Annata veramente difficile questa 2005 per i bianchi da qualche mese in commercio: vini ancora scomposti, decisamente meno strutturati, poco intensi e poco persistenti. Per fortuna ogni regola ha la sua eccezione e stavolta il territorio meno penalizzato dalle piogge abbondanti di agosto e settembre sembrano essere la costa flegrea e Ischia: gli assaggi in vasca della Falanghina base di Michele Farro sono stati davvero molto confortanti ma quello che più di tutti ci colpisce in questo momento è il Parracine, un Ischia bianco doc ottenuto con un blend di biancolella, forastera, fiano e greco. Un’ottima bottiglia per festeggiare il decennale di Pietratorcia, l’azienda nata dalla collaborazione delle famiglie Iacono, Verde e Regine che per l’occasione hanno organizzato un evento domani nel corso del quale sarà presentato anche un libro fotografico di Francesco Jodice con la collaborazone della storica e critica d’arte Paola Tognon: si tratta di una serie di ritratti fotografici di bambini di 10 anni immersi nell’atmosfera dell’isola, così carica di simboli ed allusioni; alcune pagine sono, poi, dedicate agli interventi dei principali protagonisti di Pietratorcia, oltre a contenere una breve sezione curata dal Seminario Veronelli. La festa rafforza i 40 anni della doc più vecchia d’Italia dopo il Chianti, una ricorrenza importante, ricordata anche dall’editore ischitano Imagaenaria che pubblica per l’occasione il volume di Andrea D’Ambra, Antonella Monaco e Margherita Di Salvo «Storia del Vino d’Ischia, la viticoltura nell’isola verde dai Greci a Salvatore D’Ambra» che sarà presentato lunedì alle 16 nello spazio Ersac a Vitigno Italia. Ma basta leggere: il Parracine pensato da Francesco Iacono nasce dalla collaborazione dell’azienda Giardini Arimei del Gruppo Fratelli Muratori e Pietratorcia. La presenza di un gruppo lombardo in Campania, ricordiamo infatti anche Oppida Aminea a Benevento, è uno dei tanti segnali del buono stato di salute della produzione regionale. A noi questo investimento piace perché cerca grandi bianchi e sinora il risultato è stato centrato, proprio a cominciare dall’omonimo Giardini Arimei, un passito elegante e di spessore. Il Parracine, il nome è preso dai muri a secco costruiti dai contadini nel corso dei secoli che, se conservati, avrebbero sicuramente evitato la tragedia di qualche settimana fa. Un bianco potente, lungo, tipico, di buona freschezza, abbastanza caldo capace di reggere bene il confronto con gran parte della cucina moderna che ha nelle decine di chef campani una delle sue migliori espressioni per la capacità di legarsi al prodotto. Noi lo abbiamo provato su un involtino di melanzana ripieno di ricotta da Rispoli a San Cipriano Picentino. Auguri a tutti.