di Marco Milano
Sette anni di coltivazione sostenibile e biologica raccolti in un video mentre gli olivicoltori avviano la nuova potatura 2021. “L’Oro di Capri”, l’olio dell’isola azzurra prodotto dall’associazione di olivicoltori anacapresi ha spento le sue prime sette candeline festeggiandole con un breve docu-video realizzato dalla regista Fiamma Marchione. Un “film” per raccontare “un territorio completamente trasformato, semplicemente riportato alle origini, con rispetto, con educazione, con lentezza, con amore ma specialmente con la semplicità – come hanno raccontato i consociati dell’associazione guidata da Pierluigi Della Femina – semplicità per noi significa valorizzare esperienza di saperi antichi ma con competenze e professionalità moderne. Un progetto che ha una visione olistica e che deve unire e far stare bene le persone, le cose, la natura, le famiglie, il territorio”.
L’olio che nasce sull’isola azzurra come evidenziato dagli agronomi e esperti di paesaggio dell’associazione, Carlo Lelj Garolla e Angelo Lo Conte è “figlio” di una varietà di piantagione coltivata ad Anacapri ovvero “la minucciola che viene trattata con le migliori tecnologie di frantoio, importante nella filiera il monitoraggio della mosca, il parassita più insidioso per questi alberi, che viene catturato attraverso trappole naturali con utilizzo di lieviti”. Un processo importante che consente sulla terra dei Faraglioni una coltivazione biologica e sostenibile, senza utilizzo di antiparassitari e attraverso un ciclo naturale fatto di riutilizzo dei materiali organici.
“Il recupero della coltivazione dell’olio, significa al contempo recupero di rapporti umani e di rispetto per l’ambiente – ha ricordato il presidente onorario de L’Oro di Capri, Gianfranco D’Amato – che avviene anche attraverso la piantumazione di nuovi alberi di ulivo, coinvolgendo i ragazzi delle scuole dell’isola. Ciò significa guidare le giovani generazioni verso la consapevolezza del futuro e dell’ambiente”. La nuova annata olivicola 2021/2022 è già in corso con la potatura, una fase delicata che permette ogni anno “di aumentare la produzione della pianta – spiegano dall’associazione – attenuare l’alternanza di produzione, adattare la struttura della pianta alla modalità di raccolta. Sugli olivi inselvatichiti recuperati nella macchia si effettua la potatura di riforma con interventi finalizzati all’abbassamento della chioma, alla eliminazione di branche danneggiate, all’eliminazione del secco per favorire una grande ripresa vegetativa della pianta e creare nel giro di un anno una nuova chioma pronta a produrre frutti”.
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