Un calice a meta’: il check-up annuale de I Grandi Marchi

Pubblicato in: Eventi da raccontare
Grandi Marchi

di Antonio Di Spirito

Ogni anno l’Istituto del Vino Italiano di Qualità – Grandi Marchi commissiona a Nomisma lo studio mirato all’andamento di un particolare mercato estero in evoluzione; quest’anno il focus è stato posto sul mercato tedesco con il seguente titolo: “TENDENZE E PROSPETTIVE PER I FINE WINES ITALIANI PRESSO LA RISTORAZIONE TEDESCA”.

L’Istituto del Vino Italiano di Qualità – Grandi Marchi è l’unione di diciannove tra le più importanti famiglie rappresentative di cantine italiane e relativi marchi, dalla forte identità territoriale, accomunate da un obiettivo comune: promuovere la cultura e la commercializzazione del vino italiano di alta qualità sui mercati mondiali.

E’ una esigua minoranza nel vasto panorama enoico italiano, ma che, insieme, esprimono un fatturato di 560 milioni di euro (il 5,6% del giro d’affari totale del vino italiano nel 2017), di cui il 64% all’estero con un valore di 360 milioni di euro, il 6% della quota export complessiva del nostro vino. I mercati con maggiore presenza, sono: Usa (28%), Germania (23%), Canada (13%), Regno Unito (10%), Svizzera (6,5%), Russia (5,5%), Giappone (5,5%) e Cina (3%).

L’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi, attualmente presieduto da Piero Mastroberardino, comprende le seguenti aziende: Alois Lageder, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Antinori, Argiolas, Col d’Orcia, Ca’ del Bosco, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Rivera, Tasca d’Almerita, Tenuta San Guido, Umani Ronchi.

Guardando, invece, l’intero comparto vinicolo italiano esportato in Germania, terzo mercato dopo USA e Inghilterra, si raggiunge il 36%; negli ultimi 5 anni, però, pur rimanendo con una cifra equivalente, il volume dei vini esportati è calato del 10%.

Martedì 18 dicembre l’Agenzia di Comunicazioni MG LOGOS, per conto dell’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi, ha organizzato un incontro con la stampa per illustrare i risultati della ricerca effettuata da NOMISMA su un campione di oltre 200 ristoranti tedeschi

Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitor, ha individuato due cause principali: “Prima tra tutte, la mancata sostituzione generazionale tra i consumatori stessi. Come per il mercato italiano, la popolazione tedesca che invecchia sta aumentando e, di conseguenza, beve meno, mentre i più giovani prediligono la birra, avvicinandosi al vino in età più matura. A ciò va aggiunta la riscoperta dei vini locali, che sta spingendo il consumatore a guardare sempre meno ai prodotti stranieri”.

A detta dei ristoratori, poi, il calo del consumo dei vini italiani va attribuita alla mancata conoscenza dei vini, dei vitigni, delle denominazioni e dei brand italiani.

Piero Mastroberardino, presidente dell’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi, dichiara che “l’indagine che abbiamo commissionato a Wine Monitor di Nomisma ci fornisce una conferma inequivocabile sul fatto che occorre lavorare sempre più sulla promozione, con azioni mirate sulla ristorazione, che di fatto rappresenta il principale canale di vendita dei fine wines in Germania”.


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