di Nicola Matarazzo
A Vincenzo Mignone
Vincenzo non c’è più, ci ha lasciati in una sera d’autunno.
Per me è emotivamente difficile raccontare di lui, ma credo che attraverso uomini come lui sia possibile comprendere la cultura di un territorio, ricostruendo una memoria, elemento fondante di una comunità, fonte di ricchezza e granaio per il presente e per il futuro. E Vincenzo è stato con umiltà un appassionato protagonista nella costruzione di questo granaio, con il suo ristorante La Rete in quel di Ceppaloni, in provincia di Benevento.
Ho imparato, anche grazie a lui, a leggere e raccontare un territorio attraverso il suo cibo, che considero come un vero e proprio carburante della storia di una comunità, per una questione naturale (l’uomo mangia per vivere), e soprattutto per una questione culturale (l’uomo vive per mangiare) senza della quale probabilmente non saremmo distinguibili dagli altri esseri viventi sulla Terra.
Non posso dire di essere stato un assiduo frequentatore della sua cucina e di aver avuto costanti frequentazioni. Ci siamo incontrati anche dopo diversi anni, i nostri incontri sono stati più di qualità che di quantità, per cui non ho la pretesa di dire chi era Vincenzo, ma posso invece dire cosa è stato per me, essendo stato anch’io catturato dalla sua Rete.
Ho conosciuto Vincenzo come un professionista dell’ospitalità amante del suo lavoro, un ricercatore di tradizioni, un esploratore e innovatore del gusto, un passionario e visionario della buona cucina territoriale, un precursore spesso amareggiato e deluso di non riuscire a far comprendere subito un linguaggio diverso del cibo. Un uomo dall’aspetto serioso, ma dall’animo gentile, sempre disponibile ma deciso e di carattere, autoritario quanto basta per condurre la sua truppa e i suoi ospiti.
Grande ascoltatore ma loquace interlocutore, orgoglioso ed entusiasta di quello che riusciva a raccogliere nella sua Rete. Mi ha sempre colpito la sua capacità di raccontare le sue proposte, facendole pregustare ancor prima di servirle, fonte inesauribile di notizie sul linguaggio del cibo, sulla sua grammatica e sintassi.
Il cibo è sempre stato e continuerà a essere il linguaggio di una comunità, e la sua cucina la carta d’identità, con Vincenzo abbiamo perso un protagonista della cultura del cibo nel Sannio beneventano, ma il suo contributo ha accresciuto il granaio della nostra memoria. A Dionisio suo erede, il nostro cordoglio.
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