di Simona Mariarosaria Quirino
“Sempre caro mi fu quest’ermo colle… E il naufragar m’è dolce in questo mar”. Così inizia e così finisce “L’Infinito” di Giacomo Leopardi, che riecheggia in una notte sotto le stelle come quella di giovedì scorso. Vino, arte, cibo e musica sono stati protagonisti a Casa di Massimo, Casa Setaro, a Trecase, alle falde del Vesuvio e fronte mare. Per l’occasione sono stati chiamati due chef Salvatore Annunziata e Pasquale Vitale.
Il primo è un avvocato di Torre Annunziata con la passione per la cucina e per il web, il suo Insolitopasto è, infatti, un dispensatore di consigli e ricette online per i principianti e per i più esperti dei fornelli. Il secondo è proprietario e chef di Pascalò, ristorante di Vietri, sul meraviglioso mare della costiera amalfitana.
Una cena a 4 mani accompagnata dai vini del Vesuvio di Casa Setaro, dai prodotti di Casale Pietropaolo, un’azienda agricola di Pollena Trocchia, dalla musica del Maestro Marco D’Acunzo e della violinista Francesca Masucci, ma soprattutto dalla mostra delle opere di Madema, azienda storica specializzata nella lavorazione della pietra lavica e della ceramica vietrese di CAT, Ceramiche Artistiche Tradizionali, che rimarrà esposta fino ad agosto. Un percorso a tutto tondo che ha inizio con una passeggiata con Massimo Setaro prima in vigna e poi in cantina e con il racconto contemporaneo dell’ Azienda Vinicola e dei quadri che hanno incorniciato tutto il tragitto.
Una passeggiata sotto le stelle culminata con un brindisi da apripista alla cena, rigorosamente con Caprettone spumantizzato di Casa Setaro, annata 2016, un unicum nel panorama vinicolo italiano. A tavola si alternano i piatti dei due chef che ricordano rispettivamente Vesuvio e Costiera. L’antipasto è una caponata di pomodorino del piennelo giallo e rosso di Casale Pietropaolo, cipolla di tropea e alici di cetara con accanto un delicato calice di piedirosso rosè. Si continua con le alici della colatura di Armatore, azienda storica specializzata nella produzione di prelibatezze di mare dal 1973 a Cetara, su gustose linguine accompagnate anche da taralli sbriciolati, accostati a un Lacryma Christi bianco, il Munazei di Casa Setaro. Il secondo è baccalà con pomodorino del piennolo rosso, rosso come il secondo Munazei da degustare vicino.
Prima del dolce, i ringraziamenti e i saluti di Massimo ai partecipanti e agli ospiti che richiama all’attenzione su un discorso trasversale in cui sottolinea l’importanza dell’agricoltura biologica, della biodiversità e delle “bellezze nostrane, sotto gli occhi di tutti, ma spesso poco valorizzate”. Massimo, invece, si spende molto per tutelarle e ritagliargli una forte identità nello scenario enogastronomico locale e nazionale. Non a caso, a tavola con lui c’è anche Agostino Casillo, Presidente dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, che non può che andare fiero di realtà come queste. Dolci sono le note musicali della serata che accompagnano la cena fino al dessert, una sfogliata con crema a limone e confettura di “pellicchielle” del Vesuvio, le albicocche nostrane.
Nostrane come tutto quello che fa parte della serata. Dal vino alla cucina. Passando per l’amore per le persone che Massimo accoglie a casa sua, tra “l’ermo colle” e il “mar”.
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