di agricoltura biologica. “Noi del Cilento abbiamo bisogno di nicchie per poter sopravvivere e dobbiamo fare gruppo per poterci presentare insieme sul mercato internazionale”, afferma Peppino Pagano che ha impiantato la vigna nel 2007 su un terreno calcareo argilloso con impasto medio ricco di pietre che sono utili anche per il loro effetto drenante.
Colore giallo paglierino con una bellissima vivacità e potere di riflessione della luce. Al naso il primo impatto è floreale, seguono sentori di frutta fresca polposa a bacca bianca. Al gusto si nota una buona freschezza e sapidità che riflettono l’altitudine e la mineralità dei suoli. Interessante persistenza gusto olfattiva.
Il terzo vino assaggiato è stato il Fiano “Pietraincatenata” 2006 di Luigi Maffini (Castellabate). Questo vino, come ha spiegato direttamente il produttore, è ottenuto da un singolo vigneto collocato tra Giungano e Trentinara ed è nato dalla voglia di confrontarsi con qualcosa di diverso: è il risultato, infatti, della vinificazione del Fiano in legno, tecnica non proprio tipica cilentana e italiana in genere.
Alla vista si presenta giallo dorato con una bellissima vivacità di colore. Al naso ha note minerali e sentori di idrocarburi che ricordano il Riesling. Nel tempo emergono varie espressioni tra cui quella floreale e vanigliata. Grande equilibrio al gusto con chiusura sapida. Ottima persistenza gustativa. Si evidenziano caratteristiche di complessità e aromi inusuali in vini giovani.
Si è poi passati all’Aglianico “Cupersito” 2010 di Casebianche (Torchiara). Nel 2000 Pasquale Mitrano e Betty Iuorio decidono di trasferirsi nel Cilento per occuparsi dei vigneti di famiglia e nel 2006 avviene l’incontro con l’enologo Fortunato Sebastiano, esperto di enologia varietale e viticoltura sostenibile, che li guida nella produzione con sistemi di agricoltura biologica e biodinamica.
Splendido rosso rubino. Al naso dominano gli elementi fruttati, in particolare prugna e amarena, caratterizzati da una bella vitalità. Al gusto si distingue per un ingresso morbido seguito da sensazione di calore e dalla forza astringente di un tannino elegante.
“Per i cilentani e tutti i popoli del Mediterraneo il vino è cibo, è energia”, così Bruno De Conciliis introduce l’assaggio del suo Aglianico “Naima” 2006 (Prignano Cilento) che segna la fase conclusiva del laboratorio.
Rosso rubino intenso. Complesso al naso, l’evoluzione fruttata in confettura si accompagna al floreale di violetta e a una nota speziata, quasi mentolata. Al gusto l’espressione dell’Aglianico è piena: ingresso morbido, tannino elegante e chiusura molto persistente.
Davvero un bel momento di incontro e di confronto. Ne esco arricchita non solo per le riflessioni tecniche che la degustazione di questi vini mi ha consentito di fare ma anche per l’autenticità e le emozioni che i produttori mi hanno trasmesso attraverso i loro volti, i loro gesti e il racconto delle loro storie di vita.
Foto di Novella Talamo
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